Storie di donne, letteratura di genere/ 263 – Di Luciana Grillo
Michela Fontana, «Nonostante Il Velo» – Attraverso lo sguardo «velato» delle donne, l'autrice racconta i paradossi e le ambiguità dell'Arabia Saudita
Titolo: Nonostante il velo. Donne dell'Arabia Saudita
Autrice: Michela Fontana
Editore: Morellini 2018
Genere: Società e gruppi religiosi
Pagine: 415, Brossura
Prezzo di copertina: € 17,90
Nei mesi scorsi si è parlato abbastanza spesso dell’Arabia Saudita, sia perché le donne hanno chiesto di poter guidare – e recentemente hanno ottenuto l’autorizzazione – sia perché questo territorio ha deciso di aprirsi al turismo. Si tratta di un turismo controllato… ma è pur sempre un’apertura.
Michela Fontana, giornalista e scrittrice milanese, ha viaggiato in tutto il mondo ed è arrivata anche in Arabia Saudita, seguendo il marito che doveva risiedervi per motivi di lavoro.
Ai suoi occhi – e dopo la lettura di questo libro serio e documentato – anche ai nostri si è aperto un mondo ricco e arcaico, dove la divisione tra uomini e donne è rigorosa: «le donne sono considerate eterne minorenni: per uscire di casa, studiare, viaggiare, sposarsi, farsi ricoverare o dimettere dall’ospedale devono chiedere il permesso al loro guardiano».
È un Paese governato da una monarchia assoluta, dove tutto è declinato al maschile, dove esiste la poligamia, dove le donne «sono assenti da ogni gruppo di potere e nei resoconti storici i loro nomi sono ritenuti inessenziali», dove l’autrice dichiara di aver vissuto tre vite parallele: la prima fatta di incontri ufficiali al seguito del marito, la seconda «risucchiata nel circuito esclusivamente femminile fatto di cene e incontri sociali», la terza «defilata da ogni ritualità e ufficialità… Andavo a trovare le donne a casa loro, negli uffici, le incontravo nei locali femminili, oppure ke invitavo a casa mia, una villetta all’interno del cosiddetto quartiere diplomatico».
Grazie a questi contatti, Fontana sperimenta cosa vogliano dire «segregazione, rispetto delle consuetudini, doppio binario morale a seconda del contesto in cui ci si trova, calda ospitalità, ma anche diffidenza, persistenza dei costumi tradizionali e apertura alla modernità, gusto per i prodotti del consumismo, abbandono apatico allo scorrere lento del tempo, ritualità», insomma comprende quanto sia complesso e contraddittorio questo mondo e come la vita delle donne sia condizionata da leggi, regole, tradizioni che le obbligano persino a vestirsi in un certo modo fuori casa, in un altro dentro casa.
Ha anche la possibilità di parlare con tante donne, per esempio con Aisha che nel 1990 «aveva guidato l’automobile nelle strade di Riad, insieme ad altre quarantasette donne… arrestate e imprigionate per una notte, interrogate e rilasciate dopo che i mariti (o i parenti prossimi di sesso maschile) sono stati convocati per riaccompagnarle a casa».
Altra strategia, meno impattante e più paziente, è quella suggerita da una giovane donna che lavorava in banca, Nadira: «Da noi le cose si devono fare adagio…senza dare l’impressione che si critichi la casa reale. Ci vuole pazienza e bisogna aspettare il tempo giusto. La società non è pronta.»
E non era pronta nemmeno a far studiare le femmine! Sempre Aisha racconta di aver avuto una madre analfabeta e un padre come lei molto religioso, ma capace di iscrivere la figlia a un collegio in lingua inglese senza dirlo a nessuno. «…un giorno mi ha portato all’aeroporto e ci siamo imbarcati su un aereo diretto al Cairo… Lui credeva nel sesso femminile e mi disse che, se avessi studiato, avrei potuto dedicarmi a migliorare la situazione delle donne in Arabia Saudita, nel rispetto dei principi dell’Islam».
Aisha è un’interlocutrice importante per Fontana, le descrive il comportamento dei giudici che «rifiutano quasi sempre di ammettere all’udienza una donna che non indossi il velo totale o le impongono di parlare sottovoce, perché la voce femminile è considerata un pericoloso strumento di seduzione».
Michela Fontana procede nell’approfondimento della condizione femminile, inserisce notizie storiche per far capire a chi legge che questo è un Paese anacronistico, paradossale, enigmatico, difficile da capire, sottolinea che molte donne studiano all’estero e che si coprono corpo e viso quando l’aereo che le riporta in patria è in fase di atterraggio, ma ricorda anche che è proibita qualsiasi manifestazione di femminilità, mentre è permesso dare in sposa una bambina a un uomo più vecchio anche di sessanta anni.
Da qualche anno le ragazze hanno scuole private da frequentare e anche Università, ma è solo dl 2010 che possono scegliere facoltà scientifiche.
Accanto a famiglie ricche e privilegiate, ci sono i poveri (circa il 30% della popolazione) che spesso non hanno accesso neppure all’acqua potabile, insieme ai disoccupati, prevalentemente giovani e alle donne vedove o divorziate che non hanno alle spalle una famiglia benestante.
A queste categorie, come agli immigrati, gli scrittori hanno dedicato pagine e pagine, che spesso però nel Paese non vengono diffuse, dal momento che manca la libertà di espressione e l’attività giornalistica è controllata.
C’è tanto altro in questo bel libro di Michela Fontana: ci sono testimonianze dirette ed elenchi di donne che hanno fatto carriera in campi prestigiosi e perciò vengono esibite come «donne del re», inserite «nelle delegazioni durante i viaggi istituzionali all’estero», «usate come icone della modernizzazione per far dimenticare al mondo la mancanza di leggi a tutela di tutte le altre meno fortunate…»
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma una recensione è solo una recensione…
Luciana Grillo – [email protected]
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