«Fa'afafine»: l’applauso del pubblico smorza ogni polemica
E' andato in scena oggi a Trento al Teatro «Cuminetti» il sesto spettacolo della rassegna «Scappo a Teatro»
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Lo spettacolo, la cui messa in scena era stata preceduta da qualche «allarmata» polemica, ha affrontato con delicatezza il tema dell'accettazione dell'altro e ha invitato a riflettere sulle relazioni dei ragazzi con scuola e famiglia, raccontando la storia di un ragazzino alla scoperta di sé e della propria identità di genere.
Alex, il protagonista, è uno di quei ragazzi che nella lingua di Samoa (di qui il titolo) vengono chiamati fa’afafine: non amano identificarsi in un sesso o nell’altro e costituiscono un vero e proprio terzo sesso che gode di considerazione e rispetto.
Sono dunque persone alle quali la società non impone una scelta.
Pur non vivendo a Samoa, ma affrontando con la fantasia un viaggio nelle isole della Polinesia, anche Alex immagina di essere un «fa’afafine». E', infatti, un «gender creative child», o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina.
La sua stanza è un mondo senza confini: ci sono il mare e le montagne, il sole e la luna, i pesci e gli uccelli, tutto insieme.
Il suo letto è una zattera o un aereo, un castello o una navicella spaziale.
Ma per Alex arriva un giorno importante: ha deciso di dire ad Elliot, un suo compagno di scuola, che gli vuole bene, ma in un modo speciale.
Cosa indossare allora per incontrarlo? Il vestito da principessa o le scarpette da calcio? Gli occhiali da aviatore o una collana a fiori? Alex ha sempre le idee chiare su ciò che vuole essere: dice di essere maschio nei giorni pari e femmina in quelli dispari.
Ma ora è diverso: è innamorato, per la prima volta, e sente che tutto questo non basta più. Vorrebbe essere tutto insieme, come l’unicorno, l’ornitorinco, o i dinosauri.
Fuori dalla stanza di Alex ci sono Susan e Rob, i suoi genitori che cercano di controllarlo occhieggiando dal buco della serratura.
Lui non vuole farli entrare; ha paura che non capiscano, e probabilmente è vero, o almeno lo è stato fino a questo momento.
Nessuno ha spiegato a Susan e Rob come ci si comporta con un bambino così speciale; hanno pensato che fosse un problema e hanno creduto di doverlo cambiare.
E le istituzioni scolastiche non li hanno certo aiutati.
Alex, Susan e Rob: lo spettacolo è il racconto di un giorno delle loro vite, un giorno che le cambierà.
Un giorno speciale in cui un bambino-bambina diventa papà e mamma dei suoi genitori, e insegna loro a non avere paura. Quando Alex aprirà la porta, tutto sarà nuovo.
La regia è stata curata da Giuliano Scarpinato che ha impostato anche la stesura drammaturgica.
In scena, nel ruolo di Alex, un misurato e credibile Michele Degirolamo, che si è confrontato con mamma Susan (Gioia Salvatori) e papà Rob (lo stesso Giuliano Scarpinato) attraverso la tecnica del videomapping.
«Fa' Afafine - Mi chiamo Alex e sono un dinosauro», ha ottenuto il patrocinio ufficiale di Amnesty International - Italia «per aver affrontato in modo significativo un tema particolarmente difficile a causa di pregiudizi e ignoranza, rappresentando con dolcezza il dramma vissuto oggi da molti giovani».
E' risultato vincitore del premio «Eolo Awards 2016» quale miglior spettacolo di teatro ragazzi, del Premio «Infogiovani 2015» al Festival di Lugano e del premio «Scenario Infanzia 2014», come ha ricordato al termine della rappresentazione Michele Degirolamo che si è intrattenuto con il pubblico per approfondire alcune delle tematiche trattate dallo spettacolo.