«La Bisca nel 90° della Fondazione» – Di Daniela Larentis
Il Centro D’Arte La Fonte dedica un volume al leggendario complesso musicale di Caldonazzo – Intervista a Waimer Walter Perinelli, presidente dell’associazione
La Bisca negli anni ’50 diretta dal fisarmonicista Emilio Bort. In piedi: Italo Chiesa, Quirino Bort, Camillo Campregher; seduti: Ettore Ciola, Davide Murari, Emilio Bort, Lino Nicolussi, Vittorino Sartori.
Vi è una pagina della storia di Caldonazzo, nota località turistica del Trentino, poco conosciuta ma talmente importante e significativa da dover essere raccontata.
A farlo ci ha pensato l’associazione culturale Centro D’Arte La Fonte, dedicando al leggendario complesso caldonazzese un prezioso ed esaustivo volume dal titolo «La Bisca nel 90° della Fondazione», a cura di Beppi Toller, Waimer Walter Perinelli, Roberto Murari.
Il complesso musicale, simbolo identitario del territorio, ha celebrato la passione per la musica, accompagnando per molti decenni i riti di socializzazione degli abitanti della comunità trentina.
A parlarcene è il noto giornalista e critico teatrale Waimer Walter Perinelli, presidente dell’associazione culturale, nonché coautore del volume.
Una considerazione prima di passare all’intervista.
Per comprendere appieno il senso di celebrare attraverso una pubblicazione il ruolo che ha avuto la Bisca, ossia assegnarne un significato, occorre riflettere sul concetto di cultura.
La cultura è un concetto polisemico che ha a che vedere con la sfera dei significati e con l’agire delle persone, con il loro essere immersi in un sistema sociale in continua evoluzione e ridefinizione.
La Bisca può essere pensata come il frutto di qualcosa di più grande del significato che le si può facilmente attribuire, contribuendo a costituire uno sguardo comune sulla realtà territoriale su cui si fonda l’identità degli abitanti di Caldonazzo.
Dal punto di vista individuale, inoltre, ha dato la possibilità ai diversi componenti di esprimere sé stessi, non va dimenticato che vivere una vita soddisfacente si concretizza nella possibilità che ognuno di noi ha di vivere le relazioni umane e sociali e di dispiegare le proprie potenzialità.
È anche per queste ragioni che non la si può certo considerare solo un complessino musicale di paese, ma molto più di questo.
Curiosi di saperne di più, abbiamo il piacere di porgere a Waimer Walter Perinelli alcune domande.
I Magnifici 7 della Bisca a Monterovere nel 1973. In alto: Vittorino Sartori, Camillo Campregher, Italo Chiesa, Luigi Begher; seduti: Ettore Ciola, Davide Murari e Lino Nicolussi.
Come nasce l’idea di una pubblicazione dedicata a un gruppo di artisti di paese dediti alla musica e al loro leggendario complesso musicale?
«Innanzitutto un ringraziamento va fatto al Comune di Caldonazzo e alla Cassa Rurale Alta Valsugana per aver creduto in questo progetto e per il loro sostegno; in questo periodo di emergenza sanitaria il loro aiuto è stato davvero prezioso.
«L’artefice di questo libro è Roberto Murari, figlio di uno degli orchestrali, senza la sua capacità di raccogliere e catalogare documenti vari e fotografie questo volume non sarebbe mai nato, lui è stato bibliotecario a Caldonazzo per una vita, durante i lunghi anni di attività ha avuto modo di raccogliere molto materiale.
«Sono stati in molti, inoltre, a consegnare i tanti ricordi dei propri cari, componenti dell’antica Bisca. Beppi Toller, il terzo coautore, è un noto storico locale che ha fornito un importante contributo storico; è stato sindaco di Caldonazzo per un lungo periodo, peraltro ha scritto diversi libri su Caldonazzo.
«Io non sono autoctono ma mi considero di adozione caldonazzese. Tutti e tre facciamo parte del Centro d’Arte La Fonte, quest’idea del libro è nata in questo contesto e si è sviluppata nell’arco di un paio d’anni, fra raccolta ed elaborazione del materiale.»
Quando si è formata e da chi era composta la Bisca?
