La vergogna dei risultati di una ricerca fatta da Cergas-Bocconi
Quantificati gli imboscati l’Italia: dai netturbini che non possono spazzare agli infermieri che non possono curare, agli autisti che non possono guidare
In una ricerca effettuata da Cergas-Bocconi si è cercato di mettere a fuoco un fenomeno particolarmente odioso, quello dei lavoratori «imboscati».
Non si parla di lavoratori che invece di lavorare se ne vanno a spasso o a fare altre cose, cioè quelli che commettono una frode nei confronti del datore di lavoro, ma di persone dichiarate inabili di svolgere il lavoro per cui sono stati assunte.
Leggendo il rapporto, appare un paese popolato sì da da gente straordinaria che lavora con il massimo impegno, ma anche da molti altri che invece fanno il possibile per non svolgere il proprio lavoro.
Così troviamo a Palermo 270 netturbini dotati di certificato medico che gli fa divieto di spazzare.
A Firenze il 40% dei vigili urbani passa più tempo in ufficio che in strada.
A Como anche gli operatori della strada finiscono dietro le scrivanie.
A Pescara 50 infermieri e operatori sociosanitari svolgono solo mansioni amministrative.
E, guarda caso, è nel Meridione d'Italia che si registra il maggior numero di queste anomalie.
Vigili lontani dalle strade anche a Napoli (il 33% del totale).
Il 12% dei dipendenti nella sanità (sono qualcosa come 80mila lavoratori, per lo più donne) ha una salute inidonea a quel tipo lavoro, con picchi del 24% tra gli operatori socio-sanitari e del 15% tra gli infermieri.
La metà di questi infermieri non può sollevare pazienti e trasportare carichi troppo pesanti. Il 13% non può lavorare in piedi, il 12% di notte.
E, per tornare a Palermo, oltre ai netturbini che non possono spazzare ci sono anche i giardinieri comunali che non possono potare e allora fanno i custodi o i guardiani.
Ma il capolavoro è dato - sempre a Palermo - dai 400 autisti che non possono guidare.
In Umbria il 26% per cento dei bidelli delle scuole è disabile o ha un parente malato da assistere e per questo gode di permessi e agevolazioni.
A livello nazionale si cita proprio come un caso vero e proprio l’interpretazione divalente della legge 104 che consente ai lavoratori di godere di giornate libere se disabili o se con familiari stretti gravemente malati: se ne avvale il 13% dei dipendenti pubblici, il 3,3% nel settore privato.
Insomma, oltre all’assenteismo dei lavoratori che dopo aver timbrato il cartellino se ne vanno a spasso, ci sono quelli che riescono a trovare il modo per non lavorare grazie a certificati medici che non sono stati richiesti prima dell’assunzione.
Non mettiamo in discussione la buonafede dei medici, anche se le statistiche generano più di qualche legittimo sospetto, ma un’osservazione dobbiamo farla.
Se un’inchiesta approfondita dovesse confermare che tra gli esentati ci sono persone in realtà abilissime a svolgere il lavoro per cui sono state assunte, queste dovrebbero essere licenziate nel nome di tutti coloro che invece un lavoro non riescono a trovarlo.