«Vento da Nord»: al Teatro di Meano venerdì 9 dicembre

Lo spettacolo con Mario Zucca è dedicato alla storia dell’alpinista e poeta Alfredo Paluselli nato a Ziano di Fiemme il 1900

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Il regista e attore Mario Zucca, attraverso la ricerca della trasparenza, ha voluto rappresentare l’anima e lo spirito libero di Alfredo Paluselli: così è nato lo spettacolo Vento da Nord.
L’alchimia del teatro ha come elementi fondamentali il racconto, le immagini visive e il commento musicale.
In questo monologo l’attore Mario Zucca, con arte e pura passione, racconta di un uomo indimenticabile vissuto tra le rocce e l’arte.
Il tentativo di comprendere la natura nella sua espressione più profonda, i ricordi dei viaggi e delle scalate, la lunga solitudine e gli incontri: tutto porterà alla scoperta che l’ambiente montano, a volte inospitale, può invece essere palcoscenico di grandi opportunità e potenti ispirazioni.
 
Lo spettacolo viene ospitato al Teatro di Meano grazie alla collaborazione tra ariaTeatro e il circolo SAT di Lavis.
Alfredo Paluselli nasce a Ziano di Fiemme, in Trentino, nel 1900.
Trascorsa l’infanzia tra Svizzera e Germania torna in Italia, ma se ne va presto in America imbarcandosi clandestino su una vecchia nave.
Quando fa nuovamente ritorno alle amate montagne trentine, Paluselli diventa in breve un pioniere dello sci e dell’arrampicata, e inizia a coltivare un sublime e personale colloquio con le rocce, l’arte, la poesia e l’infinito.
 
Svolge la professione di guida alpina in Val di Fassa e appena può disegna, scolpisce e scrive.
Diventa maestro di sci nel 1934, tra i primi in Italia. Attratto dagli ampi panorami di Passo Rolle costruisce lì Capanna Cervino: rustico e panoramico rifugio poco a monte del valico.
Qui fonda la prima scuola di sci delle Dolomiti. Conquista poi nuove importanti vie alpinistiche, inaugura piste, impianti e servizi sciistici innovativi e compie mille altre imprese tra genio e follia che lo rendono leggenda.
 
L’insaziabile fame di ricerca lo conduce infine alla creazione della sua opera più importante: Baita Segantini, proprio al cospetto delle amate Pale di San Martino.
 
Crea anche un piccolo lago in modo che la bellezza delle rocce e della sua amata Baita possano lì riflettersi, ma questo non prima di aver tracciato con le sue stesse mani la strada per arrivar fin là.
A Baita Segantini vive in solitudine per trentacinque anni continuando il suo personale colloquio con le rocce, l’arte, la poesia e l’infinito.
Trascorre rigidissimi inverni tra enormi difficoltà, ma lontano da leggi e regole.
Il monumento in bronzo dell’artista Toni Gross nei pressi di Baita Segantini ricorda Paluselli, accompagnando nell’ammirazione del Cimon della Pala chi ancora crede nei suoi stessi ideali.