Efficacia delle tecnologie per la riabilitazione – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con il dottor Andrea Turolla, responsabile scientifico della Linea di Ricerca «Tecnologie Innovative e Riabilitazione», Ospedale San Camillo di Venezia

Il team con al centro il dott. Andrea Turolla.
 
Tecnologia e disabilità: arti meccanici, robot e maestri virtuali per un mondo più accessibile.
La tecnologia è uno strumento cruciale per il futuro delle persone affette da disabilità. Andare in banca, chiacchierare con gli amici, leggere un giornale sono azioni che compiamo quotidianamente.
Per noi ciò è normale, fa parte della nostra vita, non è così invece per oltre un miliardo di persone nel mondo e secondo le ultime stime Istat sono più di tre milioni solo in Italia gli uomini e le donne con disabilità sensoriali, motorie e cognitive.
La tecnologia rappresenta un futuro per queste persone perché può migliorare la qualità della loro vita e favorirne il processo di inclusione sociale. E' fondamentale dunque regalare loro un'esistenza il più possibile autonoma, in cui sia normale camminare, leggere e comunicare con gli altri.
 

L'Ospedale San Camillo di Venezia.
 
Attualmente esistono numerose applicazioni in campo medico-assistenziale che permettono alle persone affette da disabilità di avere una vita del tutto simile a quella di chi non ha subìto limitazioni come esito di qualche malattia.
Già oggi, ad esempio, una persona priva dell’uso delle mani può scrivere un testo semplicemente parlando al computer, mentre chi è affetto da gravi difficoltà di produzione della parola può comunicare attraverso un tablet.
Ma al di là delle applicazioni su device (dispositivi), esistono numerose tecnologie che aiutano persone colpite da disabilità di vario genere.
E chiunque di noi ha visto almeno una volta in tv atleti con arti amputati gareggiare grazie a protesi in carbonio. Tra i più famosi l’italiana Giusy Versace (senza gambe) e il velocista sudafricano Pistorius tristemente noto alle cronache nere degli ultimi anni.
 

Il parco dell'ospedale.
 
Nel settore degli arti artificiali la tecnologia continua a fare passi da gigante. Nascono protesi che, captando l’impulso del cervello attraverso dei sensori, possono attivare volontariamente un arto per farlo muovere.
È il caso del braccio cibernetico controllato attraverso elettrodi elettromiografici. I sensori catturano gli stimoli della muscolatura superiore del braccio, un computer ne codifica il significato e ordina alla protesi di agire secondo la volontà dell’utilizzatore.
Ecco che gli arti meccanici, robot e maestri virtuali, non sono più fantascienza ma conquiste importanti che permettono di migliorare drasticamente la vita alle persone con difficoltà sia fisiche, sia cognitive.
L'I.R.C.C.S. Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia è uno dei primi centri in Italia specializzato nella «disciplina di neuroriabilitazione motoria, della comunicazione e del comportamento» di pazienti affetti da patologie neurologiche come lesioni midollari, ictus, sclerosi multipla, sla, malattia di Parkinson e lesioni cerebrali traumatiche.
Noi, per saperne di più, ci siamo rivolti al responsabile scientifico della Linea di Ricerca «Tecnologie Innovative e Riabilitazione», dottor Andrea Turolla.

 Chi è il dr Andrea Turolla 
Il Dr. Andrea Turolla, fisioterapista, si è laureato col massimo dei voti in Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione presso l’Università degli Studi di Padova nel 2007, con successivo dottorato in Neuroscienze presso la Medical School, University of Sheffield (UK).
Dal 2011 è responsabile scientifico della linea di ricerca «Tecnologie Innovative e Riabilitazione» e coordina, in collaborazione con la Dr.ssa Michela Agostini, il Laboratorio di Cinematica e Robotica presso l’IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia (Direttore Scientifico: Prof. Annalena Venneri).
Il Dr. Turolla è docente a contratto presso le Università di Padova, Verona e Genova per insegnamenti nei corsi di laurea in Fisioterapia e Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione ed in master post-laurea.
È membro della World Federation for Physical Therapy (WFNR), rappresentante per l’Italia nel direttivo della International Neurological Physical Therapy Association (INPA), oltre ad essere socio fondatore del Gruppo di Interesse Specialistico (GIS) per le Neuroscienze della Associazione Italiana Fisioterapisti (AIFI). Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi convegni e corsi.
Con il suo team si interessa di sviluppare dispositivi tecnologici per la riabilitazione di pazienti con malattie neurologiche e di testarne l’efficacia clinica. Inoltre, le sue ricerche si occupano di studiare quali meccanismi siano alla base del recupero dopo una lesione al cervello.

