«Io non giuro», la vicenda del bolzanino Josef Mayr-Nusser

Sabato 14 gennaio alle ore 20.45 Teatro comunale di Aldeno in Piazza Cesare Battisti si rivive la storia de «L’uomo che disse no a Hitler»

Nell’ambito della stagione teatrale di Aldeno e tratto dal libro di Francesco Comina «L’uomo che disse no a Hitler» (ed. Il Margine, 2014) su Josef Mayr-Nusser, il giovane sudtirolese, padre di famiglia (di cui è prevista la beatificazione il prossimo 18 marzo a Bolzano) che il 4 ottobre del 1944 (settant'anni fa) rifiutò il giuramento alle SS - dopo essere stato arruolato a forza e per vendetta - con queste parole: «Se nessuno avrà mai il coraggio di rifiutare il nazionalsocialismo, questo sistema non finirà mai».

Per decenni trascurato dalla storiografia, il bolzanino Josef Mayr-Nusser, perito all’età di 35 anni durante la sua traduzione al Lager di Dachau, è una figura oggi in via di riscoperta, e ciò in larga misura grazie al lavoro di ricerca di Francesco Comina e alla pubblicazione di ben due libri da parte dello stesso.
È il 4 ottobre 1944 quanto a Konitz, nel Reich tedesco, Mayr-Nusser rifiuta di prestare giuramento a Hitler, sentendo di non potersi assoggettare ai valori negativi che il Führer incarna.
Parte da qui la narrazione, che si conclude con la morte del protagonista, considerato un traditore e deportato al Lager di Buchenwald prima, di Dachau poi: destinazione che non raggiungerà.
All’alba del 24 febbraio 1945, infatti, i quaranta prigionieri stipati nel medesimo vagone si accorgono che il loro compagno – a cui, pur gravemente malato, era stata negata ogni cura – non ce l’ha fatta.
 
Prima però di giungere al drammatico epilogo degli ultimi giorni di vita, il libro di Comina e la rappresentazione scenica portano lo spettatore ad esplorare i passaggi salienti della vita di Mayr-Nusser, prima e dopo il suo No, in un susseguirsi di coinvolgenti situazioni dal forte impatto emozionale.
Situazioni che rappresentano la chiave di lettura stessa della vicenda e che vedono come altra figura di primo piano, accanto a Josef, quella della giovane moglie Hildegard.
Sullo sfondo, gli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, con le particolari ricadute che essi ebbero sulla popolazione della provincia di Bolzano.
Situazioni da cui emerge il conflitto intestino che interessò i sudtirolesi di lingua tedesca, a causa della scelta, cui furono chiamati, fra l’espatrio nel Reich e la fedeltà al fascismo, con la conseguente assimilazione alla cultura italiana: un fenomeno passato alla storia con il nome di «opzioni», che nel libro e nello spettacolo viene ripercorso dal di dentro in maniera viva e palpabile, in virtù di esperienze reali.
 
Non mancano accenni alla «Rosa Bianca» (il gruppo di giovani tedeschi che osteggiarono il nazismo), alla realtà dei Lager, alla figura di Federico Ozanam, e, sul piano locale, all’Andreas-Hofer Bund (associazione di resistenza non violenta), al Völkischer Kampfring Südtirols, alla figura di Franz Thaler (altro giovane sudtirolese che disse No al nazismo, ma che si è salvato).
Il risultato è quello di uno spaccato composito, che mira a lasciare nello spettatore una precisa percezione di quanto accadde, e, forse, anche uno strascico di riflessioni senza tempo sulla valenza del coraggio civile.
L’ingresso è a pagamento o con abbonamento della stagione di prosa di Aldeno.