Centenario della Grande Guerra – Le battaglie nei Balcani/ 3

Gli austriaci attaccarono nuovamente la Serbia e occuparono Belgrado. Conquista effimera, perché Serbi li scacciarono dopo soli 11 giorni di occupazione.

Il 3 dicembre di cent’anni fa gli austriaci riuscirono a occupare Belgrado e Francesco Giuseppe pensò di aver vendicato l’uccisione del suo erede.
Ma esattamente cent’anni fa, il 14 dicembre, i Serbi scacciarono gli Austriaci dalla capitale Belgrado dopo soli 11 giorni di occupazione.
Il fronte orientale con i Russi alle porte impediva a Vienna di dare il colpo di grazia ai Serbi.
E ci volle tutto l’inverno prima che riprendessero le ostilità nel settore meridionale dell’impero Austro Ungarico.
La foto di copertina è ricavata dal quotidiano serbo Buongiornoslovacchia, che commemora opggi il centenario della liberazione della capitale Serba. 

Fallita sul finir dell’ottobre l’offensiva serbo-montenegrina (vedi servizio precedente) contro gli austriaci, Cornad credette che fosse giunto il momento opportuno di mettere fuori gioco definitivamente i due piccoli regni balcanici.
Sollecitò quindi il generale Potiorek, comandante dello scacchiere meridionale, di riprendere la guerra nel territorio nemico.
Potiorek disponeva di una leggera superiorità numerica sulle truppe nemiche comandate dal maresciallo Putnik, che disponeva di 15 divisioni, pari a circa 235.000 uomini.
Il 28-29 ottobre, gli Austriaci rinnovarono il passaggio della Drina e della Sava. Tornarono nella piana di Macva già insanguinata nella campagna di agosto.
Anche questa volta i Serbi rinunciarono a battersi nella pianura, sapendo di essere numericamente e tecnicamente inferiori, e si andarono a fortificare sulle alture di Sciabatz.
La marcia austriaca procedette dunque senza problemi e già la notte del 2 novembre ottennero i primi risultati. Allora Potiorek decise di affrettare le operazioni, allungando il fronte di una quarantina di chilometri fino a giungere a Lasnitza.
L’ala sinistra austriaca però incontrò una accanita resistenza e si trovò costretta a segnare il passo.
L’ala destra invece avanzò lungo lo Jadar (affluente della Drina) giungendo alle porte di Krupanj l’8 novembre.
Pian piano anche l’ala sinistra sfondò il settore di Sciabatz e il 10 gli Austriaci avanzarono su tutta la linea.
A parte una sanguinosissima battaglia a Semendria (centro a sud di Belgrado) dove gli invasori perdettero 2.000 uomini, gli austriaci riuscirono a realizzare una doppia manovra. Da sinistra accerchiarono Valievo, da sinistra si diressero a Belgrado. Il 14 novembre si erano portati a una quarantina di chilometri dalla capitale serba.
Putnik comprese il pericolo, ma non disponeva di effettivi a sufficienza da contrastare la minaccia e decise di ritirarsi sull’altipiano di Rudnik.
Privi di un sostanziale contrasto, gli Austriaci avanzarono velocemente, conquistando Obrenovatz e Valievo senza sparare un colpo.
Continuando la marcia, però, cominciarono a soffrire per il terreno quasi privo di strade in un ambiente che pareva una difesa naturale tra dirupi, canyon, fiumi e gole profonde. Impaccati dalle artiglierie e dai rifornimenti, gli austriaci furono costretti a dividersi in tante piccole colonne.
La guerra divenne guerriglia e la mobilità campale si affievolì. Ma non si fermò e il 2 dicembre Potiorek entrava trionfalmente per le vie di Belgrado conquistata.
Vienna festeggiò e per un momento Francesco Giuseppe si illuse di aver vendicato il suo erede ucciso.
 
Il Serbi avevano portato il governo a Nisch e lì rimasero arroccati come se volessero svernare alle porte di un inverno che si stava annunciando molto freddo.
Di fronte al successo, più politico che strategico, Conrad credette opportuno distogliere non poche forze dallo scacchiere meridionale per trasferirle sul fronte orientale dove i russi parevano inarrestabili.
Putnik, che si era ritirato ma era sempre al comando di un esercito funzionale, osservò i movimenti del nemico, in attesa del momento opportuno per un contrattacco.
Già il due dicembre ordinò l’attacco al centro austriaco. Le truppe di Potiorek resistettero al primo assalto, ma non a quelli successivi e si sbandarono offrendo a Putnik una larga breccia sullo schieramento.
Le retrovie dell’ala destra austriaca avvertì il pericolo e il comando decise di abbandonare Valievo. Con questo ripiegamento spiazzarono i Serbi, che non riuscirono a compiere l’accerchiamento.
Ma gli Austriaci ormai erano in ritirata. Si ritirarono a Lusnitza e oltre, fino alla vergogna di dover passare nuovamente la Drina.
Il 13 dicembre, Santa Lucia, gli Austriaci invasori avevano concluso il passaggio del fiume insanguinato.
Il 14 dicembre i Serbi ritornavano vittoriosi a Belgrado, liberandola dopo soli 11 giorni di occupazione nemica.
 
Ma gli alleati dell’Intesa non ritennero possibile aiutare gli eroici Serbi, sicché lo stesso Putnik non fu in grado di incalzare il nemico in rotta.
Non potendo sfruttare la vittoria, i serbi si accontentarono di aver ripristinata la sovranità del proprio paese.
Con la Russia alle porte, gli Austriaci sembravano impossibilitati a mettere in campo una iniziativa strategica conclusiva tale da chiudere il conto con la Serbia.
E ci vollero mesi prima che Vienna fosse nuovamente in grado di prendere l’iniziativa, sicché Serbi e Montenegrini ne approfittarono per avanzare in Albania. Da non credere come l’avidità sia sempre in agguato…
Occuparono Scutari e la vallata dello Scumbi, giungendo in vista di Durazzo.
Solo l’Italia intervenne, peraltro politicamente, ma con una forza sufficiente a impedire che gli avidi vicini dell’Albania la occupassero senza una ragione precisa.
 
GdM