Ex Whirlpool, la gestione di quella crisi resta un modello positivo
Cgil e Fiom rivendicano l'impegno del sindacato per la ricollocazione di tutti i lavoratori
«La gestione della chiusura dello stabilimento Whirlpool rappresenta un positivo modello di gestione di una grave crisi industriale. Ed è stato condotto insieme dal sindacato e dalle istituzioni con l'unico obiettivo di massimizzare le possibilità di ricollocazione dei lavoratori e riportare a Spini un'attività industriale.»
Il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, e Manuela Terragniolo, sgeretaria della Fiom trentina, rivendicano la bontà del modello messo in campo per gestire la chiusura dello stabilimento trentino della multinazionale del freddo.
E di fronte alle polemiche strumentali di chi vuole vedere solo il bicchiere mezzo vuoto ricordano cosa è stato messo in campo.
«Abbiamo ottenuto che l'azienda mettesse a disposizione una integrazione economica per i lavoratori, in una misura che ha pochi uguali in altre chiusure. E siccome fin dall'inizio abbiamo puntato a salvaguardare il lavoro piuttosto che limitarci a portare a casa una buonuscita pesante abbiamo ottenuto che Whirlpool mettesse sul piatto anche risorse per la formazione e la ricollocazione e per favorire l'insediamento di un'attività sostitutiva. Tre milioni di euro a cui si è aggiunto un pari investimento pubblico attivato da Agenzia del Lavoro attraverso i fondi europei. L'apertura di Vetri Speciali e la riassunzione di buona parte dei lavoratori sono dati oggettivi e incontestabili.»
L'impegno del sindacato è massimo su chi non ha trovato una nuova collocazione nel mercato del lavoro, gli ex Whirlpool come tutti i disoccupati che non hanno potuto contare su un pacchetto di misure così articolato.
«Rivendichiamo l'importanza del percorso di formazione e ricollocazione avviato. Tutti le attività sono state gestite attraverso procedure pubbliche nel rispetto di quanto prevede la normativa ed è inaccettabile che qualcuno intenda speculare su questi aspetti solo per guadagnare visibilità» insistono Ianeselli e Terragnolo, che tornano anche sulla validità dei percorsi formativi.
«Quello Whirlpool è stato un esperimento di politiche attive, con un bilancio sostanzialmente positivo. Sicuramente anche in questa esperienza alcuni aspetti potevano essere gestiti in modo migliore, restano ancora da collocare un numero importante di lavoratori a cui il sistema deve risposte. In tale senso ricordiamo che da diverso tempo la Cgil del Trentino insiste sulla necessità di creare un'analisi strutturata dei fabbisogni professionali delle imprese. Questo consentirebbe di tarare in maniera più efficace i percorsi formativi e migliorare le possibilità di ricollocazione sul mercato del lavoro. Per fare ciò, però, servono risorse finanziarie e figure professionali anche nel pubblico, capaci di attivare percorsi personalizzati.»
Visto che la strada da percorrere è ancora lunga sul piano delle politiche attive del lavoro, «forse più che polemizzare sarebbe opportuno lavorare tutti insieme nella stessa direzione», concludono Ianeselli e Terragnolo.