La delegazione arriverà a Trento giovedì 11 giugno

Il Museum of Fine Arts di Boston in visita al Museo Diocesano Tridentino

Nell'autunno del 2010 il Museum of Fine Arts di Boston, una delle istituzioni museali di più lunga tradizione e maggior prestigio degli Stati Uniti d’America, ha restituito al Museo Diocesano Tridentino un preziosissimo ricamo boemo risalente al 1390-1391.
L'opera, trafugata nel corso della Seconda Guerra Mondiale, era finita nelle raccolte del museo americano nel 1946: un incauto acquisto che il Fine Arts di Boston ha riconosciuto nel 2008, avviando l'iter per il ritorno in Italia del prezioso bene.
La restituzione del 2010 - caso assai raro nel panorama museale mondiale - ha permesso al Museo Diocesano di ricomporre il più esteso ciclo figurativo di ricami boemi di quest’epoca che ancora si conservi: quello raffigurante scene della vita di San Vigilio, patrono di Trento.
L’insieme, composto da una croce di pianeta e da cinque bruste di dalmatica, fu commissionato ad un laboratorio di Praga dal nobile moravo Giorgio Liechtenstein che si apprestava a divenire principe vescovo di Trento.
Giovedì 11 giugno 2015, a distanza di cinque anni dal felice ritorno, una delegazione del Museum of Fine Arts di Boston farà visita alla sede museale di Palazzo Pretorio per mostrare ad un gruppo di importanti sostenitori dell'istituzione il ricamo nella sua nuova e originaria collocazione, accanto agli altri elementi del ciclo.

Questa visita del Museum of Fine Arts di Boston è importante sotto molti punti di vista e rappresenta per il museo una conferma del valore delle proprie collezioni a livello internazionale.
È inoltre un'occasione per rinsaldare i rapporti tra istituzioni culturali e celebrare nuovamente il ritorno del ricamo di San Vigilio nella sua legittima dimora.
Sarà presente Victoria Reed, figura chiave del prestigioso museo americano e della vicenda legata alla restituzione del ricamo boemo.
La studiosa, infatti, è un'art detective: il suo lavoro è quello di ricercare, all'interno delle collezioni museali, le opere di dubbia provenienza al fine di accertare se un bene è lecitamente posseduto del museo.
Nel 1998 il Museum of Fine Arts ha avviato un sistematico riesame delle proprie collezioni, con particolare riferimento alle acquisizioni avvenute durante il periodo nazista e della Seconda Guerra Mondiale.
Un'azione meritoria e importante che cerca di riparare, in minima parte, all'enorme dispersione di beni culturali provocata dal secondo conflitto e alla perdita di oggetti artistici subita dagli ebrei e dalle vittime del Terzo Reich.
 
