Dietro le quinte con i divi italiani più famosi – Di Nadia Clementi

Intervista esclusiva con Franco Moscon, celebre figurante e attore trentino

Parliamo in questa intervista dell’importanza del ruolo delle comparse nel mondo televisivo e cinematografico. Racconteremo alcune curiosità, ambizioni e gossip dietro le quinte di alcuni grandi set che hanno reso famoso il cinema italiano.
Il ruolo della comparsa cinematografica è di estrema importanza per la realizzazione di un film ed è proprio per questo motivo che si realizzano casting per ricercare tra la gente comune particolari facce o persone per complementare una scenografia.
Sappiamo che grandi divi del nostro cinema come ad esempio Alberto Sordi hanno contribuito ad alimentare il mito delle comparse, iniziando la loro carriera proprio come figuranti per poi diventare grandissimi attori.
Generalmente, lavorare come comparsa nei film o nelle fiction è abbastanza semplice poiché non sono richieste competenze particolari, se non quella di avere un buono spirito di adattamento e un’infinita pazienza, vale a dire ore e ore da trascorrere sul set cinematografico o televisivo per girare pochissimi secondi.
L’assunzione come comparsa o attore è regolamentata dal contratto nazionale dello spettacolo e prevede una quota giornaliera che va dai 50 ai 90 euro lordi per le comparse e dai 130 ai 180 euro lordi per i ruoli di attore minore.
Chi si occupa di reclutare dette figure sono generalmente Agenzie specializzate, ma di come si partecipa a un casting e cosa succede sul set lo abbiamo chiesto a un esperto trentino, il dott. Franco Moscon, che di provini e di esperienza nel settore cinematografico ha veramente molto da raccontare. 

 Chi è il dott. Franco Moscon
Laureato in Biomedica e Biofisica medica a Milano.
Oggi si occupa di Medicina Diagnostica svolgendo l'attività di Ricercatore, nel campo delle Neuroscienze e malattie Neurodegenerative.
Compatibilmente con gli impegni di Ricercatore, dedica il suo tempo libero alla grande passione della sua vita, la cosiddetta 7ª Arte, quella dell'Attore Cinematografico.
Ha iniziato come figurante nel lontano 1966, partecipando come comparsa ed oggi come attore in tantissimi Film e Spot Pubblicitari, girati a fianco di Attori e Registi famosi sia in Italia che all'Estero.

Dott. Moscon, vuole raccontarci in poche parole com’è nata la passione per il cinema? E com’è stato contattato e da chi e? Insomma come ha cominciato?
«Questa mia passione è nata per caso una domenica d’estate del 1966. Mi trovavo con dei miei parenti romani a fare una scampagnata a Manziana in riva al lago di Bracciano (Roma). In attesa dell'ora di pranzo, mio cugino Aldo mi propose di andare in paese perché si doveva incontrare con Antonello Venditti, suo grande amico d'infanzia, che a quel tempo, non era ancora famoso.
«Arrivati all’incontro e fatte le presentazioni ufficiali, ci siamo incamminati verso un vicino bar. Attraversando la piazza, incontrammo seduto all'ombra su una panchina, nientemeno che Federico Fellini, che stava leggendo dei fogli di carta, più tardi venni a conoscenza che si trattava di un copione del suo nuovo film.
«Fellini, amico di Venditti, stava attendendo il collega Giorgio Simonelli per il pranzo, dopo esserci presentati il regista improvvisamente si rivolse a me e guardandomi con occhio clinico esclamò in romanesco: "Sentì, n'po', ber giovane, voresti venì, ar pomerì, a fate n'a comparzata?" (senti un po’ bel giovane, vorresti venire nel pomeriggio a farti una comparsata?)
«Attonito chiedo cosa sia la comparsata e lui con il suo modo sempre pacato e gentile mi rispose: "sarebbe, a di’, che se vo’i, dovresti an'a' lì, sur set, a fa' n'a particina, n’er film che sta girà qui a Manziana" (sarebbe a dire che dovresti andare sul set a fare una particina nel film che sta girando qui a Manziana).
«Dopo un attimo di esitazione e con una bella dose di timore reverenziale, ma al contempo spinto dalla curiosità dei miei quindici anni, accettai l’invito.»
 
