Verso il centenario della Grande Guerra/ 15

Progetto Profughi: Raccolte finora dal Museo della Guerra di Rovereto più di 7.000 fotografie e documenti

Nell’incontro a livello provinciale svoltosi sabato 16 marzo nella sede del Museo della Guerra al Castello di Rovereto è stato fatto il punto della situazione sul «Progetto profughi e internati trentini nella Prima guerra mondiale» che ha preso il via a fine 2011 e che farà parte delle iniziative previste per il Centenario.
Progetto promosso dal Laboratorio di storia di Rovereto in collaborazione con il Museo della Guerra e al quale partecipano, oltre alla ventina di aderenti al Laboratorio, singoli, gruppi, associazioni, Comuni e Comunità di valle delle zone interessate dal conflitto (Alta e Bassa Valsugana, Tesino, Vallarsa, Rovereto e Vallagarina, Mattarello, Brentonico, Mori, val di Gresta, Folgaria/Lavarone/Luserna, Primiero e Vanoi, Vermiglio, Basso Sarca e Ledro, Giudicarie).
 
Loro rappresentanti hanno partecipato alla riunione. Finora sono state raccolte oltre 7.000 tra fotografie, diari, lettere, cartoline, disegni, materiale scolastico, memorie funebri, certificati e atti della pubblica amministrazione.
Tutto materiale ritrovato in archivi pubblici e privati sia trentini che del resto d’Italia ma anche austriaci.
Testimonianze di quei 70mila trentini che nel 1915, quando il Regno d’Italia entrò in guerra contro gli austro-ungarici, vennero trasferiti nelle più remote province dell’Impero, dal Tirolo alla Boemia fino alla Moravia.
Ma anche di quei 20mila che, con l’avanzata in Trentino dell’esercito Regio, furono trasferiti in Italia, dispersi dalla Lombardia alla Sicilia.
Un esodo, un «soggiorno obbligato», che durò tre anni e mezzo prima del ritorno a casa a fine guerra.
 
Il «Progetto profughi e internati trentini» porterà, entro il 2015, alla pubblicazione di un’opera in due volumi, uno fotografico-memorialistico (sulla scia de «Il popolo scomparso» e de «Il diradarsi dell’oscurità»), l’altro composto di saggi di cui uno, assai corposo, dello storico Paolo Malni.
Inoltre è prevista una grande mostra provinciale e altre a carattere locale. Infine, un convegno internazionale sullo spostamento forzato delle popolazioni durante la guerra.
 
«Il lavoro è più che a buon punto sui profughi mentre per gli internati le difficoltà oggettive sono maggiori e c’è quindi necessità di ulteriori ricerche», – ha sottolineato Diego Leoni, responsabile del Laboratorio di storia.
 
Nell’introdurre i lavori, Camillo Zadra, provveditore del Museo della Guerra ha ricordato che «portare in primo piano le popolazioni deportate, costrette ad abbandonare le proprie case e le proprie attività, significa riconoscere che la guerra fu solo in parte un problema di eserciti».
 
«La parte di società che non indossò un uniforme pur non combattendo al fronte, – continua Zadra – fu coinvolta direttamente nella guerra, ne subì la violenza. Dovette sopportarne le distruzioni, alimentò lo sforzo produttivo. In alcuni casi (in Serbia e in Galizia da parte dell’esercito austro-ungarico, da parte dei Russi contro le popolazioni galiziane considerate “infide”, o in Belgio da parte dell’esercito tedesco, o in Turchia contro gli Armeni) la guerra fu condotta direttamente contro le popolazioni civili, considerate un nemico da colpire. In questo contesto, il “caso Trentino” è uno spaccato perfetto ma non isolato di un più ampio fenomeno internazionale che intendiamo approfondire.»
 
Diego Leoni, responsabile del Laboratorio di storia, ha affermato - auspicando che possa esserci un coinvolgimento anche economico nel progetto dei Comuni e delle Comunità di valle delle zone allora interessate dal conflitto - che «sono stati visionati tutti gli archivi pubblici trentini, acquisito anche parecchio materiale da parte di privati. La ricerca si è quindi estesa in diverse zone d’Italia».
«Comunque – ha proseguito Leoni, – i lavori proseguono e a breve verrà affidato un incarico a una ricercatrice austriaca per lavorare negli archivi di Vienna ma anche in quelli dei Land dove i profughi vennero trasferiti.
«Per quanto riguarda l’esilio in Italia, si estenderà nei prossimi mesi lo spettro d’azione, dalla Lombardia alla Sicilia.
«Finora è stato poi fondamentale l’apporto di singoli, gruppi e associazioni trentine che ben conoscono il territorio, hanno un radicamento notevole.»
 
Su ciò che manca e rispetto ai tempi, Leoni ha sottolineato che «l’obiettivo è di chiudere la ricerca alla fine di quest’anno o, al massimo, all’inizio del prossimo, in modo da essere pronti per il 2015».
 
Leoni ha quindi annunciato che a breve saranno disponibili online, sul sito del Laboratorio di storia, le mappe con i punti di partenza e arrivo dei profughi nelle province dell’Impero asburgico e del Regno d’Italia, vera e propria geografia e topografia dell’esilio.