Dottor Turolla vuole spiegarci cosa sono le Tecnologie innovative nella riabilitazione?
«La riabilitazione è una delle discipline più giovani della medicina. Molti dei meccanismi che la riguardano sono ancora oggi poco conosciuti ed oggetto di un’intensissima attività di ricerca.
«Tuttavia la richiesta di riabilitazione è in drastico aumento, poiché sta cambiando la domanda di salute che viene dalla società. Infatti dall’aumento degli anni di aspettativa di vita si sta passando al concetto di aumento degli anni vissuti senza disabilità.
«In senso generale, qualunque dispositivo che permetta di superare una disabilità e di svolgere una funzione si può considerare una tecnologia riabilitativa. Ad esempio, anche una semplice posata il cui manico venga ingrossato per essere impugnato meglio rappresenta una tecnologia.
«Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una diffusione impressionante di nuove tecnologie informatiche (computer con grosse potenze di calcolo e dimensioni minime, clouding), elettroniche (smartphone, domotica) e della tele-comunicazione (facile accesso alla banda larga per la trasmissione di dati), che fanno ormai parte della nostra vita quotidiana.
«Le applicazioni più comuni delle tecnologie innovative in riabilitazione sono oggi rappresentate da robot, sistemi per la realtà virtuale, per il controllo a distanza di ambienti e per il monitoraggio da remoto delle attività svolte dai pazienti.»
 

 
Che cos'è la realtà virtuale nel campo della riabilitazione?
«La realtà virtuale è una tecnologia che permette di simulare artificialmente svariate informazioni sensoriali (visive, sonore, olfattive e tattili), che permettono alla persona di controllare l’ambiente virtuale.
«La simulazione di tali sensi trasmette a chi si immerge in un ambiente virtuale una sensazione di presenza tale per cui il soggetto può percepire l’ambiente come reale.
«Applicata alla riabilitazione questa tecnologia permette di creare ambienti creati su misura per il singolo paziente. Questi ultimi possono esercitarsi con successo in situazioni che non sarebbero possibili nell’ambiente reale.
«Inoltre, l’ambiente artificiale permette di amplificare i risultati positivi ottenuti, che in quello reale invece non produrrebbero alcun risultato. Questa situazione rappresenta un elemento fondamentale per motivare il paziente e rendere così la terapia efficace.»
 

