Presidio dei giornalisti del Trentino» posto in quiescenza
In un duro comunicato la «Risposta all'arrogante disinformazione propalata dalla Sie»
La sede del quotidiano Trentino è chiusa ed è in affitto.
Abbiamo pubblicato più interventi per stigmatizzare la chiusura del quotidiano Trentino. Il più interessante, forse, quello del collega Folgheraiter (vedi). Il più pragmatico quello emesso dalla SIE Spa, la casa editrice dlel’80% della stampa stampata in Trentino Alto Adige (vedi). Ora pubblichiamo quello emesso dai giornalisti del giornale, che si sono ritrovati davanti alla vecchia sede del Trentino, sulla quale appare la laconica scritta «affittasi». |
Il giornale Trentino è stato chiuso il 15 gennaio 2021 dopo che l'editore, il 14 gennaio, ha comunicato al Comitato di redazione e, contestualmente, con una mail a tutti i 18 redattori, che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di lavoro.
Solo un mese e mezzo prima, a fine novembre 2020, davanti alla Fnsi nazionale e al Cdr chiamati per la fusione tra Sie e Seta, l'editore aveva sostenuto (e messo per iscritto) che l'unione delle due società non avrebbe comportato alcun sacrificio occupazionale.
La chiusura è stata annunciata e gestita in modo brutale riguardo ai tempi e ai modi.
Anche se l'editore ha più volte ribadito che non ci sarebbero stati licenziamenti (in verità la cassa integrazione a zero ore è un licenziamento posticipato), solo tre giornalisti sono stati riassunti part time al sito.
Per gli altri solo chiacchiere e tanto fumo.
Sono state prospettate sei soluzioni a dir poco umilianti: alla pubblicità (che avrebbe significato decadimento automatico dall'ordine dei giornalisti) o alla radio, con compensi che equivalevano più o meno a un terzo dello stipendio.
Soluzioni che sono poi evaporate come tutte le promesse di Sie spa.
Nessuna valutazione è stata fatta su difficoltà personali oggettive o carichi familiari.
Ricordiamo a chi ha la memoria corta che Seta spa negli ultimi anni prima dell'acquisto da parte di Athesia aveva i conti in attivo.
L'ultimo anno di gestione del Gruppo Espresso era stato chiuso con un attivo superiore ai 300mila euro.
Da quando i conti sono stati gestiti dal Gruppo Athesia, guarda caso, la parola “attivo” è diventata sconosciuta.
Tutto a causa di una serie di operazioni che definire avventate è un eufemismo.
Quando ha acquistato il Trentino l'editore ha trovato in cassa oltre due milioni di euro: era il ricavato della vendita del Corriere delle Alpi al gruppo Espresso-Finegil dei giornali veneti.
Uno dei primi atti dell'editore è stato quello di spartire tra i soci quella cifra (considerata dai precedenti proprietari del giornale un'assicurazione sulla vita del Trentino, assicurazione che, visto quello che è accaduto dopo, ad Athesia non interessava).
Sul Trentino sono stati caricati anche i costi della fallimentare acquisizione di Bazar e della casa editrice Curcu e Genovese, caldamente sconsigliata dal Cdr della Seta e dai giornalisti.
L'inserto Monitor ha avuto anch'esso scarsa o nulla fortuna, visto che era stato ideato come contenitore di pubblicità ma di pubblicità non ne aveva e serviva a ingrassare solo le casse di Athesia che lo stampa.
Ovviamente il conto lo pagavano sempre le casse di Seta.
Inutili e inascoltati dai timonieri gli allarmi lanciati dai giornalisti. Nonostante questo, non c'era l'abisso descritto da Athesia.
La voragine si è creata, guarda caso, solo nell'ultimo anno, quando la perdita del solo Trentino è triplicata, a dire di Athesia, nell'arco di pochi mesi.
Non c'è che dire: un vero e proprio capolavoro di gestione. Un capolavoro che è stato completato con la chiusura del Trentino lasciando sulla strada i giornalisti.
I pochi recuperati dalla Sie e dal "generoso" editore si sono dovuti accontentare di un contratto part time, mentre il solo direttore è stato tenuto con un contratto equivalente al precedente, con il riconoscimento implicito dei meriti alla guida del Trentino.
L'editore è stato condannato dal tribunale per condotta antisindacale per le modalità e la tempistica del licenziamento.
Nonostante questo, persevera nel negare ai quattro giornalisti che fino ad oggi si sono licenziati (perché hanno trovato un'altra occupazione) la dovuta indennità di mancato preavviso (9 mesi di stipendio che dovranno essere pagati anche a tutti gli altri allo scadere della cassa integrazione).
Dopo la disponibilità iniziale, al tavolo di conciliazione aperto in Provincia l'editore si è anche rifiutato di finanziare i corsi di formazione per i giornalisti.
Il sindacato dei giornalisti ha più volte sottolineato il fatto che in questa vicenda sono stati privatizzati gli utili e socializzate le perdite.
Basti pensare che lo stesso editore che ha lasciato senza lavoro 40 tra dipendenti e collaboratori riceve ogni anno dallo Stato italiano sei milioni di euro per il quotidiano Dolomiten.
«Chi percepisce contributi pubblici – ha dichiarato il sindacato – ha un dovere in più verso la comunità.»
Anche in questa occasione tocca constatare che, oltre al danno per la perdita del posto di lavoro, ai giornalisti dell'ex Trentino si aggiunge l'amara beffa di avere a che fare con un editore drammaticamente inadeguato e senza vergogna.
I giornalisti del Trentino