Autunno, tempo di sindrome influenzale – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con la dottoressa Daniela Fait, infettivologia presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento

L’arrivo dell’autunno, con i suoi continui cambiamenti del tempo e con episodi di caldo e freddo in rapida alternanza, porta con sé i primi malanni legati all'inverno: mal di gola, raffreddore e soprattutto l'influenza.
Ogni anno circa 5 milioni di italiani ne rimangono colpiti.
Bambini e adolescenti fino ai 14 anni solitamente contraggono per primi l'infezione, mentre gli anziani sono quelli che pagano il maggior prezzo in termini di mortalità, per le complicanze a essa dovute.
Di per sé l’influenza è una delle più comuni malattie nel mondo, ma rappresenta da sempre una potenziale minaccia di pandemia.
Per la prevenzione e il controllo dell'influenza stagionale il Ministero della Salute emana una circolare contenente le disposizioni e le indicazioni per la vaccinazione, offerta gratuitamente ai soggetti con maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano la malattia.
Visto che fra pochi giorni il vaccino sarà disponibile in tutte le farmacie, noi, per saperne di più, abbiamo consultato un’esperta infettivologia, la dottoressa Daniela Fait, specialista in Medicina Interna e in Malattie Infettive presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento.
 
Dottoressa, innanzitutto ci spieghi cos’è la sindrome influenzale?
«Innanzitutto è bene precisare che per sindrome si intende, in medicina, un insieme di sintomi e segni clinici. Il termine è applicabile a diverse situazioni patologiche di varia natura.
«L’influenza presenta un quadro sindromico caratterizzato da cefalea, tosse, dolori muscolari, mal di gola e malessere generale accompagnato da febbre molto elevata che può raggiungere punte di 39° C nelle prime 24 ore per poi ridursi e scomparire nelle 36/48 ore successive. Nei casi più gravi persiste per più giorni.
«Altri sintomi che si possono presentare in corso di influenza sono: fotofobia, bruciori agli occhi, problemi che riguardano l’apparato gastrointestinale, quali nausea, talvolta, vomito e diarrea.
«Il decorso della malattia è di circa una settimana. Tuttavia la debolezza e il malessere possono persistere molto di più, ritardando la ripresa delle normali attività quotidiane.»
 
Come si riconosce l’influenza?
«In alcuni casi, la comparsa di una sindrome respiratoria acuta deve essere differenziata da altre infezioni (altri virus respiratori, infezioni batteriche da microorganismi atipici).
«Nel caso della sindrome influenzale che ha un andamento epidemico stagionale e si diffonde nei mesi invernali ha un quadro clinico caratteristico.
«La diagnosi è frequentemente posta dai medici con i soli criteri clinico-epidemiologici, oppure mediante test specifici come la ricerca dell’antigene virale su tampone nasale e faringeo, o mediante tecniche di biologia molecolare.» 
 
Come si diffonde?
«L’influenza è dovuta a dei virus, A e B.
«Il virus A è quello più studiato ed è distinto in sottotipi sulla base di molecole di superficie. Queste strutture virali si modificano nel tempo e sono responsabili sia delle epidemie stagionali che delle pandemie, ovvero della diffusione di un nuovo virus su scala mondiale.
«La diffusione del virus influenzale avviene esclusivamente nel periodo invernale. Il virus si risveglia e da microorganismo infetto si diffonde a soggetto sano per via aerea o per stretto contatto.
«Certamente la via di diffusione più importante è quella aerea dove piccole gocce di saliva o secrezioni delle vie respiratorie, prodotte con gli starnuti o dalla tosse, rimangono sospese nell’aria, specie in ambienti chiusi e piccoli, veicolando il virus da una persona all’altra.
«Raggiunto il soggetto recettivo nelle prime vie aeree si diffonde in tutto l’organismo determinando quindi la malattia. Normalmente il periodo di incubazione, ovvero il lasso di tempo che intercorre fra il contatto con il virus e i sintomi, è di circa 1-3 giorni.»
 
