Storie di donne, letteratura di genere/ 231 – Di Luciana Grillo

Jami Attenberg, «Da grande» – Dotato di una straordinaria capacità di descrizione e di sintesi, si lascia leggere con attenzione e curiosità

Titolo: Da grande
Autrice: Jami Attenberg
 
Traduttrice: Viola Di Grado
Editore: Giuntina 2018
 
Pagine: 150, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Un romanzo breve e intenso, con una protagonista - Andrea - a volte fragile e confusa, altre volte ferma e consapevole, attorniata dai più vari personaggi: c’è il padre, morto in casa di overdose, la madre organizzatrice nata, il fratello musicista, la cognata dalla chioma leonina, la nipotina nata e subito destinata a morire, le amiche, gli accompagnatori occasionali.
E poi c’è l’arte che Andrea ama, con la quale ha però un rapporto difficile, conflittuale. Si sente per così dire fuori posto, «una pendolare al contrario» che si trasferisce a New York «perché non sei riuscita a farcela nel mondo».
Trova un lavoro che non ama, né odia; da una vetrata del suo piccolo appartamento vede un piccolissimo Empire State Building, eppure è come «intrappolata tra una dimensione e l’altra», le «manca fare arte» e si sente «stanca del mondo».
 
Complesso il rapporto con sua madre; quando vorrebbe averla vicino, lei le risponde: «Puoi sopravvivere anche senza di me. Ce la puoi fare» e si dedica alla piccola e sventurata Sigrid, mentre Andrea pensa: «Sono io la bambina malata. Io. Chi abbraccia me?» e ricorda le lacrime della mamma quando morì la sua amica Betsy e la sua richiesta: «Possiamo semplicemente volerci bene?». Andrea la comprende: «Acconsento. Acconsento all’amore».
Anche per la sua amica Indigo, che ha appena divorziato, il rapporto con la madre non è semplice, «sua madre è volata da lei da Trinidad l’istante in cui ha saputo e adesso sta pulendo casa… Ha licenziato la colf – dice Indigo – adesso non mi libererò più di lei… Non riesco a credere che resterò bloccata con mia madre a casa mia per i prossimi diciott’anni».
 
Quanto all’arte, Andrea sa di avere delle buone capacità, ma sa anche che «essere un’artista significa condurre una vita fatta di no, con dei sì occasionali che appaiono dal nulla solo per darti abbastanza fiducia da tirare avanti» e pensa che «non c’è anima viva che non voglia qualcosa da me… Non c’è azione non calcolata. Niente è libero. Niente è puro».
Amarezza e fragilità ritornano a galla, insieme a ricordi dolorosi, a storie di violenza, di stupro: «Quasi ogni donna che conosco ne ha una. Se avessi un centesimo per ogni volta che ho sentito una di quelle storie comprerei un enorme sontuoso cuscino con cui soffocare la mia faccia rigata di lacrime».
 
La morte annunciata di Sigrid riporta Andrea alla sua famiglia, al fratello tanto amato, «calvo e cadente ed esausto», alla cognata Greta «tutta storta sul divano sotto una coperta… i capelli sparsi dappertutto, i suoi mostruosi e rigogliosi capelli» che «mi osserva mentre stringo sua figlia, e piange liberamente».
Andrea spera che tanto dolore li tenga uniti, che non vadano alla rovina, perché «loro sono la relazione che ho desiderato per tutti questi anni, o la relazione che pensavo di volere, quella che mi sembrava più raggiungibile se mai avessi deciso di volere l’amore…Vi ammiro. Non arrendetevi. Non mollate la presa».
 
Non è questo un romanzo soltanto triste, c’è ironia e si sorride talvolta. E c’è un’importante indicazione che tutte e tutti possiamo seguire: la lettura di un buon libro può aiutarci a crescere, a capire, ad aprire gli occhi su mondi lontani.
Questo romanzo inizia con la citazione di un libro «sull’essere single, scritto da una donna estremamente attraente che adesso è sposata, ed è una severa ma nostalgica commemorazione dei suoi giorni da non accoppiata» e si conclude con «un libro sulla morte e sul morire e su come affrontare la perdita di un bambino nato con una malattia terminale».
 
Jami Attenberg, al suo quinto romanzo, rivela una straordinaria capacità di descrizione e di sintesi, senza aggiungere neanche una parola o una virgola di troppo.
E si lascia leggere con attenzione e curiosità.
 
Luciana Grillo – [email protected]
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