Il Gruppo Masi rilancia il mitico Fojaneghe Bossi Fedrigotti
Il primo bordolese italiano nacque negli anni Sessanta da una felice intuizione dell'enologo Leonello Letrari e del conte Federico Bossi Fedrigotti
Lionello Letrari con la figlia Lucia.
Il primo bordolese italiano nacque negli anni Sessanta da una felice intuizione dell'enologo Leonello Letrari e del conte Federico Bossi Fedrigotti. Vino icona della Vallagarina può essere considerato il Sassicaia ante litteram del Trentino. Tra gli estimatori più famosi Luigi Veronelli e Sandro Boscaini (gruppo Masi) che oggi a distanza di anni lo rilancia sul mercato accentuandone la trentinità con l'aggiunta al tradizionale «taglio» bordolese (Cabernet e Merlot) di una percentuale di Teroldego. |
Nei giorni scorsi la storica azienda agricola Conti Bossi Fedrigotti di Borgo Sacco e la famiglia Letrari hanno voluto ricordare un evento che ha rivoluzionato la viticoltura trentina: la nascita nel 1961 del primo vino stile bordolese in Italia, Sua Maestà il Fojaneghe.
Vino icona della Vallagarina, il Fojaneghe può essere considerato il Sassicaia ante litteram del Trentino dal momento che ha visto la luce molto, molto tempo prima che esplodesse la moda dei Supertuscan.
E il merito è di un enologo della Vallagarina, Leonello Letrari, pioniere della viticoltura trentina, che, giovanissimo, dopo un viaggio di studio a Bordeaux, convinse il conte Federico Bossi Fedrigotti ad affiancare ai tradizionali vitigni autoctoni del Trentino (Marzemino e Teroldego) alcuni vitigni internazionali: Cabernet e Merlot.
E contestualmente ad acquistare le prime barrique di rovere francese per l'affinamento.
Da questa felice intuizione nacque il Fojaneghe, un blend di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot.
Un vino austero, elegante, vellutato.
Un vino che ha ben presto conquistato i mercati, entrando di diritto nel Gotha dei grandi vini rossi italiani.
Durante un viaggio in Vallagarina, Luigi Veronelli ne rimase stupito e così pure altri personaggi del mondo del vino.
Tra costoro Sandro Boscaini, «mister Amarone», patron del colosso vitivinicolo Masi che nel 2007 decise di avviare una collaborazione con i conti Bossi Fedrigotti, diventata col tempo una vera e propria partnership sia per quanto riguarda la consulenza agronomica, sia per quanto riguarda l'aspetto tecnologico e commerciale.
Ed è proprio da lui che è nata l'idea di rafforzare ancor più l'identità di questo vino icona della Vallagarina aggiungendo al tradizionale «taglio bordolese» (Cabernet e Merlot) una percentuale del 15% di Teroldego per sottolineare la trentinità del Fojaneghe.
Lusinghiero il responso del mercato e della critica con il riconoscimento nel 2017 dei prestigiosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso assegnati all'annata 2012.
Annata straordinaria che abbiamo riassaggiato nei giorni scorsi in occasione di una «verticale» alla Casa del Vino di Isera condotta dal responsabile tecnico della cantina Dante Cavazzani e dal direttore della Masi Raffaele Boscaini.
Colore rubino intenso, bouquet elegante che richiama i frutti di bosco, il Fojaneghe si offre al palato con una struttura austera, ma ciò che emoziona di più è l'eleganza, la raffinatezza, l'equilibrio con un finale lungo e suadente grazie anche ad un uso sapiente della barrique.
Il Fojaneghe non è l'unico gioiello dell'azienda Bossi Fedrigotti.
Le storiche tenute della nobile famiglia roveretana, tenute che si estendono su una superficie di 40 ettari (Maso San Giorgio a Rovereto, Maso Fojaneghe a Isera e Mori, Maso Sant'Antonio a Pomarolo) regalano al palato dei wine lover un intrigante bianco aromatico, il Vign'Asmara (Traminer e Chardonnay), un interessante Pinot Grigio, il Pian del Griso, oltre ad un Marzemino e ad un Teroldego leggermente appassiti.
Chicca finale lo spumante Trentodoc Conte Federico Riserva Brut (Chardonnay e Pinot Nero) dal colore dorato, bouquet floreale, opulento ed equilibrato in bocca.
Piacevolissimo.
Giuseppe Casagrande