«I salafiti egiziani contro le donne... e gli dei» – Di Valentina Saini
Il programma autolesionista di un partito candidato alle elezioni egiziane
«Venite in Egitto, il paese delle piramidi e terra di elezioni perpetue.»
Così ironizzava @Amiralx qualche giorno fa su Twitter a proposito del calendario elettorale egiziano.
La battuta non avrebbe potuto essere più opportuna, perché l’Egitto negli ultimi giorni non è stato solo il teatro del secondo turno delle elezioni per il futuro parlamento ma anche dell’invenzione, da parte di certi leader politici salafiti, del concetto di «turismo halal» (السياحة الحلال = turismo legittimo secondo l’Islam).
Dopo i primi risultati elettorali del partito salafita Al Nur, che finora sono stati sorprendentemente buoni, vari media egiziani e internazionali hanno citato le loro dichiarazioni da brivido in proposito.
Per dare un’idea dell’insensatezza del progetto turismo halal in un momento in cui l’Egitto (e soprattutto le tante persone che di esso vivono) spera con ansia di recuperare i livelli di arrivi che, prima della rivoluzione rappresentavano il 10% del suo PIL, mi piacerebbe citare solo qualche esempio delle misure che i salafiti vorrebbero applicare se governassero.
Vanno dalla proibizione della vendita di bevande alcoliche negli hotel (dove attualmente è permessa visto che ospitano gli stranieri) alla separazione di uomini e donne nelle spiagge, passando ovviamente per l’illegalizzazione del bikini.
Perché vedere le donne straniere in costume da bagno corromperebbe la gioventù egiziana.
Non c’è bisogno di dire che se propongono un simile trattamento per le straniere è facile immaginare che, secondo questi misogeni ossessionati dal corpo femminile, un’egiziana musulmana non potrebbe neanche mettere piede in una spiaggia a meno di non essere coperta dalla testa ai piedi (mani incluse).
Ma il progetto salafita del turismo halal non si limita alle restrizioni sugli alcolici e l’abbigliamento femminile.
Vari esponenti di Al Nur hanno anche parlato della necessità di regolare la gestione del patrimonio dell’antico Egitto che, secondo loro, presenta troppi simboli pagani e idolatri.
Per non parlare degli omaggi alla fertilità, come le rappresentazioni del dio Min, il cui membro in erezione difficilmente passa inosservato, e che possono offendere la sensibilità musulmana.
Vengo presa dal panico solo al pensiero del patrimonio della civiltà egiziana coperto da teli o rinchiuso in un qualche magazzino, come hanno suggerito alcuni di questi politici.
Allo stesso tempo, però, è importante sottolineare che i membri del partito Libertà e Giustizia (sorto dal movimento dei Fratelli Musulmani), che per ora è il più votato nelle elezioni egiziane, saprà sicuramente frenare i progetti medievali dei salafiti.
Di fatto, vari leader di questo partito si sono già dichiarati assolutamente contrari a tali misure.
Possiamo essere d’accordo o meno con il loro progetto politico e avere o meno fiducia nella loro buona fede, ma di una cosa possiamo essere certi.
Ed è che i Fratelli Musulmani (la maggior parte dei quali appartiene alla classe media e al settore imprenditoriale) saranno sufficientemente pragmatici per garantire la protezione e la corretta gestione del patrimonio della civiltà egiziana, fondamentale per quel turismo che tutti, ma soprattutto le persone che di questo settore vivono, sperano di veder presto tornare ai suoi livelli di sempre.
Valentina Saini
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