«Questo complessino musicale, destinato a diventare leggenda nella vita di Caldonazzo, si è formato nel 1930 in maniera spontanea, frutto di un interesse per la musica e della passione per il ritrovo di alcuni abitanti che amavano esercitarsi con vari strumenti e che avevano voglia di divertirsi.
«La Bisca è nata in un momento molto particolare, già prima, nel 1928, il nostro fondatore Luigi Prati Marzari, poi emigrato in Brasile, aveva formato un’orchestrina di carattere jazzistico.
«Una volta ci si trovava nella caneva, si mangiava e si beveva stando in compagnia, molti dilettanti suonavano per il proprio piacere e quello della propria famiglia; un giorno alcuni di loro hanno deciso di mettersi assieme e di fondare questa orchestrina, uniti dall’amore per la musica e dalla passione per il canto e le tradizioni popolari.
«Vorrei ricordare che già nel 1904 a Trento era stato fondato il complesso mandolinistico del Club Armonia, diventato poi famoso, e a Caldonazzo, nel 1907, era stata fondata una banda giovanile destinata a diventare il Corpo Bandistico oggi patrimonio culturale della comunità.»
Quali strumenti suonavano i «Biscaroi»?
«Suonavano la chitarra, il mandolino, la mandola, il violino, la fisarmonica, il contrabbasso. L’obiettivo era il divertimento, il desiderio di allietare le feste dei compaesani.»
Che ruolo aveva all’epoca e cosa rappresentava per gli abitanti di Caldonazzo?
«Era importantissima, come adesso il coro o la banda, tutti i paesi avevano e hanno una banda musicale; Il Corpo Bandistico viene chiamato tuttora nelle ricorrenze ufficiali in Trentino, come nelle realtà antropologiche religiose del resto d’Italia e del mondo.
«La Bisca ha una fondazione meno formale, non istituzionale, veniva chiamata nelle feste campestri, nei matrimoni, magari non per la grande processione di paese, rivestiva comunque un ruolo identitario e di socializzazione. Veniva riconosciuta dai paesani, era molto apprezzata e richiesta.»
La Bisca, 1973. In piedi: Davide Murari, Italo Chiesa, Luigi Begher, Vittorino Sartori; di schiena Ettore Ciola; seduti: Camillo Campregher e Lino Nicolussi.
Come mai è stato scelto questo nome?
«Circolano varie leggende sulla nascita del nome, anche io e gli altri coautori ci siamo interrogati a tale riguardo durante la stesura del libro; è un nome che richiama il mondo della socialità, del divertimento, non è inteso a Caldonazzo in senso trasgressivo.
«Chiaro che nell’immaginazione collettiva la Bisca è un luogo che richiama il gioco d’azzardo, l’illegalità, un concetto che però non lega con lo spirito giocoso e la sensibilità dei Biscaroi.
«Nella seconda di copertina ho voluto inserire una poesia del dottor Romano Ianeselli che dà quest’idea, alcuni versi della satira sottolineano questo accento: […] Ma sulla curva avvenne un gran fracasso| gh’era la Bisca n’castrada nel contrabasso| e i “do mori” sparsi for per le giare\ en mezzo ai mandolini e alle chitarre […].»
Lei nel suo intervento critico racconta che quando pensa alla Bisca e al suo nome le vengono in mente due immagini, una pittorica e l’altra musicale…
«Questo è stato un tentativo da parte mia di collegare le due arti, l’anima pittorica del Centro d’Arte La Fonte con la musica che la stessa associazione vuole omaggiare attraverso il libro. La speculazione è nata attorno al nome la Bisca, al tentativo di capire perché si chiamasse così.
«Nella pittura la rappresentazione più frequente è quella della truffa, sono spesso immortalate persone che giocano per soldi ma anche per divertimento, pensiamo a Paul Cezanne e ai Giocatori di carte oppure al quadro di Fernando Botero in cui tre giocatori di carte si contendono la posta o ancora al famoso quadro del Caravaggio I bari, dipinto nel 1594; c’è quindi un collegamento, una ricerca anche pittorica dell’ambiente della Bisca.
«La pittura da sempre prende ispirazione anche dalla musica. Come dicevo prima, la Bisca è da intendere come luogo di gioco, di ritrovo spensierato, di socialità, come lo erano le feste di paese e i Filò.»
