«Il ruolo delle donne in un futuro presente» – Di Daniela Larentis

È il titolo dell’incontro che Soroptimist International Club di Trento dedica ai 30 anni di attività, invitando ospiti d’eccezione

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Un appuntamento davvero interessante quello organizzato da Soroptimist International Club di Trento, in occasione dei 30 anni di attività.
«Lo sguardo femminile - Il ruolo delle donne in un futuro presente» è il titolo dell’incontro tenutosi sabato 23 settembre nelle sale dello splendido palazzo provinciale a Trento, con introduzione della Presidente Donata Grafforio, moderatrice la giornalista Marilena Guerra.
Ad impreziosire la tavola rotonda con la loro testimonianza quattro donne d’eccezione: Serenella Antoniazzi, imprenditrice e ideatrice del Fondo Serenella, Katia Bernardi, regista e scrittrice, Daria de Pretis, Giudice della Corte Costituzionale, e Sara Ferrari, Assessora all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo della Provincia autonoma di Trento.
 
Come ha sottolineato Marilena Guerra, le storie presentate sono accomunate da due caratteristiche, «la determinazione» e «l’intraprendenza», e sono proprio queste due qualità che fanno di queste donne modelli femminili versi cui tendere.
Prima di fare qualche accenno a riguardo, ci preme dare qualche informazione sull’attività dell’organizzazione, nata il 19 settembre del 1987.
Il Soroptimist International Club di Trento promuove azioni che creano le opportunità per trasformare la vita delle donne attraverso la rete globale delle socie e la cooperazione internazionale, questa è la Mission dell’organizzazione, al cui interno operano donne impegnate in diverse attività professionali e manageriali.
Il loro sostegno è per un mondo dove le donne possano realizzare le loro aspirazioni e il loro potenziale individuale e collettivo, nonché avere pari opportunità di creare forti comunità pacifiche.
 

Daria De Pretis e Sara Ferrari.
 
Il Soroptimist International Club di Trento, inoltre, sostiene di Diritti umani per tutti, l’osservanza di principi di elevata moralità, la pace nel mondo e il buonvolere internazionale, il potenziale delle donne, la trasparenza e il sistema democratico delle decisioni, il volontariato, l’accettazione delle diversità e l’amicizia.
Come racconta la Presidente Donata Gafforio, l’organizzazione nei trent’anni di attività ha trattato temi di scottante attualità, a volte molto prima che diventassero tali: la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, la terribile piaga dei femminicidi, le diversità e la multicultura ecc., un impegno, sottolinea, «fatto di energia, operosità e intelligenza, quella femminile, ampiamente più elastica e sensibile di quella maschile, dove non c’è conflitto, ma l’apertura e la condivisione, la comprensione e il dono».
 
Quella di Serenella Antoniazzi in estrema sintesi è una storia molto sofferta che ha avuto il lieto fine.
Titolare di un’azienda artigiana veneta che opera nel campo della levigatura del legno, nel 2012, a causa del fallimento di un grosso committente che non paga e che dopo qualche mese riapre i battenti sotto altro nome senza risarcire i debiti, si trova a dover affrontare una situazione gravissima di cui la sua azienda, fondata dal padre trent’anni prima, non è assolutamente responsabile.
Impotente di fronte a quella disgrazia che avrebbe lasciato senza lavoro anche i suoi dipendenti, delusa anche dall’indifferenza di uno Stato che non la sta tutelando, dà sfogo alla sua rabbia rivolgendosi a una testata locale, la quale raccoglie il suo urlo disperato.
 

Katia Bernardi e Serenella Antoniazzi.
 
Scrive un diario che diventa un libro (di Serenella Antoniazzi ed Elisa Cozzarini), non un romanzo ma una testimonianza, intitolato «Io non voglio fallire», edito da Nuovadimensione, e la sua storia attira l’attenzione che merita, anche dal mondo politico, tanto che si arriva all’istituzione di un Fondo per le imprese vittime di mancati pagamenti per dolo di terzi, un fondo che porta il suo nome (nell’ambito della legge di stabilità approvata nel dicembre del 2015).
Dopo lotte, lacrime e tanta determinazione, alla fine ottiene giustizia, ma il prezzo da pagare è alto. Stremata dalla fatica di anni davvero difficili per lei, riesce a dare voce alla sua storia, così nasce «Rosso, io non voglio fallire», una pièce teatrale che sta avendo un grande consenso di pubblico, un monologo interpretato dalla brava Giulia Bornacin.
 