 
 
Che cosa ricorda di quella esperienza?
«Venni accompagnato personalmente dal regista Simonelli, direttamente sul set. Gli addetti dello staff mi chiesero il nome e scattarono delle foto con la Polaroid, poi venni presentato a tutte le maestranze di quello che sarebbe stato il primo film della mia vita, intitolato, I due figli di Ringo" interpretato dai carissimi e compianti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
«Con loro divenimmo da subito amici affiatati, ho un bellissimo ricordo di Ciccio e Franco, erano scanzonati e spiritosissimi. Non mi sembrava vero di poter recitare anche solo qualche parola accanto agli idoli della mia fanciullezza che fino a quel giorno conoscevo solamente attraverso i film che vedevo proiettati al Teatro parrocchiale di Lavis. Ricordo ancora la mia unica battuta: “Señoras y señores, miren que hermosa verduras vender hoy, Manuelito”.
«Al momento di girare le scene lo scenografo mi disse: “A Fra’, te vedo interpretà er ruolo del peones messicano” (Franco ti vedo interpretare il ruolo di peones messicano). All’epoca ero biondo e gli addetti al trucco ebbero un gran da fare anche se, alla fine, le riprese della mia prima apparizione ufficiale furono tutte di spalle.»
 
Come si è svolto il provino?
«Direttamente sul set e molto rapidamente. Dopo avermi vestito con un abito di cotone grezzo e messo in testa un cappellaccio di paglia, mi consegnarono un vecchio carro di legno sgangherato caricato con balle di fieno e verdure, trainato dall’asinello Pomito. Per mia fortuna la povera bestia era docile e con lui dovevo attraversare tutta la piazza, del paese di Astanueva, con la temperatura di 38° all’ombra di quell'assolato pomeriggio di Luglio.»
 
 
 
Quanti e quali sono i film nei quali lei è stato partecipe?
«Fino ad oggi, ho partecipato a 72 film e 25 spot pubblicitari girati sia in Italia che all'estero. Posso citarne qualche titolo spaziando brevemente per il mio lungo Curriculum: La Freccia Nera del ‘67 con Loretta Goggi e la regia di Anton Giulio Majano, Mimi Metallurgico, con Giancarlo Giannini e la Melato, regia di Lina Wertmuller, i 10 episodi girati in Germania, dell'ispettore Derrik, Molock il Nido dell’Aquila regia di Alexander Sokulov, World Trade Center girato da Oliver Stone a Santa Clara in California, Habemus Papam di Gianni Moretti, Un passo dal cielo con Terence Hill, La miglior offerta di Giuseppe Tornatore, Un Treno di Notte per Lisbona regia di Bille August e tutti i film girati in questi anni in Trentino e in Alto Adige per ultimo Lacrime delle dolomiti di Sesto alcune scene sono visibili tramite questo link.»
 
Con quali grandi divi del cinema ha lavorato? Con quale di questi ha intessuto un rapporto di amicizia?
«Durante questa mia lunga carriera, ho avuto modo di lavorare con tanti divi del Cinema, posso citarne alcuni, Alberto Sordi, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Enrico Maria Salerno, Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Monica Vitti, Carlo Verdone, Christian De Sica, Donald Sutherland, Geoffrey Rush, Terence Hill, Giovanna Mezzogiorno.
«Però la persona, che mi è rimasta nel cuore è sicuramente il grandissimo attore e gentiluomo Horst Tappers, l'indimenticabile Ispettore Derrick. Con lui ho vissuto, un sodalizio perfetto sul set. Per 15 anni dal 1982 al 1997 ho partecipato in anni diversi in 10 dei 281 episodi girati per la TV; ma lo ricordo anche per il rapporto personale che si era creato quando andavamo a fargli visita con mia moglie, ogni anno a settembre quand'era ospite al Palace Hotel di Merano e poi ancora gli feci visita a Monaco quand'era ricoverato in ospedale dove morì il 15 dicembre 2005.»
 

 
Quali sono le maestranze che muovono un set cinematografico?
«Le maestranze che si muovono su un set sono molteplici, anche 50 o 60 persone tutte insieme a seconda del film. Manovali, falegnami, elettricisti, tecnici luci, macchinisti, scenografi, cameramen, tecnici di produzione, del suono e di ripresa, costumiste, truccatrici, aiuto regia, noi attori; ed infine il direttore generale del film: sua maestà il regista.»
 
