Storie di donne, letteratura di genere/ 338 – Di Luciana Grillo

Erika Maderna, «Con grazia di tocco e di parola. La medicina delle sante» – Dopo l'accurata indagine sulla strega, l'autrice esplora qui la figura della santa

Titolo: Con grazia di tocco e di parola. La medicina
            delle sante


Autrice
: Erika Maderna

Editore: Aboca Edizioni 2019
 
Pagine: 140, illustrato, Brossura
Prezzo di copertina: € 19,50
 
«La storia delle donne è una navigazione senza approdi definitivi, che implica un continuo ininterrotto salpare»: così Erika Maderna ci introduce nel mondo della medicina delle sante e comincia col presentarci Ildegarda di Bingen, «una figura di eccezionale statura» che si autodefiniva una «piccola creatura femminile» ma che i suoi contemporanei chiamavano sibilla.
Di Ildegarda Maderna parla in vari momenti della narrazione, considera lei, insieme a Fabiola di Roma, Elisabetta di Ungheria, Francesca Bussi e Caterina Fieschi, donne «dalla tempra eccezionale, non soltanto paladine del cristianesimo, ma protagoniste di grande statura intellettuale, spirituale politica… protagoniste della propria vita, nonostante le circostanze storiche di repressione imposta al mondo femminile in termini di autonomia e libertà personale».
 
Maderna sottolinea più volte che i monasteri, che a noi possono sembrare luoghi di isolamento dal mondo, erano nel Medioevo «spazi vitali e straordinari… centri culturali di primaria importanza, luoghi di prestigio sociale e di potere politico, (dove) le donne hanno avuto accesso all’istruzione…la più diretta opportunità di accedere all’alfabetizzazione», mentre il monaco Paolo da Certaldo, nel suo Libro dei buoni costumi, suggeriva ai genitori comportamenti diversi a seconda del genere dei figli: «Lo fanciullo… pollo a leggere; e poi fallo studiare… E s’ella è femmina, polla a cuscire, e none a leggere…».
 
Prendendo le mosse dal passato, l’autrice vede una sorta di coincidenza fra medicina e religione; la malattia è un elemento aggressivo che entra in un corpo e che si combatte con prescrizioni religiose o magiche, con incantesimi e con farmaci che hanno a che fare con la magia, così come i miracoli.
Maderna descrive la guarigione miracolosa di una giovane donna gravida operata da santa Trofimena.
Spesso santi e sante apparivano come medici, praticavano interventi chirurgici nel sogno del paziente e non si occupavano solo del male fisico, ma anche della psiche, come nel caso di Cosma e Damiano o Ciro e Giovanni, le cui parole avevano a volte il potere di un farmaco.
 
Quanto alle donne, esse hanno subito il furto della voce, perché condannate al silenzio e dunque private «di un potere fattivo, non solo religioso ma anche e soprattutto civile».
La voce e le parole permesse si limitavano perciò alle preghiere.
È innegabile che il cristianesimo abbia ereditato dal mondo pagano pratiche e rituali, come l’uso di oggetti o reliquie appartenuti a santi e sante.
La monaca «prima di consacrarsi, era cresciuta in un ambiente famigliare dove i saperi femminili erano ampiamente condivisi, la levatrice era di casa e i farmaci si producevano autonomamente seguendo ricette tramandate di generazione in generazione».
 
Alle donne toccavano i compiti di cura, spesso attuavano vita contemplativa e vita attiva, gli hospitia erano luoghi di ricovero per deboli e ammalati in cui, come i modelli evangelici Marta e Maria, le donne preparavano e conservavano medicamenti, ma anche «opere mediche sovente prodotte e ricopiate dai monaci amanuensi».
Si ricordano sante cristiane, come santa Fredisia, «nella quale si intravede in filigrana … Venere Afrodisia…, santa Ida (Idi Romane)…» e martiri, «figure scomode, mai sottomesse, insubordinate, trasgressive… si ribellano a genitori e a fidanzati, sfidando le regole sociali che le vorrebbero spose e madri…», santa Tecla, femminista ante litteram, sant’Agata, che rifiutò le attenzioni del ricco proconsole Quinziano, oggi patrona di Catania, santa Lucia, vittima delle persecuzioni di Diocleziano, santa Margherita chiamata Marina nella tradizione ortodossa e santa Venera, il cui nome fu mutato in Veneranda dal padre, che temeva una confusione con la pagana Venere.
 
Forse questa recensione va per le lunghe, ma come trascurare la nascita di «un vero e proprio circolo culturale promosso da un gruppo di nobildonne di fede cristiana» sull’Aventino?
Poi si possono leggere le storie di Radegonda di Poitiers, di Francesca Romana, l’angelo di Trastevere e di altre medichesse e sante, donne speciali che in tempi tanto difficili hanno saputo lasciare una traccia potente nella storia.
E si possono ammirare le magnifiche riproduzioni che arricchiscono il volume e rallegrano gli occhi.
 
Luciana Grillo – [email protected]
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