Canti di Montagna Jazz a Sonata Islands

Alle ore 18 di martedì 31 ottobre, al Teatro Comunale di Pergine

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Martedì 31 ottobre alle ore 18 si terrà al Teatro Comunale di Pergine il concerto «Canti di Montagna Jazz».
È l’esito finale di un progetto laboratoriale che grazie a al contributo del FUS e della PAT ha coinvolto la Banda Sociale e la Scuola Musicale di Pergine.
Come recita il bando del FUS si tratta della «realizzazione di un progetto e di iniziative educative nelle istituzioni di formazione idonee a favorire la conoscenza della cultura jazzistica».
I docenti, che suoneranno da solisti anche nel concerto, sono stati scelti fra professionisti che hanno maturato importanti esperienze in big band stabili, come la storica «Grande Orchestra Nazionale di Jazz», di Giorgio Gaslini o la Big Band della Civica Scuola di Musica di Milano. Sono Giulio Visibelli (sax) Alberto Mandarini (tromba) e Daniele Zappalà (tromba).
 
 La direzione è di Claudio Dorigato  
A concorrere alla realizzazione del concerto, a rinforzare le file della Banda, il Nonetto STJazz Ensemble, composto da musicisti siciliani e trentini e il coro C. Eccher, diretto da Chiara Biondani.
Il programma è costituito da nuove composizioni, ispirate ai canti alpini e a canti di montagna siciliani. I compositori sono gli insegnanti dei laboratori, Alberto Mandarini, Giulio Visibelli, Daniele Zappalà insieme quindi a Luca Poletti ed Emilio Galante tutti sul palco del Comunale martedì.
I canti reinventati sono «Quel Mazzolin di Fiori», «Ortigara», «La Valsugana», «Ciuri ciuri», «Terra ca nun senti».
 
La scelta di reinventare in modo jazzistico canti popolari e di montagna deriva dall’ipotesi che funzionino nell'immaginario dell'ascolto come i cosiddetti standards.
Per i musicisti nord-americani gli standards sono le canzoni dei musical, composte di materiale melodico che risiede inconsciamente nella memoria uditiva di ogni nativo - perché passato ininterrottamente per decenni sulle reti dei media.
Su queste melodie generazioni di jazzisti hanno costruito le loro elaborazioni e le loro improvvisazioni.
 
Il patrimonio melodico di un nativo italiano è ovviamente diverso da quello di un americano - è fatto di arie del melodramma, canzoni della tradizione popolare e canti di montagna.
Il linguaggio jazzistico ha vissuto un secolo di ininterrotto sviluppo, nutrendosi famelicamente e in maniera onnivora dei linguaggi «altri», della musica popolare, di quella classica (Third Stream), del rock (Miles Davis e il fusion), del samba (bossanova).
Col nuovo secolo si è parzialmente accademizzato, entrando come insegnamento nei Conservatori e producendo perlopiù musiche «mainstream».
La nostra produzione è un tentativo di dare nuova linfa a quello che resta uno dei linguaggi più rappresentativi della contemporaneità.
 
Una proposta stratificata come la nostra dovrebbe consentire la fruibilità non solo agli appassionati di jazz ma anche agli ascoltatori meno coltivati, che riconoscendo le melodie originali possono apprezzare la loro trasformazione.