 Il Museum of Fine Arts di Boston 
Fondato nel 1870 e aperto al pubblico nel 1876, il Museum of Fine Arts (MFA) si è configurato sin dall’inizio come museo di carattere enciclopedico, dotato di collezioni che spaziano dalla preistoria all’epoca contemporanea e che provengono da ogni parte del mondo, rappresentando in modo esemplare anche le cosiddette arti minori.
Oggi le collezioni dello MFA comprendono più di 450.000 oggetti e sono suddivise in otto dipartimenti: Arte delle Americhe, Arte del mondo antico, Arte dell’Asia, Oceania e Africa, Arte europea, Arte contemporanea, Strumenti musicali, Grafica e fotografia, Tessili e moda.
In relazione diretta con la crescita costante delle collezioni, la storia dello MFA è caratterizzata da una serie di trasformazioni che hanno interessato la sede del museo dalla fine del secolo XIX a oggi.
Originariamente situato a Copley Square, nel cuore di Boston, nel 1907-1909 il museo si trasferì poco distante, sulla Huntington Avenue, in quella che è la sua sede attuale.
Opera dell’architetto Guy Lowell, questo elegante edificio dalle forme neoclassiche è stato oggetto di una serie di ampliamenti che nel secolo scorso sono culminati nella realizzazione della West Wing (1981) di I. M. Pei, l’architetto cinese-americano che pochi anni più tardi avrebbe realizzato a Parigi il progetto Grand Louvre con la sua famosa piramide.
Il Museum of Fine Arts di Boston, che dal 1994 è diretto dall’intraprendente Malcom Rogers, ha affrontato il secolo XXI lanciandosi in un nuovo ambizioso progetto dal titolo Building the New MFA, progetto per cui dal 2001 al 2008 sono stati raccolti fondi per 504 milioni di dollari.
Tale somma ha permesso di realizzare un ulteriore ampliamento ad opera dello Studio inglese Foster and Partners.
Questa nuova ala è interamente dedicata all’arte delle Americhe, dagli ori precolombiani all’arte statunitense contemporanea, ed è stata inaugurata nel novembre del 2010.
Il Museum of Fine Arts di Boston riconosce come propria mission il servizio a un pubblico estremamente ampio al quale propone l’incontro diretto con le opere d’arte non solo grazie alle sue ricche collezioni, ma anche tramite una serie di attività e iniziative tese a coinvolgere la comunità locale.
Il museo ospita inoltre una famosa accademia d’arte, The School of the Museum of Fine Arts, dove si sono formati importanti artisti americani contemporanei.
 
 I ricami del vescovo Giorgio Liechtenstein 
Tra i beni più preziosi del Tesoro della cattedrale di San Vigilio spicca un ciclo di ricami boemi per paramenti, commissionato da Giorgio di Liechtenstein in occasione della sua consacrazione episcopale.
Si tratta di una croce di pianeta, raffigurante la Madonna col Bambino tra gli apostoli Pietro e Giovanni, il patrono di Trento, Vigilio, e il committente, e di alcuni pannelli trapezoidali con storie di San Vigilio, destinati probabilmente a decorare le dalmatiche di un parato completo.
L’alta qualità del disegno e la particolare composizione delle immagini inducono gli studiosi a ritenere che i cartoni siano stati eseguiti da un artista di buon livello, su indicazione del committente, Giorgio di Liechtenstein.
La scelta dei punti e l’accostamento del colore dei fili competeva invece al ricamatore e ne qualificava la bravura e il gusto artistico.
Nel loro insieme queste opere costituiscono un’importante espressione dell’alta civiltà cui era assurta la Boemia sotto il re Carlo IV del Lussemburgo.
Giorgio di Liechtenstein, uomo colto e raffinato, legato alla corte imperiale di Praga, fece di Trento un centro artistico e cosmopolita di grande rilievo, divenendo per così dire ambasciatore di quella cultura di corte nota come «gotico internazionale».
Commissionò preziose opere d’arte, oreficerie, ricami, arazzi, nonché i famosi affreschi della Torre dell’Aquila.
Il ruolo del Liechtenstein è importante anche in campo architettonico: promosse infatti la costruzione o il rinnovo di parti di Castelvecchio e del Castello di Stenico.
I ricami e gli affreschi commissionati dal Vescovo per la Torre dell’Aquila costituiscono sicuramente gli interventi più importanti, sia in relazione all’affermarsi a Trento del gotico internazionale, che in rapporto alla situazione storica e alla figura politica del principe vescovo.
Ai ricami infatti, prodotti tipici di questo nuovo linguaggio artistico, il Liechtenstein affidò un messaggio ben preciso, ovvero la legittimazione, attraverso il richiamo alla santità di Vigilio, del suo ruolo spirituale ma, al contempo, l’affermazione della centralità del suo potere temporale.
Negli affreschi il Vescovo volle invece rappresentare la situazione socio-economica e politica nel principato, che egli riteneva pacificato e riorganizzato amministrativamente grazie al suo intervento.