Settant’anni fa l’esplosione della bomba atomica su Hiroshima
Alle 08.14 e 45 secondi, l'Enola Gay sganciò «Little Boy» sul centro di Hiroshima – L'esplosione uccise sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone
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Con il senno di poi, nessuno sgancerebbe più alcuna atomica, ma con il senno di poi si sarebbe potuto evitare tutte le guerre che ci sono state.
In quel tempo la decisione è stata inevitabile.
Il Giappone non si sarebbe mai arreso prima di aver perso l’ultimo uomo in divisa, portando con sé il più possibile di soldati americani.
Conquistare Berlino era costato 100mila uomini, “onore” che gli Alleati occidentali avevano lasciato volentieri ai Russi.
Quante vite americane avrebbe potuto costare occupare il Giappone? Centomila? Un milione? Chi può dirlo. Conquistare Iwo Jima era costata la vita a 8.000 americani e 20.000 giapponesi. Ed era solo una delle innumerevoli isole nipponiche.
Gli Americani avevano deciso di farla finite in fretta. Sapevano che l’atomica avrebbe fatto un disastro, ma l’ultimo bombardamento di Tokio avvenuto a marzo con bombe dirompenti e incendiarie aveva provocato 100.000 vittime.
I Giapponesi non si sarebbero arresi mai.
Certo, col senno di oggi l’atomica non sarebbe mai stata sganciata.
Ma allora fu l’inevitabile soluzione finale.
L'equipaggio dell'Enola Gay.
Nel corso di una riunione tenutasi negli Stati Uniti nela maggio 1945, vennero suggeriti come obiettivi le città di Notolini, Hiroshima, Yokohama, Kokura e Nagasaki oppure gli arsenali militari.
Nel corso della riunione si decise di non utilizzare la bomba atomica esclusivamente su un obiettivo militare, per evitare di mancare l'obiettivo, e quindi «sprecare» la bomba.
Nella decisione finale, difatti, dovevano essere tenuti in maggior conto gli effetti psicologici che l'utilizzo della bomba atomica doveva avere sul governo giapponese.
Inoltre era opinione diffusa che la nuova bomba dovesse avere un effetto sufficientemente spettacolare affinché fosse riconosciuta a livello mondiale.
Alla fine la scelta cadde su Kyōto, noto centro intellettuale giapponese. Ma proprio per questo dopo fu risparmiata e sostituita con Kokura, Nagasaki e Hiroshima, che ospitava un importante deposito dell'esercito.
Hiroshima era una base minore, dedita al rifornimento e all'appoggio per le forze armate. La città era soprattutto un centro per le comunicazioni, per lo stoccaggio delle merci e un punto di smistamento delle truppe: per questo fu deliberatamente tenuta fuori dalle rotte dei bombardieri, proprio per permettere lo studio degli effetti di una bomba atomica in un ambiente ideale.
La priorità per lo sgancio della bomba fu infine data proprio a Hiroshima dopo la segnalazione che essa era l'unico tra gli obiettivi che non avesse al suo interno e nei dintorni campi per i prigionieri di guerra.
Il centro della città ospitava una grande quantità di edifici di cemento armato e alcune strutture più leggere.
In periferia l'area era congestionata da una miriade di piccole strutture di legno, usate come locali da lavoro, posizionate tra una casa e l'altra. Alcuni stabilimenti industriali si estendevano non lontano dal limite periferico della città. Le case erano di legno, con soffitti leggeri, e molti edifici industriali avevano a loro volta pareti a incastro di legno.
La città nella sua interezza era potenzialmente ad altissimo rischio d'incendio. La popolazione di Hiroshima aveva raggiunto un picco di 381 000 unità prima della guerra, ma prima del bombardamento atomico la popolazione era rapidamente diminuita a causa di un'evacuazione generale ordinata dal governo giapponese, tanto che il 6 agosto si contavano circa 255 000 abitanti.
La scelta della data del 6 agosto si basò sul fatto che nei giorni precedenti diverse nubi stratificate coprivano la città, mentre il giorno dell'attacco il tempo era variabile.
Per la scelta fu deciso di far decollare, prima della missione vera e propria, un B-29 senza armamento, il cui compito era quello di indicare al comando la situazione del tempo sopra le città scelte per lo sgancio.
Quando gli altri B-29 stavano già volando ricevettero l'ok per bombardare Hiroshima.
Tutti i dettagli, la pianificazione precisa, della tabella di volo, la bomba a gravità, l'armamento della bomba con i suoi 60 kg di 235U (uranio 235), vennero studiati nei minimi particolari e tutto si svolse così come era stato stabilito a tavolino.
La ricostruzione di «Little Boy» ad uso museale.
Circa un'ora prima del bombardamento, la rete radar giapponese lanciò un allarme immediato, rilevando l'avvicinamento di un gran numero di velivoli americani diretti nella zona meridionale del Giappone.
L'allarme venne diffuso anche attraverso trasmissioni radio in moltissime città nipponiche e fra queste anche Hiroshima.
