EDUCA. Si è conclusa la terza edizione in poesia e musica
Con parole di fiducia nell'uomo e speranza nel futuro si conclude la manifestazione che ha registrato in 4 giorni 20.000 presenze
140 relatori, più di 100
appuntamenti e 20.000 presenze in quattro giorni: questi i numeri
della terza edizione della manifestazione nazionale dell'educazione
che si è svolta in questi giorni a Rovereto.
«Ma più dei numeri - ha affermato Michele Odorizzi, presidente di
EDUCA - conta l'emozione che si è sentita nei palazzi, nei parchi e
nelle vie della città. E' questo il più grande riconoscimento per
tutti coloro che hanno lavorato in questi mesi per renderla luogo
di incontro, partecipazione e relazione. Come l'educazione Educa ha
senso solo se rimane un atto collettivo. Se è passione e fiducia
come quella che hanno portato a EDUCA Marcos Ana e Rodrigo
Rivas.»
Non c'era fisicamente sul palco Marcos Ana, il poeta spagnolo della
libertà, colpito da un malore in mattinata e ricoverato
all'ospedale di Madrid.
Ma c'erano le sue parole ricordate da Francesco Comina,
responsabile di «Dialoghi internazionali: se vuoi la pace,
costruisci la pace» e sopratutto dell'economista cileno Rodrigo
Rivas.
«Era felice Ana - ha detto Comina - di venire in Italia a EDUCA per
portare un messaggio di speranza attraverso la sua storia.»
Marcos Ana è entrato in carcere a 18 anni è vi è uscito a 41, e in
quei 23 anni ha subito torture inimmaginabili, ha visto morire i
compagni e lui stesso è sfuggito due volte alla fucilazione.
Una sofferenza personale che non gli hai mai fatto perdere la
fiducia nel domani, il desiderio di pace come emerge dal verso di
una sua poesia.
«Sognare, sempre sognare con occhi insonni di essere un uomo vivo,
pur essendo soltanto un prigioniero.»
Le poesie e l'atteggiamento di Ana sono state guida anche per
Rodrigo Rivas, economista che ha vissuto il passaggio dall'utopia
politica e dal sogno di Allende alla dittatura di Pinochet,
pagandola con l'esilio.
«l'11 settembre del 1973 sono uscito di casa e non ci sono più
tornato. Tutta la mia vita precedente è finita nel nulla, tutto
bruciato.
«Per mesi sono sopravvissuto come clandestino, poi come esule
portandomi dietro un pezzo di carta con i nomi dei 5 militari che
avevano ucciso mio padre pensando che un giorno avrei fatto loro
pagare il conto.
«Ma poi mi sono chiesto se ero capace di farlo e ho capito che non
potevo uccidere. Da Ana ho imparato che la vendetta non è un ideale
politico.
«Questo non significa arrendersi, significa credere come fanno i
giovani che si può combattere il sistema e con forza quando è
sbagliato senza commettere il male.
«La contestazione fa bene alla democrazia. Senza conflitto la
storia non può andare avanti.»
Alle parole di Rivas sono seguite le note delle canzoni di De Andrè
suonate da Michele Ascolese storico chitarrista del cantautore
genovese con gli Iguaz Project e la banda musicale di Aldeno.