Sulle rotte del mondo: un viaggio che continua
Stamani l'apertura della manifestazione con il benvenuto del Trentino ai suoi missionari in America
Si è aperta stamani nella sala
Depero del palazzo della Provincia la terza edizione della
manifestazione «Sulle rotte del mondo», organizzata dalla Provincia
autonoma di Trento e dall'Arcidiocesi di Trento e dedicata
quest'anno ai missionari trentini - poco meno di 150 - che operano
in America.
Sul palco, per questo primo saluto, introdotti dal capufficio
stampa della Provincia Giampaolo Pedrotti, mons.
Luigi Bressan, arcivescovo di Trento, suor Liliana Defrancesco,
attualmente in Brasile, stato di Bahia, mons. Mariano Manzana,
ordinato vescovo di Mossorò, Brasile, nel 2004, mons.
Lino Panizza, vescovo di Carabayllo, Perù e segretario della
Conferenza episcopale peruviana, e il presidente della Provincia
autonoma di Trento Lorenzo Dellai.
Tra il pubblico, i missionari e le missionarie che saranno
protagonisti assoluti di queste giornate, portando la loro
esperienza di vita, le loro testimonianze, i loro ricordi ma anche
i loro progetti, che come sempre - e dopo le «Rotte», con ancora
maggior slancio - continueranno ad essere sostenuti dalla comunità
trentina.
«In un momento in cui il mondo sta diventando sempre più un
villaggio globale - ha detto il vescovo Bressan, rivolgendosi ai
missionari e alle missionarie che affollavano la sala, assieme a
tanti laici, volontari, e a tante autorità - è molto importante per
noi aprirci. L'America è un immenso continente, quasi un milione di
abitanti. In queste giornate, e grazie alle vostre preziose parole,
potremo conoscere meglio i suoi vari aspetti. I trentini sono
presenti in America da vari secoli; in Brasile l'unica persona
dichiarata santa è una trentina, suor Paolina Visintainer, e
trentino è l'unico italiano che ha una statua in Campidoglio, padre
Kino. Di altri missionari ormai non sappiamo più nemmeno il nome,
ma tutti hanno lasciato una traccia importante. Molti di essi hanno
accompagnato il cammino dei nostri emigrati, scrivendo pagine
bellissime della trentinità, molti si sono spinti luoghi remoti e
difficili, spesso vivendo in povertà, in zone pericolose, facendo
un enorme lavoro di promozione religiosa e umana.»
Suor Liliana Defrancesco, «suor Berta», di Moena, ha portato in
dono la commozione che è quella di tanti missionari che tornano in
Trentino molto tempo.
«Eccoci, qui - ha detto - abbiamo risposto al vostro invito, perché
ci sentiamo davvero trentini fino in fondo, perché da qui
attingiamo la linfa per il nostro impegno. E' molto bello vedere
quanto è forte l'affetto e l'attenzione che le autorità civili e
religiose e in generale tutta la popolazione, ci riservano. Sì,
siamo testimoni del mondo, di tante ingiustizie che vediamo e che a
volte subiamo. Amiamo i popoli dove Dio ci ha mandato, soffriamo
con loro, gioiamo con loro, combattiamo con loro. Godiamo delle
reciproche differenze. Ci sentiamo responsabili di tutto e di
tutti. E come ci ha cambiato la missione! Siamo partiti con il
nostro bagaglio di certezze, e oggi, dopo tanti anni, ci sentiamo
più fragili e più umili. Ma nel contempo ci sentiamo anche più
saldi e fiduciosi. Siamo araldi della vostra sensibilità e
generosità.»
Monsignor Manzana, originario di Mori, ha ricordato i primi
«missionari», a partire dall'apostolo Paolo.
«Gli Atti degli Apostoli sono il paradigma di ogni esperienza di
fede - ha detto - . E sempre portiamo la comunità trentina nel
nostro cuore, perché da qui siamo partiti per aprirci a tutto
l'uomo, nella sua pienezza, nella sua umanità, come Gesù ha fatto.
