Un selfie... per esserci – Di Giuseppe Maiolo
Potrebbe essere lo sforzo da compiere per non essere dimenticati e allo stesso tempo una sorta di psuedo-cura per combattere l'insicurezza e l'isolamento
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Pare che una delle parole più usate in questo ultimo tempo sia «selfie».
Una volta si chiamava «autoscatto», ma era più lungo come vocabolo e anche più complesso come atto fotografico.
Prima ancora c'era l'autoritratto. In ogni caso ogni volta si trattava di un modo per mostrarsi al mondo e presentarsi.
Oggi il selfie più che una moda è un'usanza comune, una comodità e una consuetudine, ma anche una dichiarazione. Un modo per dire al mondo: ci sono anch'io. Perché nell'epoca dei Socialnetwork non esisti se non ci sei in rete con una foto o con un video.
La parola «selfie», che è entrata a pieno diritto nella nostra lingua come dice lo Zingarelli, «è foto scattata a se stessi specialmente con uno smartphone». La potremmo leggere come un gesto di autonomia e un segno della nostra capacità di essere con gli altri, di partecipare o, come si dice ora, «condividere».
Ma vien da domandarsi se non sia la rappresentazione moderna di quel diffuso narcisismo che sembra interessare sempre di più l'intera comunità.
Un tratto della personalità, quella del narcisismo, che indubbiamente appartiene a tutti, ma che come disturbo è stato di recente derubricato dal nomenclatore psichiatrico americano delle patologie della psiche.
Eppure quell'Io gonfiato e ingombrante, che è la dimensione più significativa del narcisismo, è sempre più visibile e diffuso nella nostra società.
Si moltiplicano un po' ovunque non solo l'attenzione e l'amore per se stessi, che sono ingredienti utili all'autostima, ma soprattutto quegli atteggiamenti smisurati di auto compiacimento o di ammirazione delle proprie capacità con poca autocritica.
Da qui, ma non solo, potrebbe nascere la riduzione del disturbo narcisistico: se tutti siamo un po' Narcisi, nessuno è più patologico! Ma non credo che vi sia solo questa ragione al fatto che il narcisismo non abbia più connotazioni disagevoli.
Il selfie però è uno specchio dei tempi, qualcosa che riflette la necessità collettiva di far fronte alla solitudine mostrandosi in scena 24 ore su 24. Come del resto accade sempre di più, e non solo tra i giovani, alle persone che navigano costantemente sui Social con il PC e con i diversi dispositivi.
Mostrarsi in mille pose diverse, cambiare foto costantemente sul proprio profilo e aggiornare in tempo reale la comunicazione dei propri pensieri, è la rappresentazione della necessità impellente di esserci o di apparire e essere visibili.
In ogni caso di contare anche solo per un istante in un mondo sempre più affollato di icone distratte e contaminato da una pervasiva logorrea che un po' tutti ci assorda.
In fondo potrebbe anche essere che il selfie funzioni come il diffuso tentativo di richiamare l'attenzione degli altri, lo sforzo da compiere per non essere dimenticati e allo stesso tempo una sorta di psuedo-cura per combattere l' insicurezza e l'isolamento.
Giuseppe Maiolo - [email protected] - Precedenti
Prof. Giuseppe Maiolo, psicoanalista, docente di Educazione alla sessualità all'Università di Bolzano Facoltà di Scienze della Formazione.