Ognuno ha diritto di essere quello che è – Di Nadia Clementi
La testimonianza di Leo/Chiara: quando un semplice cromosoma X o Y può decidere il nostro destino
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Le persone transessuali sono state per lungo tempo vittime di pregiudizio, ostilità, violenze ed emarginazione; le loro vite e le loro storie in bilico tra un sesso e l’altro hanno da sempre scatenato molte, forse troppe, domande nell’uomo.
Cos’è che ci definisce come individui? Il nostro aspetto? Il nostro corpo? Oppure ciò che sentiamo dentro?
La sola esistenza di persone che non si sentono di appartenere al corpo con il quale sono nate ha da sempre dato vita a turbamento e tabù, come creature che vivono in una zona grigia, né uomini né donne, rappresentano qualcosa che non dovrebbe esistere, un ibrido che ricorda i miti greci, le divinità esotiche dell’oriente, la nostra origine embrionale, quando un semplice cromosoma X o Y può decidere tutto il nostro destino.
Oggi i tempi sono cambiati e l’accettazione, ma soprattutto la normalizzazione della transessualità sta rapidamente facendo il suo corso in tutto il mondo Occidentale.
Nella nostra Italia abbiamo tutti davanti agli occhi la politica e la personalità dello spettacolo Vladimir Luxuria, che con il suo ingresso in Parlamento nel 2006 ha segnato un traguardo importante diventando la prima parlamentare transgender in Europa.
In televisione e al cinema sono sempre di più gli esempi di storie con protagonisti persone transessuali, come nel celeberrimo film «Danish Girl» oppure nel mondo dei reality con la storia di Bruce Jenner, campione olimpico statunitense che all’età di 60 anni ha fatto coming out in diretta televisiva.
Nonostante questa sempre maggiore diffusione del fenomeno c’è ancora molta confusione su questo delicato tema: l’uomo della strada infatti fa fatica a comprendere la differenza tra transgender e transessuale, tra genere e sesso dunque, e nella comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) le parole sono fondamentali perché proprio attraverso di esse si costruisce consapevolezza e cultura.
La definizione enciclopedica di transessualità è quella di «condizione di una persona la cui corporeità non è corrispondente alla propria identità di genere maschile o femminile. Queste persone spesso perseguono l'obiettivo di un cambiamento del proprio corpo, attraverso assunzione di ormoni ed interventi medico-chirurgici volti a riaffermare l'identità fisico-psicologica».
L’identità di genere è il fulcro della transessualità: siamo di fronte dunque a persone che per tutta la vita si sentono altro rispetto al proprio corpo, che di fronte allo specchio non si riconoscono e crescono con la sempre crescete convinzione di avere qualcosa che non va, di essere difettosi, sbagliati.
Il dramma delle persone transessuali infatti è vissuto fin dalla prima infanzia: tutti i genitori, seppur in buona fede, impongono dei ruoli ben precisi ai propri figli in base al proprio sesso di nascita.
Tutti noi possiamo testimoniarlo con molta facilità: le femminucce giocano con le bambole, i maschietti con le macchinine, le bambine amano i colori delicati, le attività tranquille e casalinghe, i bambini vogliono azione, movimento e avventura.
A volte queste convinzioni vanno a cozzare con l’istinto del piccolo e molti con il tempo ci fanno semplicemente l’abitudine, ma quando entra in campo la disforia di genere (condizione in cui una persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello di nascita) questi bambini vivono la crescita come un vero incubo: costretti a comportarsi come non vorrebbero, a mettere abiti che detestano, gli vengono vietati i giochi che amano di più e sono costretti ad interagire con i coetanei che più li mettono in imbarazzo.
Spesso le persone che soffrono di disforia di genere vivono per anni nella confusione: sono maschio o sono femmina? Con l’arrivo dell’adolescenza e i cambiamenti ormonali che ne conseguono spesso la situazione peggiora: il corpo comincia a modificarsi e diventa sempre più evidente che esiste un problema, là dove dovrebbe esserci una barba c’è una pelle liscia e morbida, dove dovrebbe esserci un petto forte e muscoloso ci sono dei seni che crescono.
Il corpo si ribella ancora di più al sentimento della persona che lo ospita, tutto diventa più complicato e confuso, la vergogna e il tabù che circondano questi temi spingono il ragazzo o la ragazza in un mutismo forzato, silenziosi vivono la propria condizione senza sapere cosa li prospetterà il futuro.
Oggi grazie a internet molti adolescenti fanno delle ricerche in autonomia, trovano blog, canali Youtube, testimonianze e diari digitali di altri ragazzi e ragazze come loro, persone che rivolgendosi a medici e psicologi hanno dato un nome al problema e ora hanno la soluzione: la terapia psicologica, l’assunzione di ormoni e poi le operazioni chirurgiche.
Un tempo si parlava di operazioni di «cambio» di sesso, ma questo termine sottende un capriccio, un desiderio di cambiamento, quasi un vezzo; mentre per le persone transessuali queste operazioni sono fondamentali per la propria salute mentale e per vivere una vita normale, per questo oggi si parla di «rassegnazione» del sesso: finalmente viene ridato loro quel che gli era stato negato, un’identità, una voce, un corpo che gli somigli.
A noi è arrivata una lettera toccante scritta da Leo, che è nata con il nome Chiara, e oggi dopo tanti anni di silenzio ha deciso di dire tutto alla famiglia, agli amici, al mondo.
Questo ragazzo è nato per la seconda volta e si è dato un nuovo nome, ha deciso di non nascondersi più e ora vuole iniziare la sua nuova vita da uomo, accanto alla sua fidanzata, alla sua mamma e ai suoi cari che lo hanno sempre sostenuto.
Nelle sue parole si leggono il rimorso di non aver capito prima quale fosse il problema che attanagliava Leo da troppi anni, ma c’è anche tutta la gioia di poter essere finalmente libero di esprimersi e vivere senza più maschere, nel corpo giusto e con il cuore più leggero.
Nadia Clementi - [email protected]
NB: Va precisato che il percorso endocrinologico di riassegnazione sessuale in alcune regioni italiane è quasi gratuito, prevede il normale pagamento del ticket per le varie visite specialistiche, ma la terapia farmacologica è gratis.