Nel tornare, in questi giorni, ci sentiamo accolti e sostenuti, sul
piano spirituale e materiale. Al tempo stesso oggi ci sentiamo un
ponte fra culture diverse; non siamo solo trentini, non siamo
brasiliani, peruviani, americani. Siamo uomini di più culture,
posti al servizio del mondo e della vita, nelle sue tante
manifestazioni, e vogliamo dare, in questi giorni, il meglio di noi
a ciascuno.»
«Dei grandi problemi che viviamo oggi nel Nord e del Sud del mondo
molti sono comuni - ha detto invece monsignor Panizza - , e uno
dei principali è quello dell'identità. Ringrazio per questo
incontro, perché mi ha aiutato proprio a riscoprire la mia
identità. Sono nato ligure, sono diventato trentino, davvero
camminando 'sulle strade del mondo'. Tutti noi che abbiamo lasciato
la nostra terra ci sentiamo un po' come San Vigilio, che ha portato
in dono a queste valli la fede. La fede è responsabilità: non
possiamo tenerla per noi, dobbiamo portarla al mondo, dobbiamo
trasmetterla. La grande sfida lanciata dai vescovi dell'America
Latina è questa: la missione non finisce mai, ed è ovunque. La
nostra vita dev'essere la nostra missione.»
Infine il presidente Lorenzo Dellai, che ha portato il benvenuto ai
missionari e alle missionarie da parte di tutti i trentini e ha
ringraziato l'assessore alla solidarietà internazionale e
convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, che segue fin dall'inizio
l'iniziativa.
«Questo non è un evento spot, non ha nulla di effimero - ha detto
Dellai -, è un momento importante di riflessione e di
testimonianza, e serve in primo luogo al Trentino, chiamato oggi a
confrontarsi con problemi e cambiamenti di vasta portata. Perché
questa manifestazione? In primo luogo per dirvi un grazie corale e
sincero, che compensa solo in minima parte il grande valore della
vostra esperienza. Un grazie che è a sua volta in un'assunzione di
responsabilità, da parte di una comunità che non intende perdersi
nelle derive del cinismo e dell'egoismo.
«Inoltre noi siamo convinti che in questa settimana sia possibile
dare ulteriore forza e convinzione a quella straordinaria rete di
esperienze di cooperazione allo sviluppo che le associazioni
trentine hanno costruito negli anni. Una rete che è parte di quella
più vasta cultura della solidarietà che viene alimentata da tutti,
istituzioni, enti pubblici, cittadini una cultura che la Provincia
non abbandonerà mai. Infine, continuiamo a portare avanti questa
manifestazione perché siamo convinti - come abbiamo ribadito anche
in occasione dell'ultima festa dell'Autonomia - che possiamo
essere autonomi eppure al tempo stesso aperti agli altri.
«La crisi economica globale suscita incertezze e paure per il
futuro. Il rischio è che tutto questo produca una sorta di
regressione culturale, di ripiegamento; ci sono segnali inquietanti
in tutta Europa di questa involuzione. Se succedesse anche da noi
sarebbe la fine dell'Autonomia così come l'hanno concepita i nostri
padri, un'Autonomia fatta di assunzione di responsabilità.
«Credo quindi che sentire la vostra testimonianza possa
rappresentare un antidoto che noi assumiamo per neutralizzare
questi rischi, o quantomeno renderli meno insidiosi. Tre buone
ragioni dunque per continuare su questa strada e un grande grazie,
di nuovo, a tutti colori che portano avanti i valori della
solidarietà e della condivisione, che sono valori fondanti
dell'identità trentina.»
La manifestazione prosegue nel pomeriggio, alle ore 15 con
l'apertura degli stand delle associazioni di volontariato trentine
che operano in America Latina, presso la casa-base dell'evento, in
piazza Duomo a Trento.
Alle 18.30, sempre in piazza Duomo, l'inizio della rassegna di
cinema latinoamericano (sarà presente il regista brasiliano Marcel
Cordeiro) e alle 20.30 i video realizzati dai giovani del Servizio
civile volontario nell'ambito del progetto «Es.ser.ci nel mondo
Plus», coordinato dall'Ufficio servizio civile della Provincia,
assieme alla Scuola di formazione alla solidarietà internazionale e
a Wasabi.
Alle 17, in sala Depero, invece, il primo degli incontri pubblici a
tema, dedicato a «Economia ed ecologia».