Sulle rotte del mondo: «Economia ed ecologia»
Il primo incontro pubblico è avvenuto oggi in Sala Depero della Provincia autonoma di Trento
Primo incontro pubblico oggi
nell'ambito della terza edizione de «Sulle rotte del mondo»,
dedicato al tema «Economia ed ecologia».
In sala Depero don Ermanno Allegri (oggi a
Fortaleza, Brasile, fondatore dell'agenzia di notizie Anote),
Emanuela Evangelista (biologa, impegnata nella
difesa dell'Amazonia), Adriana Ivonne Sosa
Villacrès (esperta in sviluppo sostenibile, segretaria
generale della Fondazione Chankuap) e suor Miriam
Zendron (insegnante e missionaria in Brasile).
A portare i saluti al pubblico - in particolare ai molti missionari
presenti - l'assessore provinciale alla solidarietà internazionale
Lia Giovanazzi Beltrami, che ha spiegato come le
tematiche che si discuteranno in questi giorni «riguardano anche
noi, non solo l'America, perché il mondo è sempre più
interdipendente e intrecciato. Siamo qui per ascoltarvi, siamo qui
per imparare. Ieri al concerto degli Otros Aires, un gruppo
ispano-argentino, con il quale abbiamo voluto dare il la a
questa nuova edizione delle Rotte, c'erano molti ragazzi,
che dopo lo spettacolo ci hanno chiesto di che cosa si occupa
questa iniziativa e cosa fanno i missionari trentini nel mondo.
Ecco uno degli obiettivi che ci proponiamo: avvicinare a voi anche
persone che appartengono a mondi apparentemente lontani, per
conoscerci, per creare nuove relazioni. E per dirvi con sincerità e
orgoglio: siete parte di noi.»
Introdotti dal moderatore Giorgio Viganò, i
relatori si sono quindi addentrati in un tema non facile, oggetto
anche di numerosi atti della Chiesa, il rapporto fra economia,
ecologia, società.
Emanuela Vangelista è partita dall'analisi della grande crisi
economica in corso nel mondo.
«A Londra negli ambienti d'affari ho sentito dire che la crisi è
stata causata da un uso irresponsabile delle risorse economiche, in
particolare della risorsa capitale. Anche sul piano ambientale è la
stessa cosa: anche qui la crisi è determinata da un uso miope,
irresponsabile delle risorse, questa volta ambientali.»
«Economia ed ecologia sono due parole che hanno la stessa radice,
eppure le pensiamo in antitesi. Pensiamo all'ambiente fino a quando
non riteniamo che esso interferisca con l'economica, con il
benessere. E' un errore di fondo. Non si può fare economia senza
ecologia, senza conoscere la casa, il luogo in cui
viviamo, la terra. Io vivo in Amazonia, l'ultima grande foresta
tropicale rimasta sul pianeta. Perché la foresta è economicamente
importante? Come facciamo a monetizzare questa importanza?»
«Innanzitutto le foreste influenzano la vita del pianeta. Esse
stabilizzano il clima, assorbono il gas serra. Ma oggi il 20% delle
emissioni globali del pianeta proviene dalla distruzione delle
foreste. Solo i trasporti fanno peggio. Le foreste determinano la
caduta delle piogge, e l'acqua serve anche all'industria. Ed
ancora: le foreste conservano al biodiversità. Biodiversità che
stiamo perdendo, disboscando le foreste tropicali. Essa ha un
valore. Dobbiamo monetizzare questo valore. Dargli un peso
economico.»
«Qualcosa non convince nelle analisi correnti sulla crisi. - E' il
pensiero di don Ermanno. - Chi l'ha causata sapeva
quello che stava succedendo; nessuno di loro ci ha perso, nessuno è
andato in prigione. Gli indios paragonano la storia ad una spirale,
che sale e che periodicamente viene distrutta. Una di queste
distruzioni è stata provocata in America dall'arrivo dei bianchi.
