Olimpiadi Roma 2020 addio, il Governo non le sponsorizza
Monti: «Sarebbe irresponsabile farlo pesare agli Italiani, dopo la manovra che hanno accettato per sanare il bilancio dello Stato»
La decisione del Governo di non appoggiare la candidatura di Roma a ospitare le Olimpiadi nel 2020 lascia perplessi un po’ tutti (a parte lo stesso Monti, supponiamo).
Nulla da ridire sulle Motivazioni del Presidente del Consiglio, anche se è oggettivamente impossibile esprimere oggi un parere per qualcosa che accadrà fra otto anni.
Due le cose che lasciano perplessi.
I costi delle Olimpiadi, che crescono sempre più e in maniera esponenziale, nonché la difficoltà dei nostri manager a fare business con un evento mediatico così potente da galvanizzare il mondo intero per un mese.
Parlare della cifra stratosferica di 5 miliardi, pare quasi impossibile. E ci piacerebbe conoscere i dettagli delle voci di spesa, anche perché prima o poi si dovrà fare marcia indietro e tornare agli antichi valori delle Olimpiadi.
Che le strutture romane nate per l’edizione del 1960 avessero bisogno di una rinfrescatina e di un allargamento, era fuori discussione. Ma che si debba parlare di una cifra che assomiglia a una manovra finanziaria, è al di fuori di ogni logica sportiva.
È vero che le specialità sportive accreditate crescono edizione dopo edizione, ma ci domandiamo per quale motivo si debbano costruire strutture che – a Olimpiadi concluse – non sappiamo che cosa farcene.
L’altro aspetto è il fatto che non sia stato prodotto un business plan credibile, cioè capace di dimostrare che la cifra era coerente con le previsioni di incasso e di redemption in termini di immagine e di PIL nazionale.
Sì, perché il Governo ha respinto la richiesta sostanzialmente perché sa che alla fine dovrà metterceli lui.
D’altronde, a vedere gli interlocutori di Monti, non ce la sentiamo di dargli torto. E a guardare i pochi risultati generati dalla fantastica vittoria dell’Italia ai Mondiali di Calcio del 2006, dobbiamo prendere atto che siamo dei dilettanti.
Resta il fatto che Roma e l’Italia hanno perso una grossa opportunità, che abbiamo un Capo del Governo che dice sempre di no quasi per mandato presidenziale, che non siamo in grado di fare business dove tutto il resto del mondo lo fa.
Più che perplessi, ci sentiamo depressi.