Quali sono le possibili complicanze dell'influenza?
«Le più comuni complicazioni dell’influenza sono l’otite, la sinusite, la bronchite e la polmonite. Queste complicazioni possono essere espressione dell’infezione del virus stesso o essere dovute a una sovra infezione di natura batterica.
«Generalmente le sovra infezioni batteriche insorgono dopo un periodo di apparente miglioramento, con ripresa della febbre, della tosse e del malessere generale. Spesso queste complicazioni, a volte molto gravi, sono più frequenti in pazienti con patologie croniche.»
 
Ogni anno l'arrivo dell'influenza viene anticipato da una massiccia campagna per le vaccinazioni. Quali rischi comportano i vaccini per la nostra salute?
«Le vaccinazioni sono mezzi efficaci di prevenzione delle malattie infettive. Mentre per alcune vi è l’obbligo di legge, per quella dell’influenza vi è una libera scelta, con la sola raccomandazione per alcune categorie definite a rischio e per le quali è prevista la vaccinazione gratuita da parte dal Servizio Sanitario Nazionale.
«La vaccinazione ha lo scopo di indurre l’immunità verso i virus influenzali in modo da evitarne lo sviluppo oppure limitarne la gravità.
«Il vaccino è costituito da un mix di ceppi virali inattivati (ovvero morti, non virulenti) selezionati tra i ceppi circolanti. Così prodotti non possono generare la malattia ma ne conferiscono immunità.
«La vaccinazione è generalmente ben tollerata. Talvolta vi può essere un arrossamento nel sito della puntura, febbricola e dolori generalizzati che comunque sono di breve durata.
«Sono fortunatamente molto rare le complicanze più gravi come le manifestazioni allergiche.»
 
Esistono alcune categorie di persone che secondo Lei dovrebbero ricorrere al vaccino antinfluenzale?
«Come sopra accennato il beneficio maggiore dalla vaccinazione si ha nelle seguenti tipologie di soggetti che risultano fragili per situazioni preesistenti. Questi sono: persone sopra i 65 anni di età; soggetti affetti da malattie respiratorie e cardiocircolatorie croniche, malattie renali, diabete mellito, neoplasie, malattie o farmaci che comportano una immunodepressione (uso di farmaci come il cortisone o altri); donne in gravidanza al 2° e 3° trimestre.
«La vaccinazione è consigliata per alcune categorie di persone che rivestono un ruolo di primario interesse sociale: personale sanitario, forze di polizia e vigili del fuoco. Infine è consigliata ai familiari che vivono a stretto contatto con detti soggetti fragili.»
 
Cosa pensa della terapia farmacologia antivirale per l'influenza?
«La terapia antivirale è indicata in casi selezionati di pazienti ricoverati in ospedale con un grave quadro clinico.»
 
Quali sono i rimedi a suo avviso più efficaci per affrontare l'influenza?
«Nel caso si presentassero i sintomi dell’influenza (febbre superiore a 38° C; tosse, mal di gola, malessere) possono essere assunti i farmaci sintomatici di uso comune come gli antipiretici, antinfiammatori e balsamici. In particolare andrebbero rispettati il riposo e le misure di distanziamento nei confronti di soggetti sani.
«Si ribadisce l’utilizzo del vaccino, come prevenzione, nei casi di soggetti fragili.»
 
Esiste un legame tra lo stile di vita e il presentarsi dell'influenza? Se sì, quali comportamenti possono aiutare nella prevenzione?
«Non credo esista una relazione diretta tra stili di vita e influenza. Possiamo altresì dire che trattandosi di una malattia infettiva che si trasmette per stretto contatto e per inalazione delle goccioline emesse dall’albero respiratorio, è fortemente raccomandato, specie nel periodo di diffusione epidemica del virus, seguire alcune precauzioni generali quali: evitare luoghi affollati e manifestazioni di massa, lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone oppure usare soluzioni detergenti a base di alcol o salviettine disinfettanti.
«Pertanto si raccomanda il rispetto delle più importanti norme igieniche: evitare il contatto tra mani non pulite con occhi, naso e bocca, coprirsi con un fazzoletto di carta quando si tossisce e starnutisce, gettare lo stesso nella spazzatura e aerare regolarmente le stanze dove si soggiorna.
«Queste sono semplici regole comportamentali che possono senz’altro contribuire a limitare la diffusione dei virus influenzali a beneficio di tutta la comunità.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Dottoressa Daniela Fait