Storie di donne, letteratura di genere/ 109 – Di Luciana Grillo

Edgarda Ferri, «Guanti bianchi» – Il primo capitolo è datato 28 giugno 1914, giorno del drammatico attentato di Serajevo...

Titolo: Guanti bianchi
Autrice: Edgarda Ferri
 
Editore: Skira, 2014
Collana: Narrativa
 
Pagine: 182, rilegato
Prezzo di copertina: € 15
 
182 pagine, 7 giorni: è questo lo spazio e il tempo in cui si dipana la storia narrata con l’abituale padronanza da Edgarda Ferri, attenta conoscitrice e osservatrice della famiglia d’Asburgo, già autrice di una biografia lucida e assai avvincente dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Il primo capitolo è datato 28 giugno 1914, giorno del drammatico attentato di Serajevo che diede avvio alla prima guerra mondiale.
Ma in queste pagine la guerra, il mondo, l’Europa, le alleanze e i tradimenti sono lontani: al centro del breve romanzo è Alfred di Montenuovo, Gran Ciambellano di corte, a cui spetta l’onore e l’onere di organizzare le esequie dell’Erede di Francesco Giuseppe e della moglie morganatica Sophie Chotek, molto amata, sposata esattamente quattordici anni prima, con «un rito riservato all’appartenente a una casa regnante che sposava un altro di condizione inferiore».
 
Per Montenuovo, anche i funerali dovranno essere «diversi», a Sophie non si potrà perdonare la sua «inferiorità»: e su tutto Alfred veglierà attentamente, perché nessun onore le sia tributato.
Intanto, a Vienna «non si è formata alcuna atmosfera luttuosa… non c’era stata nessuna manifestazione di sdegno; e di lì a poco, tutto era ripreso come se niente fosse accaduto.
«Ci vuole altro, del resto, per intristire o preoccupare Vienna. Spensierata, leggera, oggi si gode la festa dei santi Pietro e Paolo, il sole splendente, l’aria profumata di albicocche mature, i piccoli fiori…, le aiuole che costeggiano il tram rosso e bianco che fa il giro del Ring…»
La Ferri descrive con consumata abilità i caffè all’aperto dove, come in un valzer, si incrociano musicisti e architetti, pittori, mogli, fidanzate e vedove, come Alma Schindler, «recente e già consolata vedova di Gustav Mahler», figlie e miliardarie come «Adele Bloch Bauer, la prima ad aver indossato lo smoking a Vienna», le case come quella di Sigmund Freud «il dottore che cura le anime…» che si aprono, «ogni mercoledì sera… agli allievi e assistenti per capire i motivi che spingono al suicidio molti giovani appartenenti all’Impero».
 
Altra atmosfera a Trieste dove le bare – «due identici catafalchi circondati da alti candelabri con i ceri già accesi» – sono onorate da bandiere a mezz’asta, salve di cannoni, reggimenti schierati, marinai con fascia nera al braccio, alti ufficiali, scolaresche assiepate.
«Tutti gli uffici pubblici sono chiusi per lutto cittadino… il silenzio è profondo… E questo rito mattutino, sulla riva del mare, mentre gli uomini tacciono e le sirene delle navi emettono un lungo, desolato lamento, ha una sua bellezza sublime, una sua ineguagliabile nobiltà.»
 
È solo quando le bare sono in viaggio da Trieste a Vienna che la Ferri ci spiega chi sia davvero quel crudele, freddo, cinico Montenuovo che vuole negare a Sophie ogni forma di riguardo, ogni omaggio… Alfred, vittima di una società severa e ottusa, discendente bastardo di Maria Luigia che, ancora legittima moglie di Napoleone, aveva generato due figli con il generale Albert di Montenuovo, «ottimo generale, principe stimatissimo… trattato bene: ma fuori.
«Nel palazzetto al numero 6 della Lowestrasse, letteralmente a due passi dalla Hofburg. Un estraneo. Soffrendo l’avvilimento e l’umiliazione fino a diventare pazzo.»
Alfred, «l’Asburgo dimezzato e bastardo», ha vendicato suo padre, «è riuscito a superare ogni barriera…, diventando l’arbitro del destino dei suoi stessi parenti…» e si prepara, una volta concluse le cerimonie funebri, ancora una volta ad assistere l’imperatore che lui, proprio lui, accompagnerà nell’ultimo viaggio, fino alla cripta dei Cappuccini.
 
Luciana Grillo
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