Vuole raccontarci cosa succede dietro le quinte di un set?
«Paragonerei il dietro le quinte di un set ad un alveare in piena stagione produttiva. Succede sempre di tutto, e c’è una grande frenesia di tutto lo staff tecnico: dalle manovalanze dedite a montare e smontare, ai tecnici specializzati nelle riprese, cameramen, direttori della fotografia, scenografi, elettricisti, costumiste e truccatrici.
«Si ode tutto un vociferare concitato, alle volte accompagnato anche da qualche parolaccia e in effetti dopo anni vissuti, in questo mondo di celluloide potrei definire il back stage la parte più verace del film vero e proprio, dove se ne vedono di tutti i colori, situazioni e dialoghi nascono in modo spontaneo e senza seguire alcun copione, o attendere il fatidico Ciak. Insomma lì si vive e si assapora il vero volto estemporaneo del cinema.»
 


Ricorda qualche episodio, qualche aneddoto che vale la pena di conoscere?
«Mi trovavo a Roma nel 1969 sul set del famosissimo film Nell’anno del Signore con tutti i mostri sacri del nostro cinema. Durante una pausa tra una ripresa ed un'altra mi chiamò Vittorio Gassman, che era in pausa in compagnia di Sordi, e mi chiese cortesemente di andare a comperargli le sigarette.
«Al mio ritorno consegnai il pacchetto a Gassman e restammo da soli per un po’ io e lui. Dopo un' attimo di silenzio, con il mio solito timore reverenziale, mi feci forza e gli chiesi: “Sor Vitto' glie posso chiede na cosa?” (signor Vittorio posso chiederle una cosa?)
«Lui mi guardò fisso ed io continuai “senta me potrebbe insegna', per cortesia, una quarche furbizia di come se stà, o ce se move sul set?”. (senta mi potrebbe insegnare, per cortesia una qualche furbizia di come ci si muove sul set?)
«L’altro mi guardò con quello sguardo magnetico, tipico del Gassman che tutti conosciamo e mi rispose in romanesco: “Fra, senti n’po’, come prima lezione, oggi te dico questo: quando tu arrivi sur set, non devi pensa' ar copione e a tutte le fregnacce, che se devono dì quer giorno. Ma piuttosto con fare guardingo, cercate ’na bella portrona comoda!”. (Franco, senti un poco, come prima lezione oggi ti dico questo: quando arrivi sul set non pensare al copione e alle battute di quel giorno, piuttosto cercati, una bella poltrona comoda!) Al momento, ingenuamente pensai: “ma guarda questo, che razza di risposta mi ha dato”.
«Con il passare del tempo, però, quell'insegnamento che all'epoca mi sembrava banale, mi è poi tornato comodo, ed è tutt’ora valido: perche, tra una ripresa e l’altra, l'attesa è alle volte lunga ed estenuante e può durare anche delle ore, nelle quali il potersi riposare distendendo le gambe, su una sedia o meglio, una poltrona comoda, fa veramente la differenza.»
Qual è il ruolo specifico della comparsa o del figurante?
«Direi che non c’è un ruolo specifico, dipende da quello che il copione richiede in quella determinata scena. A volte ci si deve muovere sul set senza recitare, per esempio passeggiando o dialogando con qualcuno dei presenti; oppure ballare ad una festa, o assumere un atteggiamento austero, durante un funerale, correre o esternare atteggiamenti di stupore per quello che accade in una scena primaria, oppure in un film di guerra, impartire degli ordini, sparare al nemico, fare il morto o il ferito e via discorrendo. Insomma è un mestiere dalle mille sfaccettature!»
 
Il lavoro di comparsa o di attore è divertente o faticoso? O entrambe le cose?
«Per me è sempre un divertimento, un relax, anche se tante volte è faticoso: ore ed ore sul set, con levatacce al mattino prestissimo, fino a sera o notte inoltrata. In estate soffri il caldo, perché magari giri una scena con 38° in pieno sole, con addosso vestiti invernali.
«Oppure d’inverno, in montagna al freddo in mezzo alla neve. Certe volte, la sera prima di girare, dopo avermi ripassato il copione con le battute da recitare il giorno seguente, mettendomi davanti ad uno specchio, mi insorgono delle paure interiori, che magari non mi fanno dormire, ma per fortuna il giorno dopo, in scena, come d'incanto spariscono.»
 
