Disdetta contratto porfido, lavoratori pronti alla mobilitazione
L'assemblea ha votato lo stato d'agitazione e ha chiesto l'immediato ritiro della revoca. Programmate anche due giornate di sciopero
I lavoratori del porfido sono pronti alla lotta per difendere il contratto integrativo.
Lo hanno deciso all'unanimità in un'affollata assemblea ieri sera ad Albiano, accogliendo la proposta di mobilitazione delle organizzazioni sindacali e ribadendo che la disdetta unilaterale del contratto è inaccettabile.
Il primo passo in questa direzione è l'immediata dichiarazione dello stato di agitazione.
Nelle prossime settimane, inoltre, gli addetti insieme a Fillea e Filca hanno già programmato due giornate di sciopero.
La prima verrà messa in atto in concomitanza con la discussione in consiglio provinciale del disegno di legge sulle cave «per vigilare affinché la legge recepisca nell'articolato le tutele del lavoro proposte dalle organizzazioni sindacali».
I lavoratori incroceranno nuovamente le braccia quando le organizzazioni sindacali incontreranno le parti datoriali sul contratto integrativo.
L'incontro sarà richiesto non appena saranno resi noti i pareri legali sia sulla percorribilità giuridica della disdetta del contratto integrativo sia sulla richiesta di chiedere la revoca delle concessioni sull'utilizzo delle cave a fronte della conferma della disdetta.
I pareri legali dovrebbero essere pronti per la fine di dicembre.
I lavoratori e le organizzazioni sindacali sono pronti a mettere in atto anche il blocco di tutte le lavorazioni a cottimo se al termine di un primo confronto le associazioni datoriali confermeranno l'indisponibilità a ritirare la disdetta.
Dall'assemblea è arrivato anche un preciso mandato al sindacato ad avviare da subito un'azione ispettiva in tutte le cave per verificare il rispetto delle norme su salute e sicurezza.
Già da oggi partiranno le verifiche dei funzionari di Fillea e Filca nei luoghi di lavoro e sulla base di queste sarà immediata la richiesta formale alla polizia mineraria e all'Uopsal a verificare le condizioni igienico-sanitarie, il rispetto della tutela della salute e della sicurezza anche in relazione ai documenti di valutazione del rischio specifici per le cave (DSS), in relazione all'assenza di acqua e della presenza delle polveri, nonché la sollecitazione ad attivare interventi di organizzazione del lavoro per superare le problematiche legate al lavoro all'aperto.
Alla Provincia e alle amministrazioni comunali verrà chiesto di intervenire immediatamente a verifica del rispetto di tutte le normative in tema di tutela della salute e della sicurezza, dell'ambiente di lavoro, con specifico riferimento all'esistenza di bagni idonei, spogliatoi ed acqua calda.
«Di fronte alle irregolarità accertate – annunciano le organizzazioni sindacali – chiederemo l'applicazione della legge, cioè la revoca delle concessioni e la pretenderemo senza alcuna esitazione.»