Storie di donne, letteratura di genere/ 13 – Di Luciana Grillo

Il ritratto di un trio familiare, chiuso in un bozzolo di solitudine dentro una grande città

Titolo: Centauro di carta
Autrice: Jesi Soligoni Alessandra 
 
Editore: Aurelia Ediziooni 2012
Pagine: 128
 
Prezzo di copertina: € 13.90
Ebook: non disponibile
 
Romanzo agile, che si legge tutto d’un fiato e che emoziona il lettore posto al centro della scena, spettatore – suo malgrado – di momenti di vita familiare, di solitudini, di affetti, di passioni.
La storia è apparentemente semplice: una famiglia benestante, quasi «da mulino bianco», una mamma amorevole e apprensiva (come credo tutte le mamme), un figlio adolescente, con i suoi interessi e le sue ribellioni, un padre “debole” che desidera accontentare suo figlio forse perché vuole dargli ciò che lui stesso ha sognato e non ha avuto.
Vuole accontentarlo anche se sua moglie non è d’accordo.
Vuole comprargli la moto perché possa sentirsi in tutto uguale agli altri adolescenti.
 
E tutto sembra prevedibile, anche il terribile incidente che sconvolge quel piccolo mondo.
Invece, nulla è semplice né prevedibile, perché ciascun individuo reagisce al dolore in un modo tutto suo, assolutamente personale, talvolta irrazionale, quasi sempre incomprensibile.
Un dolore che ti isola, ti fa sentire solo nel deserto, ti carica di infinite responsabilità, di «se…», di «ma…»
Al dolore comunque composto e forse rassegnato del padre si contrappone un rifiuto categorico della madre che non sa e soprattutto non vuole accettare la morte del figlio.
 
Eleonora vuole stare da sola, vuole isolarsi dal mondo, vuole pensare, ripensare, rivivere giorni mesi anni, vuole capire perché, vuole indagare, anche incontrando i compagni di scuola di Marco, quelli che andando in vacanza da soli – perché i genitori glielo avevano permesso! – avevano mandato una cartolina a Marco rimasto a casa (con la moto nuova conquistata!).
E poi cerca di conoscere la ragazzina di cui Marco forse era innamorato e persino arriva a leggere il diario di Marco... Probabilmente nel tentativo di riappropriarsi del suo cucciolo, per averlo di nuovo, come al tempo della gravidanza, solo per sé, ricreando una situazione di irripetibile intimità, nella quale non c’era posto per nessun altro, nemmeno per Guido, padre di Marco.
Eppure, il padre di Marco era il suo uomo, quello che aveva amato, al quale aveva dato un figlio, al quale aveva dedicato forze, tempo, vita.
 
Lo aveva mandato via, in ferie da solo, lontano da lei, dopo la morte di Marco; e lo vide tornare a casa stanco e smagrito, tormentato da dubbi e incertezze, forse da un inconfessabile senso di colpa.
Quando l’estate finisce e l’autunno sembra richiamare a sé le forze della natura prima dell’inverno, anche Eleonora sente l’esigenza di ricomporre il suo nucleo familiare: il pianto sconsolato «da bambino» di Guido, la tenera carezza di Eleonora sul capo piegato di lui, la voglia di ricominciare una nuova vita a due sono i primi mattoni per la ricostruzione, sono la premessa per una serenità riconquistata, mentre di nuovo in Eleonora palpita la vita.
 
Alessandra Jesi Soligoni racconta con semplicità una storia «qualunque», che ogni giorno possiamo leggere sui giornali: una moto lanciata a tutta velocità, un ragazzo che in sella si sente onnipotente, una famiglia dolente davanti al corpo sull’asfalto.
Tutto qui?
No, nel romanzo c’è molto di più: una riflessione meditata sui nostri destini, una ribelle insofferenza agli eventi, un dolore che devasta animi e luoghi…
Un dolore dal quale si può guarire – senza dimenticare – ma usando la sofferenza come lievito.
Per riconquistare il desiderio di vivere, di donare, di amare.
 
Luciana Grillo