La retribuzione secondo lei può dirsi equilibrata al lavoro svolto?
«La retribuzione media è di 80 euro lordi come comparsa e di 140-180 euro lorde come attore nei ruoli minori. Considerando che la media giornaliera è di 12 ore, compresa la pausa pranzo o cena, si può considerare abbastanza equilibrata.
«Per quanto mi riguarda questo mestiere lo faccio molto volentieri per la grande innata passione che nutro dentro di me, per questa cosiddetta settima arte, piuttosto che per i soldi.»
 

 
Secondo lei sono necessari particolari requisiti per diventare esperti figuranti?
«Direi, che bisogna essere portati a vivere in questo ambiente, che impone ritmi di lavoro non sempre facili da sostenere, sicuramente è fondamentale essere dotati di molta pazienza: sono tante ore da trascorrere sul set necessarie per i continui e ripetuti Ciak richiesti dalla produzione, magari in condizioni climatiche non perfette, o dopo ore estenuanti di attesa prima di andare in scena.»
 
Qui in Trentino vengono spesso indetti dei casting, grazie anche all’intervento della Trentino Film Commission che finanzia alcune produzioni. Sono operazioni corrette? Consiglia di parteciparvi?
«Certamente sì, a patto che le persone che vogliono partecipare sappiano che ci sono dei vincoli e delle regole da rispettare.
«Un consiglio dettato della mia modesta esperienza di comparsa e di attore, da ben 47 anni suggerirei, prima di intraprendere questa strada, di valutarne bene i pro e i contro.
«Così facendo non si perde tempo a cimentarsi in un'avventura che forse non è proprio adatta a tutti e non si fa perdere del tempo prezioso agli addetti ai lavori i quali hanno mille cose a cui pensare!!!»
 


Come si partecipa ad un casting? Può indicarci qualche agenzia specializzata?
«La notizia di un casting solitamente avviene tramite comunicati stampa, oppure iscrivendosi direttamente alle agenzie come Trentino Casting. Si partecipa presentandosi nel luogo fissato, muniti di fotocopia del Documento d'Identità, Codice Fiscale e codice IBAN, si danno le proprie generalità e solitamente vengono scattate un paio di foto: una figura intera ed un'altra a mezzobusto.
«Tutto questo materiale, dopo aver firmato una liberatoria per il trattamento dei dati personali, viene inserito nel loro database e tenuto a disposizione per mostrarlo in seguito alle prossime produzioni, senza che ogni volta le persone si debbano recare a ripetere il provino.»
 
Quante possibilità ci sono che da comparsa si possa puntare a qualcosa di più importante?
Se dopo un certo numero di partecipazioni si è acquisito una certa esperienza e ci si sente adatti ad interpretare un ruolo parlato si può frequentare, come ho fatto io a suo tempo, una scuola di cinema o teatro, magari all'inizio anche amatoriale, ottenendo così maggiore dimestichezza con la recitazione.
«All'occasione, ci si può presentare ad un casting per attori, magari per delle parti minori, e scoprire col tempo, di essere portati per quel ruolo.»
 
Per concludere, qualche altro consiglio per chi vuole intraprendere la carriera cinematografica?
«Tengo a sottolineare ancora una volta, che la carriera cinematografica è un arte e per qualcuno particolarmente dotato può anche diventare una vera professione. In virtù della mia lunga esperienza sul set, consiglio, a chi volesse intraprendere questa avventura, di non voler mordere il freno, volendo emergere e primeggiare, a tutti i costi, ma di stare con i piedi per terra, in quanto le cocenti delusioni sono talvolta dietro l’angolo. il grande maestro Eduardo de Filippo, diceva, con molta semplicità e modestia ai suoi allievi: sappiate, che Nella vita gli esami non finisco mai, come a dire, che ogni giorno della nostra esistenza c'è sempre qualcosa da imparare.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Franco Moscon - [email protected]