I detrattori di Battisti si sono sollevati contro Bruno Dorigatti
Ma su una cosa il presidente del Consiglio Provinciale ha ragione: «La sua uccisione fu un atto indegno di un paese civile come l’Austria Ungheria»
Dopo la pubblicazione dell’intervento del presidente del Consiglio provinciale di Trento, Bruno Dorigatti, sul 98esimo anniversario della morte di Cesare Battisti (vedi), impiccato nella fossa del Castello del Buonconsiglio, abbiamo letto decine e decine di commenti, soprattutto su Facebook, a favore e contro il martire trentino.
Come avevamo scritto, infatti, la figura dell’illustre concittadino avrebbe sollevato le grida dei detrattori e gli inni dei sostenitori. Ma una cosa era fuori discussione, proprio quella resa pubblica dal presidente Bruno Dorigatti: «Un’uccisione indegna di un paese civile come l’Austria Ungheria».
Invece le critiche si sono sollevate proprio contro la pacifica esposizione del presidente, non ultima quella del consigliere provinciale del PATT Lorenzo Baratter.
Qui vogliamo mettere da parte le critiche più o meno strumentali sugli aspetti del presunto «tradimento» di Battisti, assimilabile a quello di Gianni Caproni che è andato a fabbricare aerei per l’Italia, secolare nemico dell’Austria.
E non vogliamo ricordare che i nemici contro i quali l’ufficiale degli alpini Cesare Battisti si è adoperato non erano trentini, dato che l’Esercito Austro Ungarico evitava accuratamente di mettere contro popolazioni dello stesso sangue (Trentini e Tirolesi sono stati mandati sul fronte della Galizia).
E vogliamo dimenticare che se inneggiamo i partigiani della Seconda guerra mondiale, morti per i loro ideali di libertà, lo stesso tributo dovrebbe essere rivolto a chi, come Battisti, Filzi e Sauro, ha messo in ultima istanza la propria vita di fronte al proprio credo.
Tutto questo lo riprenderemo al centenario della morte dell’eroe trentino.
Qui vogliamo solo condividere l’opinione del presidente Bruno Dorigatti: l’uccisione di Cesare Battisti è stato un atto indegno di un paese civile come l’Austria Ungheria.
È comprensibile che in tempi come quelli di allorai militari abbiano avuto il sopravvento sui politici, tra i quali intendiamo lo stesso Francesco Giuseppe, da allora definito l’«Impiccatore».
A quasi cent’anni di distanza si potrebbero valutare le cose con maggiore distacco. I Trentini che si sentono italiani lo hanno fatto da tempo. I Trentini che si sentono tirolesi fanno fatica a dimenticare il corso della storia.
GdM