Gli aerei si avvicinarono alle coste dell'arcipelago giapponese a un'altezza molto elevata.
Poco prima delle 08:00, la stazione radar di Hiroshima stabilì che il numero di velivoli entrati nello spazio aereo giapponese era basso, probabilmente non più di tre, perciò l'allarme aereo venne ridimensionato. Il comando militare giapponese infatti aveva deciso, per risparmiare il carburante, di non far alzare in volo i propri aerei per le formazioni aeree americane di piccole dimensioni.
I tre aeroplani americani erano i bombardieri Enola Gay, The Great Artiste e un altro aereo, in seguito chiamato Necessary Evil, cioè «Male necessario», la cui unica funzione era quella di documentare, attraverso una serie di fotografie, gli effetti dell'impiego dell'arma atomica.
Il normale allarme aereo non venne azionato, dato che veniva normalmente attivato solo all'approssimarsi dei bombardieri.
Alle 08.14 e 45 secondi, l'Enola Gay sganciò «Little Boy» sul centro di Hiroshima, il sensore altimetrico era tarato per effettuare lo scoppio alla quota di 600 metri dal suolo, dopo 43 secondi di caduta libera.
Immediatamente dopo lo sgancio, l'aereo fece una inversione di 178°, prendendo velocità con una picchiata di circa 500 metri e perdendo quota, allontanandosi alla massima velocità possibile data dai 4 motori a elica.
L'esplosione si verificò a 580 m dal suolo, con uno scoppio equivalente a 13 chilotoni, uccidendo sul colpo tra le 70 000 e le 80 000 persone.
Circa il 90% degli edifici venne completamente raso al suolo e tutti e 51 i templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell'esplosione.
Quando l'operatore di controllo di Tokyo della Società Radiotelevisiva Giapponese si rese conto che la stazione di Hiroshima non era più in onda, tentò di ristabilire il programma usando un'altra linea telefonica, ma anche questo tentativo fallì.
Circa venti minuti più tardi il centro telegrafico ferroviario di Tokyo si accorse che la linea telegrafica principale aveva smesso di funzionare subito a nord di Hiroshima.
Da alcune piccole fermate ferroviarie entro 10 miglia dalla città giunsero notizie ufficiose e confuse di una terribile esplosione ad Hiroshima. Tutte queste notizie furono trasmesse ai quartier generali del Comando generale giapponese.
Le basi militari cercarono ripetutamente di mettersi in contatto con la Stazione di Controllo dell'Esercito di Hiroshima. L'assoluto silenzio da quella città sconcertò gli uomini dei quartier generali. Sapevano che non c'era stata nessuna potente incursione nemica e che a Hiroshima al momento non c'era nessun ragguardevole deposito di esplosivi.
Un giovane ufficiale del Comando generale giapponese fu incaricato di volare immediatamente a Hiroshima, atterrare, rilevare i danni e quindi tornare a Tokyo con informazioni attendibili per il comando.
Nei quartier generali c'era la sensazione diffusa che non fosse accaduto nulla di serio, che si stesse esagerando la portata di un problema di dimensioni limitate.
L'ufficiale del comando andò all'aeroporto e decollò in direzione sud-ovest. Dopo circa tre ore di volo, quando mancavano ancora circa 100 miglia ad Hiroshima, l'ufficiale e il suo copilota videro una grande nuvola di fumo provocata dalla bomba.
Nel chiaro pomeriggio stavano bruciando le macerie di Hiroshima. Il loro aereo raggiunse presto la città, attorno alla quale volavano increduli.
Una grande cicatrice sul terreno ancora ardente e coperta da una spessa nuvola di fumo era tutto ciò che era rimasto.
Atterrarono a sud della città e l'ufficiale del comando, dopo aver comunicato con Tokyo, cominciò immediatamente ad organizzare le operazioni di soccorso.
Dal Museo di Hiroshima.
Nella capitale nipponica, le prime informazioni di ciò che aveva realmente causato il disastro vennero dall'annuncio pubblico della Casa Bianca a Washington, sedici ore dopo l'attacco nucleare ad Hiroshima.
L'avvelenamento da radiazione e le necrosi provocarono malattie e morti successive al bombardamento per circa il 20% di coloro che erano sopravvissuti all'esplosione iniziale.
Alla fine del 1945, ulteriori migliaia di persone morirono per via dell'avvelenamento da radiazioni, portando il totale di persone uccise ad Hiroshima nel 1945 a circa 200 000.
Da allora molte migliaia di persone morirono per cause legate alle radiazioni: questa cifra include tutti coloro che si trovavano in città al momento dell'esplosione o che furono successivamente esposti al fallout ed erano morti prima di tale censimento.
Dopo il bombardamento di Hiroshima il Presidente Truman annunciò: «Se non accettano adesso le nostre condizioni, si possono aspettare una pioggia di distruzione dall'alto, come mai se ne sono viste su questa terra».
Hiroshima oggi.
Si ringrazia Wikipedia per le note e le foto cuii abbiamo attinto.