Be-diversity, un’attitudine mentale alle differenze
Arte e scienza si intrecciano al MUSE per stimolare l’attitudine mentale alle differenze, oltre la biodiversità
Wim Delvoye (BE), Christian Jankowski (DE), Giancarlo Norese (IT), Khaled Ramadan (LBN), Oliver Ressler (AT), Avelino Sala (ES), Åsa Sonjasdotter (SE) Nell’anno di Expo Milano 2015 dal 18 luglio al 30 settembre una mostra e una piattaforma di discussione proposte dall’artista Stefano Cagol trasformano il MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, in uno spazio di discussione aperto alle più differenti contaminazioni: arte e scienza si intrecciano per stimolare un’attitudine mentale alle differenze, oltre la biodiversità. |
«Salvaguardare il futuro del pianeta e il diritto delle generazioni future del mondo intero a vivere esistenze prospere e appaganti è la grande sfida per lo sviluppo del 21° secolo. Comprendere i legami fra sostenibilità ambientale ed equità è essenziale se vogliamo espandere le libertà umane per le generazioni attuali e future.»
È questo l’incipit della Carta di Milano, il documento realizzato nei mesi precedenti a Expo che elenca diritti e impegni che i cittadini possono sottoscrivere per tentare di risolvere il problema del cibo e della malnutrizione in alcune parti del mondo.
Un manifesto collettivo - dunque - che cerca di sensibilizzare le persone sul tema alla base di Expo, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita.
Anche il Muse di Trento abbraccia questa sfida, muovendosi, nei mesi di Expo Milano 2015, fra numerosi filoni di indagine, dalla scienza, all’arte, alla tecnologia, con un’attenzione agli intrecci fra gli elementi locali e globali del dibattito.
Si inserisce in queste riflessioni il contributo dell’artista Stefano Cagol che, per la prima volta nella veste di curatore, entra negli spazi del MUSE per mettere in comunicazione un variegato corpus di opere di affermati artisti internazionali, selezionate per la loro capacità di tematizzare argomenti come la biodiversità, la sostenibilità, l’ecologia, il cibo e il futuro del pianeta.
Be-diversity, neologismo coniato dallo stesso Cagol durante un intervento lo scorso anno presso la Goldsmiths University di Londra, dà il titolo alla mostra che inaugura sabato 18 luglio e sarà visibile al secondo piano del Museo fino al 30 settembre.
«Be-diversity è un termine iconico – commenta Stefano Cagol – che sostituisce la parola bio nel composto biodiversità con be, essere, aprendo a molteplici letture. Nel progetto ho scelto di presentare opere importanti di colleghi artisti che ho incontrato sul mio percorso.
«Di immediata lettura, sono metaforiche e con minimi spostamenti di significato aprono a più approfonditi spunti di riflessione sul presente e il nostro futuro, componendo un esteso mosaico. Arte non fine a se stessa, ma capace di dare il suo contributo al dibattito attuale.»
Fra le opere in mostra, alcune perle come il film «Leave it in the ground» (2013) di Oliver Ressler, che propone un approccio critico all'ecologia concentrando l’attenzione sull’influenza dello sfruttamento del mare e dei giacimenti di petrolio sulla pratica della pesca.
L’opera, in anteprima in Italia nella sua versione sottotitolata in italiano, è stata ospitata quest’anno anche al Tromso International Film Festival (Norvegia).
Sul tema dell’acqua si concentra anche il video (2015) dell'artista libanese Khaled Ramadan, già co-curatore di Manifesta 8, che riflette sui comportamenti delle comunità culturali legate alla natura e, quindi, influenzate dai suoi cambiamenti, come i pescatori cambogiani che appartengono alla minoranza musulmana Cham.
La natura umana e le leggi dell’uomo influenzano la biodiversità: si muove su questo fronte l’esplorazione di The Order of Potatoes di Åsa Sonjasdotter. L’artista, che nel 2014 ha vinto il premio COAL per l’arte ambientale, si concentra da sempre sui temi della diversità, del potere, della conoscenza.
Nel grande prato che abbraccia il MUSE e il cinquecentesco Palazzo delle Albere farà crescere, sotto gli occhi del pubblico in visita al Museo, particolari varietà di patate vietate all'interno dell'Unione Europea per la circolazione commerciale.
La prospettiva di Avelino Sala instillerà nel visitatore una precisa domanda: la cultura fa mangiare? Nel video in mostra l’artista rappresenta un gruppo di cani che si ciba letteralmente della parola CULTURE (cultura).
In questo dialogo fra opere si inserisce anche Giancarlo Norese con un’installazione tanto semplice quanto enigmatica.
Nell’ironico video The Hunt (La caccia), di Christian Jankowski, invece, l’artista viene ripreso mentre si procaccia il cibo con arco e frecce all’interno di un supermercato, mentre il macchinario ideato da Wim Delvoye e chiamato Cloaca ricrea con estrema fedeltà il funzionamento di un apparato digerente.
«I percorsi di conoscenza – sottolinea il direttore del MUSE, Michele Lanzinger – quelli che portano alla consapevolezza e quindi all’azione, non sono sentieri che portano isolati a questo o quel risultato. Non esiste una via biochimica, matematica o naturalistica capace di portare verso una soluzione.
«Se il metodo scientifico è lo strumento che ci permette di capire e di prevedere i processi del mondo reale, la scelta di un modello da perseguire non procede solo per definizioni o formule. L'esercizio della critica, il riconoscimento di un orizzonte morale, la definizione di uno scenario desiderabile, tutto ciò non è riconducibile alla sola applicazione di un algoritmi.
«Il superamento di una cultura separata fra cultura scientifica e umanistica è un retaggio da superare a favore di un meticciato capace di dialogo tra fatti e progetti, tra desiderio e plausibilità. Accogliere una sensibilità artistica all'interno di un museo delle scienze è per questo, un esperimento pensato per attivare tutti i sentieri di conoscenza che la cultura sa produrre.»
Il progetto di Stefano Cagol si svilupperà attraverso una parte espositiva e una piattaforma online immaginata come luogo di incontro virtuale fra ricercatori, curatori, politici, filosofi per riflettere ed esprimere la loro opinione sui temi sollevati dal progetto.
Per tutta la durata della mostra verranno proposti incontri pubblici per stimolare il dibattito attorno alle opere proposte; gli spunti verranno visualizzati in progress all’interno del percorso espositivo.