Quella della regista e scrittrice Katia Bernardi è anche una bellissima storia da raccontare.
Colpisce la dolcezza e l’intelligenza di questa donna che si è fatta strada con determinazione e intraprendenza in un mondo di uomini, la quale con umorismo ci racconta come nasce il film documentario di cui è autrice e che vede protagoniste delle donne ultraottantenni della Val Daone, conosciute nel circolo pensionati del paese.
Donne che nella vita ne hanno passate tante, cercando di allevare i figli da sole mentre i mariti lavorano nella centrale idroelettrica, mandando avanti la campagna e affrontando i mille problemi della quotidianità in un piccolo paesino di montagna.
Un documentario che attira l’attenzione della BBC, la quale gli dedica un reportage, seguito poi dalla nascita di un altrettanto splendido libro scritto da lei, pubblicato dalla Mondadori, dal titolo «Funne, le ragazze che sognavano il mare», ora alla seconda ristampa, in uscita anche sul mercato spagnolo e tedesco.
 

 
Quella di cui parliamo è una straordinaria favola contemporanea dai toni poetici che, divertendo, fa riflettere sull’importanza di credere nei propri sogni, a tutte le età…
Le dodici arzille vecchiette hanno un sogno da raggiungere, quello di andare al mare, un’esperienza mai fatta prima. Il film documenta la scalata del sogno, i tentativi per raccogliere i fondi che permettano alle «funne» (un termine dialettale che significa «donne») di realizzarlo: dapprima provano a racimolare soldi confezionando torte, poi provano la strada del calendario, così per la prima volta si lasciano truccare, assaporando la piacevole sensazione di sentirsi belle.
Alla fine approdano sulla rete e attraverso una campagna di crowdfunding riescono a racimolare molto di più della somma agognata. E così il loro sogno diventa realtà: raggiungono il mare.
 
Proiettato al Festival del cinema di Roma, nell’ambito di Alice nella città/Panorama Italia, il documentario ha un grandissimo successo (viene accolto da oltre cento sale cinematografiche in Italia, arriva a Cannes e sbarca oltreoceano).
Moltissime sono le trasmissioni radio e televisive che invitano le funne, le protagoniste vengono travolte da un’ondata di notorietà. Diverse sono le testate online anche straniere che si interessano a loro, dalla Spagna alla Corea del Sud, tanto per fare degli esempi.
Un’altra ospite la cui storia è davvero affascinante è quella di Daria de Pretis, prima donna rettore dell’università di Trento (lo è diventata nel 2013 battendo i cinque candidati uomini) e dal 2014 Giudice della Corte Costituzionale.
Il suo curriculum è davvero prestigioso, è stata professoressa ordinaria di diritto amministrativo nell’Università di Trento, è autrice di monografie e numerosi saggi nel campo del diritto amministrativo e del diritto dell’unione europea, è una donna dalla vita costellata di successi, la quale si è fatta strada in un mondo di uomini grazie alle sue indiscutibili capacità, alla grande preparazione e alla sua intelligenza.
 

Donata Gafforio.
 
Altro esempio di donna appassionata che ha sempre creduto nell’importanza dell’assunzione di una responsabilità collettiva, dotata di intraprendenza e determinazione oltre che grande sensibilità verso il mondo femminile, è Sara Ferrari.
«La differenza di genere va ribadita e sottolineata dentro le istituzioni», sottolinea nel suo intervento, invitando a una riflessione sull’importanza della presenza delle donne in politica, dopo il naufragio della legge sulla doppia preferenza di genere.
 
A conclusione dell’incontro, la testimonianza di tre studentesse del liceo Fabio Filzi di Rovereto, Trento, circa la realizzazione di un documentario nato nell’ambito del Progetto Reset, dal titolo «Una classe alle Svalbard». Tutto è partito dalla proposta di un professore di scienze, un viaggio di istruzione al Polo Nord realizzato affrontando tutta una serie di problemi, grazie a una raccolta fondi in rete.
Anche questa, una storia in cui la determinazione e l’intraprendenza di un gruppo, formato soprattutto da giovani donne, hanno permesso di superare molti ostacoli e reso possibile un sogno.
 
Daniela Larentis – [email protected]