Palcoscenico trentino mette in scena «Il marito di mio figlio»

Sabato 14 novembre al S. Marco di Trento «attualità» con la Filodrammatica di Laives

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La diciannovesima edizione della Rassegna Co.F.As «Palcoscenico trentino» ospitata al Teatro S. Marco di Trento proseguirà sabato 14 novembre con il terzo spettacolo in concorso per l'aggiudicazione del Premio Mario Roat.
La Filodrammatica di Laives presenterà al pubblico e alla giuria «Il marito di mio figlio», un testo teatrale di Daniele Falleri che l'autore definisce «una commedia brillante a tinte comiche».
 
Come il titolo lascia intuire, si parla di omosessualità, un tabù difficile da infrangere, ma che lo spettacolo affronta puntando ad abbattere ogni tipo di  pregiudizio.
George (Gianluca Bona) e Michael (Patrik Moriani) sono due ragazzi innamorati che vogliono sposarsi.
Presi all’ultimo momento da uno scrupolo di coscienza, decidono di riunire i rispettivi genitori per comunicare la loro l’imminente cerimonia.
Ma la rivelazione crea uno scompiglio che va oltre le previsioni dei due futuri sposi.
Le nozze saltano a colpi di sessualità confuse, amanti inaspettati e relazioni segrete che non risparmiano neanche i genitori dei due ragazzi, i cui ruoli sono interpretati da Paola Zelger e Luca Bertolini (i genitori di Michael) e da Chiara Bolzoni e Bruno De Bortoli (i genitori di George).
Interviene, a complicare le cose, anche la cameriera Lory (Alice Ravagnani), ex studentessa e aspirante attrice.
L’autore si diverte a mettere in scena tutti i più diffusi pregiudizi sui gay, giocando argutamente con i vari cliché per poi demolirli implacabilmente ad uno ad uno.
 
«Il marito di mio figlio – scrive Daniele Falleri – non vuole essere un manifesto gay. Non è una storia di propaganda. Non vuole portare la bandiera di nessun movimento.
«Vuole andare oltre. O più precisamente vuole essere tutto questo e altro. Mi spiego.
«La chiave di osservazione della storia esige di non prescindere da una considerazione fondamentale, e cioè che Michael e George ancor prima di essere gay sono due ragazzi che si amano. Non è la loro inclinazione sessuale a fare da protagonista in questa storia.
«Il protagonista, se ce n’è uno, è l’amore. Ciò che mi interessa è indagare sull’istituzione famiglia. Sull’effetto deflagrante che una notizia inaspettata e sconvolgente ha sull’ipocrisia di facciata del nucleo familiare come metafora di una società.
«Le famiglie di Michael e George sarebbero potute andare avanti sull’onda delle convenzioni per anni, forse per sempre. Rapporti sedimentati su codici falsi e apparentemente inamovibili.
«Ma la comparsa di un elemento imprevisto (e qui fa la sua entrata trionfale il matrimonio gay!) smantella gli equilibri costituiti e obbliga tutti a rifare i conti con se stessi e il resto del mondo, riesaminando ex novo tutto ciò che ci circonda e che davamo per scontato.
«La chiave del racconto è l’ironia. Ingrediente indispensabile per prenderci (prendermi) affettuosamente in giro insieme ai personaggi raccontati.»
 
Scritto nel 2009, «Il marito di mio figlio» è stato portato in scena con successo anche in ambito professionistico con le interpretazioni di Andrea Roncato ed Eva Grimaldi che davano vita ad una delle due coppie di genitori.
La regia dello spettacolo è di Roby De Tomas, che si è avvalso della collaborazione di Bruno De Bortoli in qualità di scenografo.
Sabato 14 novembre il sipario del Teatro S. Marco si alzerà su «Il marito di mio figlio» alle 20.45.