Marco Filippone e «Il calzino spaiato» – Di Daniela Larentis

Il libro è una metafora paradossale della vita, un messaggio di libertà di pensiero lontano da pregiudizi e stereotipi – L’intervista all’autore

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«Il calzino spaiato - Metafora paradossale della vita» è un libro scritto da Marco Filippone, edito da Reverdito (2019).
Quella raccontata è una storia di trasformazione e di rinascita che affronta ironicamente temi di attualità come l’amore per l’ambiente, per se stessi e per gli altri.
Un accadimento dà il via alla narrazione: un calzino perde il gemello dopo il lavaggio, scontento della sua solitudine deciderà di intraprendere un viaggio alla ricerca del fratello perduto.
Una ricerca niente affatto facile, proprio come settare il giusto programma di una lavatrice: delicato, misto, risciacquo o centrifuga?
Condividiamo pienamente i valori che veicola, a partire dall’idea di riutilizzo, del resto la consapevolezza del fatto che le risorse naturali non siano più sufficienti mette in discussione lo stile di vita di ognuno di noi, bisognerà al più presto cambiare prospettiva e rivalutare una vita più sobria, limitando al massimo gli sprechi.
 
Il volume è illustrato dallo stesso autore di cui evidenziamo alcune note biografiche prima di passare all’intervista.
Nato a Trento nel 1966, Marco Filippone disegna e scrive fin da bambino, facendo divertire compagni di scuola e amici.
Finite le scuole e passato un triennio nei carabinieri si dedica all’attività familiare, gestendo una pizzeria.
Ma è solo all’età di 40 anni che decide di percorrere una nuova strada, conseguendo il diploma di fumettista.
Realizza varie mostre, partecipa ad alcuni spettacoli multimediali, disegna concept e character design per alcune aziende, è vignettista per un quotidiano on- line e scrittore.
«Il calzino spaiato» nasce per gioco scrivendone alcune puntate sui social. Un appuntamento da caffè del mattino che, apprezzato dai followers, ha stimolato l’autore a realizzarlo in forma definitiva su carta.
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 

 
Come è nata l’idea di dare vita alla narrazione?
«È nata per caso, in una classica giornata in cui si ritirano gli indumenti dalla lavatrice cercando poi di stenderli. Come spesso accade, quando arriva il turno dei calzini ci si accorge che qualcuno manca all’appello.
«A quel punto ho immaginato di essere io un calzino e di chiedermi dove fosse finito mio fratello, iniziando quasi per gioco a scrivere su Facebook l’inizio della storia.»
 
E poi come è arrivato a pubblicare il libro?
«A quella prima puntata ne sono seguite altre, ho iniziato a parlare del calzino e della sua ricerca, stimolando la curiosità di chi mi seguiva sui social. A un certo punto ho pensato di scrivere un libro.»
 
C’è un messaggio di fondo che ha voluto trasmettere attraverso il libro?
«Ho voluto immaginare di essere una sorta di extraterrestre in visita sulla terra, simbolicamente un calzino, il quale semplicemente osserva e si pone delle domande senza pregiudizio, guardando le cose che lo circondano e che incontra lungo il cammino.
«I temi toccati sono l’ambiente, l’idea del riutilizzo, del riciclo, in un mondo dove spesso si viene buttati via, si viene sostituiti. È un libro che parla di amore, di amicizia ma anche di trasformazione, un processo che può renderci migliori.»
 
Per quanto riguarda il tema dell’ambiente, cosa ha voluto sottolineare?
«Ho voluto trasmettere un messaggio di speranza, veicolando l’idea che si possa ancora fare qualcosa di concreto per salvare la situazione drammatica che stiamo vivendo.
«Spesso si gettano via cose ancora utilizzabili che hanno solo qualche difetto, basterebbe aggiustarle per prolungarne la vita oppure potrebbero essere trasformate in qualcosa di nuovo.»
 
Come immagina il futuro?
«Credo che si dovrà un po’ tornare indietro per poter andare avanti, nel senso che si dovrà tornare a uno stile di vita più semplice che comprende anche l’idea di un minor spreco e un’attenzione maggiore per l’ambiente.»
 
Progetti editoriali futuri?
«Ho iniziato la continuazione della storia, ho anche altri racconti in corso nei quali mi piace dare vita agli oggetti, vedremo…»

Daniela Larentis - [email protected]