Chi erano i protagonisti delle pagine dedicate a questo complesso musicale? Può citarne qualcuno a titolo esemplificativo?
«Tutti i protagonisti citati nel volume sono importanti. Dal punto di vista culturale vorrei ricordare Umberto Mattalia, uno storico che ha scritto un bellissimo volume su Caldonazzo, insegnante, lui stesso suonava il violino. Tra i fondatori va citato Davide Murari, primo mandolinista e direttore della Bisca, nonché padre di Roberto Murari.
«Italo Chiesa era molto conosciuto in paese, così come Ettore Ciola, entrambi mandolinisti. C’era poi Quirino Bort che suonava la mandola e i tre chitarristi Vittorino Sartori, Lino Nicolussi e Fausto Campregher. Dopo il 1945 entrarono a far parte del complesso altri suonatori come Luigi Begher, Emilio Bort, Bruno Castagnoli, Giuseppe Gasperi e Gualtiero Menegoni.
«Nel 1980, anno in cui Mattalia ricordava la nascita della Bisca nell’intervento riportato in catalogo, i componenti del complesso musicale erano: i mandolinisti Italo Chiesa, Castagnoli Bruno, Campregher Camillo (mandola); lo stesso Umberto Mattalia, primo violino, e Valentini Romeo (secondo violino), i chitarristi Sartori Vittorino e Campregher Giuseppe, nonché Giuseppe Gasperi (basso).»
Che musica veniva eseguita?
«Il complesso a plettro la Bisca eseguiva musica popolare, musica da ballo soprattutto, polka, mazurca, tango, walzer. La colomba bianca, per fare un esempio, veniva anche cantata con parole, adattate da loro, che narravano un po’ di vita di paese.»
Disegno dell’artista Pietro Verdini.
Nel volume è pubblicata la foto di un disegno di Pietro Verdini che accompagnava il testo di un articolo di Luciano Decarli dedicato alla Bisca. Può condividere un commento riguardo all’opera?
«Il primo commento che sorge spontaneo riguarda la generosità di Pietro Verdini. Gli era stato chiesto un disegno per un manifesto e lui disinteressatamente lo ha realizzato e donato.
«Avendo trovato la foto della locandina che rappresentava proprio la Bisca, abbiamo pensato di inserirla nel libro: è bellissima.
«Nella sua opera grafica Verdini riesce a trasmettere il senso del complesso musicale. Si vedono due coppie che ballano, i suonatori, il campo, il movimento della natura intorno a loro. Tutto sta a suggerire il divertimento, la spensieratezza, l’atmosfera festosa.»
Il libro è pubblicato dal Centro D’Arte La Fonte, di cui lei è presidente; appena la situazione legata alla gestione della pandemia lo consentirà ci sarà una presentazione ufficiale?
«Certamente! È prevista a giugno, probabilmente si terrà all’aperto. Abbiamo già organizzato la stagione estiva, come peraltro era stato fatto l’anno scorso, purtroppo abbiamo dovuto sospenderla a causa della pandemia. Nell’occasione suonerà la Bisca Bis.»
Da chi è composta?
«La Bisca Bis è composta da: Roberto Murari alla mandola, Paola Giusti al violino, Silvano Rigon al mandolino, l’ultimo sopravvissuto della vecchia Bisca, lui vi era entrato giovanissimo, negli anni Ottanta; poi, da Paolo Zanghellini, Mario Castagnoli, Fabio Casagranda e Ivo Andreatta alla chitarra, Giuseppe Fontanari al basso.»
Progetti futuri legati al Centro D’Arte «La Fonte»?
«Se andrà tutto bene, a giugno saremo a Verona, a Palazzo della Gran Guardia, presenti per una mostra sulla pittura del Novecento- artisti da salvare; pensiamo di portare un paio di artisti di Caldonazzo, Romualdo Prati e Giuseppe Angelico Dallabrida, non più di due opere per artista. Per quanto riguarda le pubblicazioni, in questo momento siamo fermi; Beppi Toller sta lavorando a un libro sui personaggi di Caldonazzo.
«Riprenderemo i progetti sospesi, una galleria privata di Verona ci ha chiesto di partecipare a una mostra a cui collaboriamo, verrà organizzata da loro a Palazzo Trentini, porteremo artisti non solo di Caldonazzo.»
Daniela Larentis – [email protected]