Cent’anni fa cominciava la Quinta Battaglia dell’Isonzo

Durò solo sei giorni, abbastanza per far perdere quasi 2.000 uomini a entrambe le parti

Schönburgtunnel sul Monte San Michele, febbraio 1916 – Photo Gabriele Menis.
 
Il 21 febbraio, come abbiamo visto nella puntata precedente, l’esercito tedesco aveva dato il via alla battaglia di Verdun. Un gigantesco attacco che nei disegni di Falkenhayn avrebbe dovuto dissanguare l’esercito francese.
Sotto un simile attacco il generale Joffre, comandante supremo delle truppe francesi, aveva chiesto aiuto agli alleati. Per l’Italia si trattava di attivare una battaglia sul fronte isontino che impedisse alle truppe austriache di andare in aiuto dei tedeschi sul fronte di Verdun.
Cadorna sapeva che l’Austria al massimo avrebbe aiutato gli alleati inviando artiglieria, tuttavia si trovò costretto controvoglia a “improvvisare” un’offensiva contro le teste di ponte austriache di Tolmino e Gorizia.
Gli attacchi ebbero sostanzialmente un valore simbolico, che gli storici comunque vollero classificare come «Quinta battaglia dell’Isonzo».
 
Il maltempo comunque paralizzò immediatamente gli sforzi a Tolmino, mentre sul Carso gli italiani occuparono qualche trincerone, da dove però furono scacciati dai contrattacchi austriaci.
Dalla Francia il generale Porro, inviato a Chantilly da Cadorna, sollecitò Cadorna ad essere più incisivo.
Ma Cadorna non aveva alcuna intenzione di impegnarsi e accampò scuse rifacendosi alle pessime condizioni meteo.
In realtà, Cadorna aveva altro per la testa, essendo stato raggiunto da notizie preoccupanti dagli altipiani di Lavarone e Folgaria, dove Conrad – secondo le fonti di informazioni italiane – stava preparando un violento attacco in Trentino.
Il generalissimo austriaco aveva personalmente progettato la Strafe Expedition ed era pronto a scatenarla sul fianco sinistro del nostro esercito. Ma venne rallentato anche Conrad dalle pessime condizioni meteo.
 
Della Strafe Expedition parleremo nel prossimo capitolo.
La Quinta Battaglia dell’Isonzo si risolse in alcune azioni militari attivate a discrezione dei singoli comandanti militari locali e non dall’Alto Comando.
Comunque gli italiani vi presero parte con 286 battaglioni e 1.360 pezzi d’artiglieria, ai quali gli austriaci fecero fronte con 100 battaglioni e 470 pezzi d’artiglieria.
In sei giorni di battaglia gli italiani subirono la perdita di 1882 uomini tra morti, feriti e dispersi. Gli austriaci persero 1985 uomini.
Una ennesima inutile strage dettata da motivi di Pubbliche Relazioni per far fronte agli impegni sottoscritti con il Patto di Londra.
 
G. de Mozzi