Vulnerabilità sociale in Trentino: inizia l’indagine conoscitiva

Detomas: «La finalità dell’indagine è quella di accertare la situazione reale, individuando possibili azioni innovative d’intervento e studiando una pista di lavoro»

Il dott. Gino Mazzoli, per la Fondazione Franco de Marchi e la dott.ssa Ileana Olivo, sostituto dirigente del servizio politiche sociali, sono stati ascoltati nel pomeriggio di oggi dalla Quarta Commissione permanente di Giuseppe Detomas con riferimento alla mozione 124, approvata dal Consiglio il 10 maggio scorso, relativa all’affidamento all’organismo consiliare di un’indagine conoscitiva sul tema della vulnerabilità sociale in Trentino.
«La finalità dell’indagine di cui questo di oggi è il primo step», ha spiegato Detomas, «è quella di accertare la situazione reale, individuando possibili azioni innovative d’intervento e studiando una pista di lavoro.»
 
 Vulnerabilità: i nuovi poveri passati dal 5 al 30% 
Il 50% dei soldi del welfare mondiale, ha premesso Mazzoli, è investito in Europa: questo significa che il welfare è frutto di una democrazia «matura».
Mazzoli ha illustrato una serie di slides (allegate) dalle quali emerge che i «quasi» poveri che fino al 1995 erano il 5% sono oggi il 30%.
Chi sono questi poveri? Si tratta perlopiù di persone che sono indotte da una cultura diffusa a vivere al di sopra delle proprie possibilità, ad indebitarsi e di conseguenza ad impoverirsi.
Le persone di questo «ceto medio impoverito» si vergognano a chiedere aiuto perché non sono più all’altezza dello standard performante che la società richiede loro.
Ecco che la vulnerabilità è una «nuova condizione diffusa di vita» che può essere prodotta da diversi eventi non infrequenti (separazione, lutto, malattia, indebitamento ecc.): il 30% è quello che ne soffre, ma il 100% è quello che la teme.
 
 Occorre costruire nuove reti per «entrare» nelle povertà silenziose 
A Trento 60.289 lavoratori, ovvero ¼ della forza lavoro è in condizione di difficoltà (cassaintegrati e iscritti CPI).
Gli utenti dei servizi psichiatrici sono in forte aumento, così come le sofferenze bancarie, che per le famiglie, dal 2008 ad oggi sono passate dal 2,3 al 7,3%.
Dall’81 al 2013 c’è stato un forte turn over della popolazione (immigrati + emigrati), con conseguente accrescimento della difficoltà a costruire rete e di «scoesione sociale».
Altro indice di «scoesione» il rapporto matrimoni/separazioni e divorzi: il saldo è 10 a 7.
Altro dato è quello dell’evoluzione della popolazione, composta al 70% da soggetti anziani.
Accanto a questo, ha proseguito Mazzoli, si assiste ad una trasformazione del codice genetico della società, un «terremoto demografico» con una drastica diminuzione del numero dei componenti dei nuclei familiari.
Nella sostanza, abbiamo meno soldi, più problemi e meno reti. La soluzione è generare risorse, intercettare gruppi di persone costruendo oggetti di lavoro non stigmatizzati (molto semplici, dove si possa intervenire ed entrare in relazione «aggirando la vera finalità dell’intervento»).
Occorre intercettare le nuove vulnerabilità diffuse (povertà silenti e non visibili), coinvolgendo nuovi attori e generando nuove risorse (anche con livelli diversi di autosostenibilità, fundraising, welfare di reciprocità, tempo gratuito erogato dai cittadini ecc.).
Tutto questo, presuppone la costruzione di una fiducia reciproca che non avviene per magia e non è semplificabile: non esiste una app, anche se può essere favorita e facilitata dalle app.
Il vero problema e insieme la vera sfida è allestire e costruire le competenze per entrare nel contesto ed attivare piccole politiche di comunità.
Sono intervenuti a porre alcuni spunti di riflessione la consigliera Violetta Plotegher e i consiglieri Graziano Lozzer, Claudio Cia e lo stesso Presidente Giuseppe Detomas.
«Abbiamo ora alcuni elementi sui quali misurare il fenomeno», ha osservato Detomas.
«Prossimo compito della Commissione sarà quello di sentire tutti i soggetti del territorio che potranno aiutarci ad approfondire la tematica ed operare quindi una sintesi.»
Non mancheranno gli istituti bancari, i servizi sociali e sanitari.
La dott.ssa Olivo ha aggiunto che come amministrazione si sta già lavorando su questi temi in stretta relazione con la Fondazione de Marchi e quindi ben venga questa spinta della Commissione verso l’approfondimento e l’accelerazione.
 
 RSA: un passo verso la sburocratizzazione 
A margine, in presenza dell’assessore competente Luca Zeni, la Commissione stato espresso parere favorevole all’unanimità alla proposta di delibera della Giunta avente ad oggetto i criteri per l’utilizzo per finalità diverse, dell’immobile destinato a RSA o altri servizi socio-sanitari.
Zeni ha chiarito che la norma va nella direzione di una sburocratizzazione del sistema: non servirà più una delibera di Giunta per l’utilizzo della struttura per sue attività funzionali.