In Trentino ogni giorno 1,6 donne denunciano una violenza
La professoressa Maura De Bon dell'Università di Trento denuncia l'infrangibilità di «quel soffitto di cristallo che nega la parità»
Ogni giorno nel Trentino 1,6 donna denuncia una violenza. 2.898 le denunce dal 2011 al 2015 e se si pensa che per una denuncia ve ne sono 10 che non hanno il coraggio di farlo, si può comprendere come il fenomeno sia grave anche nella nostra terra.
I dati provengono dalla professoressa Maura De Bon dell'Università degli studi di Trento, che ieri era presente nel Consiglio della Comunità della Vallagarina per relazionare su «L'importanza dell'implementazione delle pari opportunità per lo sviluppo socio culturale ed economico del territorio».
Argomento caro alla Vicepresidente di Comunità Enrica Zandonai, tanto da farne un progetto denominato Odg Donne, che ha visto l'adesione di 14 consigli comunali della valle, 11 hanno già ospitato le esperte e rivelato una grande attenzione alle politiche del lavoro con un interesse particolare al bilancio di genere.
De Bon ha trattato il tema delle pari opportunità su 3 filoni: economico, sociale e politica di governo del territorio, partendo da un assunto che riassume bene l'importanza della parità di genere: «Punti di vista differenti creano soluzioni migliori.»
Dopo un excursus storico in cui - tra l'altro - si è ricordato che erano gli Settanta quando l'Italia ha aperto alle donne l'accesso a tutte le carriere.
«Si pensi che per quel che riguarda la magistratura fino a prima si riteneva che le donne mestruate non possedessero capacità decisionali.»
Poi, via via, l'analisi con dati statistici per concludere con il concetto che sia sotto il profilo economico che sociale, il gap tra uomini e donne è dato dalla cultura italiana che vede la donna come protagonista dei carichi di cura della famiglia. (Solo il 15% dei papà chiede il congedo parentale).
La De Bon ha posto l'attenzione sul processo di costruzione della carriera e gli eventuali ostacoli che intralciano il cammino verso il raggiungimento dei vertici, di fatto impedendo alle donne che lo desiderano di infrangere il cosiddetto «soffitto di cristallo».
«Oltre ai meccanismi organizzativi, culturali e di potere che incidono sull’esclusione delle donne nell’analisi della segregazione occupazionale di genere è utile comprendere come i percorsi professionali femminili possano essere ostacolati da altre sfere come ad esempio l’influenza esercitata da quella privato-familiare. La marginalità delle donne nel mercato del lavoro non dipende solo dal vivere interruzioni professionali dovute in particolare alla maternità, ma anche da una mancanza di equilibrio nella distribuzione dei ruoli con i loro compagni/mariti all’interno della famiglia, soprattutto per quanto riguarda i lavori domestici e di cura.»
In quanto a occupazione femminile tra i paesi d'Europa l'Italia è penultima, peggio di noi fa Malta.
«Perchè – ha chiesto la De Bon – non si riesce a “sfondare il tetto di cristallo”? Perchè si incide nel potere. Allora è importante avere consapevolezza del problema per andare a sanarlo.»
Di grande interesse anche l'aspetto sanitario. Da qualche tempo ci si interroga sulla differenza tra la salute delle donne e quella degli uomini.
Nel Trentino le donne vivono in media 5 anni più degli uomini, ma in peggiori condizioni di salute (il tasso della disabilità è doppio).
Il tempo dedicato alle cure dei propri cari fa sì che ci si dedichi meno alla propria cura di salute, all'attività fisica e il lavoro meno retribuito o scelto come part time dà per conseguenza minore disponibilità economica. «Le donne anziane saranno i nuovi poveri.»
E la politica in Trentino?
Per riassumerla basta un dato: dal 1948 a oggi in consiglio provinciale le donne sono state in tutto 23.