Eppure il bene alla fine vince, ogni 500 anni, secondo le loro
tradizioni, subentra una sorta di salto verso l'alto. Oggi
stiamo vivendo questo salto.»
«Da un lato c'è l'annuncio di un disastro, quello del sistema
capitalista, della globalizzazione; ma dentro a questo disastro
l'America Latina ha raggiunto, negli ultimi 20 anni, a traguardi
importanti. Oggi l'America Latina può dire: in casa mia comando io.
Non vale per tutti i paesi, certo, ma per molti sì. L'Ecuador dal
2000 ha deposto 4 presidenti in pochi anni. Non è cosa facile. Puoi
farlo solo se hai coscienza, organizzazione, capacità. E' il segno
di un cammino che è stato fatto. In Brasile, Bolivia, Venezuela,
America centrale sono successe cose analoghe.»
«In Cile da alcuni mesi gli studenti sono in fermento; molti
abbandonano l'università perché non possono pagarsela. E dicono:
l'università sarebbe gratuita se il rame cileno fosse nostro. Sono
eventi nuovi, segnali del fatto che la gente non accetta più
passivamente il modello vigente. E c'è un cambiamento in corso
anche nei paesi islamici. Cos'hanno in comune questi eventi? Una
visione del bene comune. Una nuova etica.»
Ivonne Sosa, dall'Ecuador, ha portato l'esperienza
del proprio lavoro con gli indios della regione Amazonica, un
piccolo-grande esempio di attività economica ecosostenibile.
«Abbiamo cercato di dare impulso alle colture tradizionali, che già
praticavano nei loro orti, seguendo tutta la catena di valore.
L'obiettivo, produrre un surplus per commercializzarlo - attraverso
i canali del commercio equo e solidale - o trasformarlo.»
«Oltre ad incentivare la produzione nel rispetto dell'ambiente,
questo processo garantisce ad ogni passaggio la qualità del
prodotto. Abbiamo anche conservato e rilanciato produzioni locali
che rischiavano di scomparire, e migliorato delle pratiche dannose
per l'ecosistema. Al centro di tutto c'è naturalmente l'uomo.
L'importante è pianificare assieme alle popolazioni interessate
ogni attività. Del programma beneficiano 1400 famiglie di
produttori, per un totale di circa 7000 persone.»
Infine suor Miriam, già insegnante al Sacro Cuore
di Trento, poi l'esperienza di un anno sabatico in Brasile, dove è
tornata, nel 1995, per stare con i più poveri.
«Noi missionari siamo quelli dell'esperienza, non abbiamo forse
risposte ai grandi temi economici, ma possiamo portare la nostra
testimonianza, spiegare che cosa ci sforziamo di fare. Dove opero
io il 55% della popolazione vive ancora in povertà estrema. Certe
strade sono formicai di persone senza prospettive. Ad un certo
punto sono arrivate delle famiglie di senza terra, che hanno
occupato spazi incolti sperando di risolvere così i loro problemi.»
«Ma è stata una speranza di breve durata: le terre, anche una volta
concesse, inaridivano, i raccolti seccavano. Mancava una conoscenza
tecnica specifica. Così, abbiamo avviato un progetto, anche con
l'aiuto della Provincia autonoma di Trento. Un progetto
non-assistenziale, che facesse crescere la comunità e la mettesse
nella condizione di dar vita ad una cooperativa.»
«Si è realizzato quindi l'incontro di due mondi, di due culture: il
mio mondo, e in quel mio'includo tanti volontari, che ci
hanno dato una mano, un mondo dove l'aria cooperativistica era
respirata fin dall'infanzia, e il mondo locale, che veniva da
esperienze molto dure, anche a causa del latifondo, estremamente
diffuso in Brasile, e che sentiva la necessità di unire le forze.
L'esperienza sta portando i suoi frutti, anche grazie all'aiuto dei
trentini, e dimostra che è possibile impostare un'economia al
servizio dell'uomo, dove a contare è non l'avere ma l'essere.»