Tragedia alle falde dell'Hindu Kush, Afghanistan nordorientale
Uno smottamento di dimensioni spaventose ha coperto un centro abitato di oltre 2.000 persone
Un paese sperduto nell’Asia, ma che non può essere dimenticato dalla gente di Buona volontà.
Parliamo dell’Afghanistan, anzi di quella parte orientale del paese dove sorge l'Hindu Kush, uno dei tetti del mondo che non interessa di fatto a nessuna potenza occidentale.
In seguito alle alluvioni dei giorni scorsi, per due volte una montagna di fango e pietre si è abbattuta sul villaggio di Aab Barik sommergendo qualche centinaio di abitazioni, abitate da oltre 2.000 persone.
Il bilancio ufficiale delle vittime è di 350 morti, ma tutti gli altri sono considerati dispersi.
La catastrofe si è abbattuta nella provincia afghana di Badakhshan, alla frontiera con il Tagikistan, lontana da quella di Herat dove sono operative le forze militari italiane.
Anche nella zona di pertinenza italiana, peraltro, si sono verificate alluvioni catastrofiche, alle quali però hanno immediatamente fatto seguito i massicci soccorsi dei nostri militari, che hanno portato mezzi di soccorso e generi di prima necessità.
Ma lassù la protezione civile afghana è riuscita solo a inviare una macchina movimento terra. Insomma, praticamente si scava con le mani.
Sulla zona, in seguito alle alluvioni, si era verificata una prima frana, che aveva fatto scappare gli abitanti del villaggio.
Poi, quando la situazione all’apparenza si era normalizzata, qualcuno è tornato a prendere masserizie e animali, ma qualcuno era anche tornato ad abitarci, convinto che il momento peggiore fosse passato.
Invece un secondo smottamento, di dimensioni bibliche, ha coperto l’intera zona abitata per una decina di metri di altezza.