 
Per quali patologie possono essere applicate?
«Uno degli enormi vantaggi di questo approccio tecnologico è che l’ambiente artificiale permette di creare situazioni terapeutiche per qualunque tipo di patologia e disfunzione.
«Ad oggi la realtà virtuale è stata utilizzata per la riabilitazione motoria di malattie neurologiche (ictus, sclerosi multipla, malattia di Parkinson, traumi cranici) e ortopediche (chirurgia, traumi) per diversi distretti corporei (braccia, gambe, tronco, caviglia, anca, spalla, cammino); per la riabilitazione logopedica e cognitiva; per il trattamento psicologico dei disordini post-traumatici da stress.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 
Quali sono le nuove apparecchiature in grado di migliorare la fisiopatologia dei pazienti?
«Attualmente non vi sono molti dispositivi in commercio appositamente sviluppati per la riabilitazione e certificati per uso medicale. Essi sono comunemente disponibili nei centri ad alta specialità, ma non ancora facilmente accessibili da parte del singolo paziente privato.
«Il sistema con la più ampia casistica pubblicata e la cui efficacia clinica sia stata confermata da valutatori indipendenti a livello mondiale, è stato sviluppato e testato presso il Laboratorio di Cinematica e Robotica dell’IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia, con un percorso che ha richiesto 10 anni di ricerca e sviluppo.
«Si tratta di un sistema che analizza il movimento in modo completo, permettendo di creare esercizi specifici per la necessità clinica del singolo paziente.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 
In che modo contribuiscono al benessere del paziente?
«Gli studi hanno dimostrato che fare riabilitazione con la realtà virtuale migliora la funzione motoria del braccio dopo l'ictus. I risultati sono stati significativamente superiori rispetto all’esecuzione degli stessi esercizi in ambiente reale.
«Inoltre, tali risultati si possono applicare alle attività quotidiane migliorando la qualità di vita della persona.
«Infine, è stato osservato che la soddisfazione per la terapia è significativamente più alta nei pazienti che fanno riabilitazione con realtà virtuale.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 
In caso di lesioni del sistema nervoso come nei gravi casi di ictus in che modo interviene l'alta tecnologia in campo neuroriabilitativo?
«L’utilità principale delle tecnologie innovative in neuroriabilitazione è quella di fornire terapie specifiche, personalizzate, ad alta intensità ed in tempi molto brevi.
«È importante sottolineare come le tecnologie innovative non sostituiscano in nessun modo terapie tradizionali, né gli operatori nello svolgere la riabilitazione.
«Ogni tecnologia innovativa per essere efficace richiede che il terapista sia comunque presente, sia per motivi di sicurezza, sia per adattare la terapia al paziente.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 
L'uso di queste apparecchiature prevede delle controindicazioni?
«L’uso della realtà virtuale, essendo lo stimolo prevalentemente visivo, richiede di verificare che il paziente non sia fotosensibile, soprattutto in caso siano presenti disturbi epilettici.
«Esistono tecnologie di realtà virtuale particolarmente avanzate che permettono una navigazione detta di tipo immersivo, grazie a particolari visori che isolano totalmente gli occhi dall’ambiente reale: è importante verificare che non creino disturbi quali vertigini, o nausea.
«Solamente in questi casi l’uso della realtà virtuale è controindicato.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 
Le nuove tecniche possono essere applicate per quali casi? Sono personalizzate?
«Queste modalità possono essere applicate in tutti i casi in cui ci sia una perdita di funzione, di qualunque causa. La terapia è personalizzata sul quadro clinico individuale del singolo paziente.»
 

Esempio di realtà virtuale.
 

Un paziente che vuole accedere al Vostro Centro di Riabilitazione cosa deve fare?
«Per avere accesso ai servizi riabilitativi dell’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia è necessario prenotare una visita medica per valutare il quadro di salute della persona ed escludere eventuali controindicazioni al trattamento.
«A seconda delle indicazioni mediche i servizi offerti possono essere di due tipi: ad accesso ambulatoriale o di ricovero riabilitativo, presso le degenze dell’ospedale.»
 
Il vostro Centro di Ricerca è pubblico o privato?
«L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Fondazione Ospedale San Camillo è una fondazione di diritto privato, accreditata con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), riconosciuta come centro di eccellenza sia per l’assistenza che la ricerca nel campo della riabilitazione.»
 
Le terapie proposte sono costose?
«Le terapie proposte vengono prevalentemente erogate in regime di convenzione con il SSN e rientrano nella mission sia assistenziale che di ricerca della struttura, per la quale è stata riconosciuta l’eccellenza dal Ministero della Salute Italiano.»
 
Quali sono i risultati ottenuti oggi dalla riabilitazione virtuale?
«I risultati più importanti ottenuti ad oggi si sono avuti nella riabilitazione dell’arto superiore dopo ictus.
«Tuttavia, quotidianamente presso l’IRCCS Ospedale San Camillo vengono trattati con la realtà virtuale anche l’arto inferiore, i disturbi del linguaggio e cognitivi.
«Inoltre, le stesse terapie possono essere svolte a casa dal paziente con il terapista in collegamento via internet (teleriabilitazione), che controlla la realtà virtuale dall’ospedale ed interagisce con il paziente in videoconferenza.»
 
Quali sono i nuovi progetti per il futuro dei malati di lesioni al sistema nervoso centrale?
«Vi sono molti progetti attualmente in corso, che vengono portati avanti grazie al sostegno di fondi erogati sia dal Ministero della Salute, sia dalla Comunità Europea.
«Gli ambiti più importanti di ricerca presso il Laboratorio di Cinematica e Robotica dell’IRCCS riguardano gli esercizi migliori per il recupero del paziente e la possibilità di usare la realtà virtuale anche quando il paziente non è in grado di muoversi.
«Infine, si stanno studiando con la risonanza magnetica funzionale e la genetica i fattori biologici associati al recupero migliore dovuto alla realtà virtuale.»
 

 
Nadia Clementi - [email protected]
Dr. Andrea Turolla - [email protected]
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