La parola a Mauro Lunelli, uno dei fratelli dello spumante Ferrari
Due terzi delle bottiglie di spumante trentino sono delle cantine di Ravina. Ora produce anche la nuovissima «Riserva Lunelli», uve del 2002
Lo spumante Ferrari rimane comunque
lo spumante per eccellenza del Trentino, dato che su 8 milioni di
bottiglie quasi 6 sono prodotte dai fratelli Lunelli.
Tuttavia, proprio Mauro Lunelli, presente alla conferenza stampa
che ha illustrato le iniziative di «Bollicine su Trento» 2009,
considera fondamentale per tutto il settore spumantistico il
principio di fare sistema che ormai si è consolidato nell'intero
territorio.
«La qualità degli spumanti trentini - ha dichiarato - oggi è
eccellente. Di tutti, incondizionatamente. E questo è un vantaggio
dal quale tutti traiamo benefici. Il Trentino produce una grande
quantità di chardonnay, che potrebbe corrispondere a un centinaio
di milioni di bottiglie di spumante contro i 10 di oggi. La strada
giusta comunque è stata imboccata, basti pensare che fino a qualche
anno fa una parte considerevole di chardonnay trentino veniva
venduta alle cantine della Franciacorta. Oggi non è più così.»
La Ferrari produce oggi una nuova riserva, che andrà ad affiancare
l'eccellente «Giulio Ferrari», la «Riserva Lunelli».
Così è stata battezzata l'ultima creazione delle Cantine Ferrari,
un nuovo, prezioso millesimato al quale la famiglia Lunelli ha
voluto dare, per la prima volta, il proprio nome.
E' stato presentato in anteprima assoluta a Milano, lunedì 16
novembre, negli affascinanti spazi della Fondazione Arnaldo
Pomodoro, con una cena di gala che ha visto accorrere con
entusiasmo il gotha della ristorazione italiana.
Figlio di una vendemmia storica, quella del 2002, che segna il
centenario di fondazione della casa, il Ferrari Riserva Lunelli fa
rivivere la tradizione che vedeva Bruno Lunelli, il capostipite,
affidare la prima fermentazione a grandi botti di rovere che faceva
realizzare appositamente in Austria.
Un'esperienza che si è voluta ripetere, dopo una lunga
sperimentazione, a mezzo secolo di distanza e il cui esito si è
svelato in una nuova etichetta di grande fascino, espressione di
sole uve Chardonnay coltivate nei vigneti di proprietà che
circondano lo splendido complesso cinquecentesco di Villa
Margon.