La «doula» e il canto in gravidanza – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con Cristina Pierantonio: «La nascita non è solo fare nascere i bambini, ma è anche fare nascere le madri»

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Diventare mamma è un evento importante per la donna, un momento di felicità, fragilità, speranze e timori.
Tutti sanno che vivere la gravidanza seguendo una buona alimentazione e un corretto stile di vita è fondamentale per il benessere della donna e del bambino, ma non è così comune porre fin da subito attenzione alla connessione con il feto, che percepisce tutti gli stati materni, anche a livello emotivo.
Da questo punto di vista la musica rappresenta un canale privilegiato di comunicazione ed ancora maggiormente lo è la voce della mamma che si trasmette al bambino anche sotto forma di vibrazione, influendo sul suo benessere e sul suo sviluppo.
Durante il travaglio, poi, grazie ad una tecnica particolare, il «training psicofonetico per il parto», imparando a modulare il suono e il respiro possiamo controllare il dolore e facilitare il processo.
A Trento da qualche tempo è possibile avvicinarsi all’esperienza profondamente trasformativa del parto utilizzando la propria voce. Questo percorso nuovo e insolito è proposto da Cristina Pietrantonio, cantante, insegnante ed autrice di libri sulla voce, mamma e doula. 

 Chi è Cristina Pietrantonio   
Lavora da vent’anni come cantante, regista, consulente artistico, organizzatrice di eventi in Italia (Trento, Bolzano, Verona, Pesaro, Messina, Ferrara, Modena, Como) e all’estero (Turchia, Francia, Gran Bretagna, Australia).
Diplomata in canto artistico al Conservatorio di Verona, nel 2003 ha iniziato a lavorare su psicofonia e canto prenatale con Elisa Benassi.
Successivamente si è formata come doula a Milano con l’Associazione EcoMondoDoula.
È socio fondatore di Fatefaville laboratorio voce, un centro di ricerca e pedagogia del canto.
È curatrice de Il Tao del canto e coautrice de Le tre anime del suono, la voce tra corpo e mente, Roma, Armando editore, 2013.

Cristina Pietrantonio, ci vuole spiegare in parole semplici chi è la «doula»?
«La parola doula (si pronuncia dùla) deriva dal greco e in antichità indicava la schiava più vicina alla padrona. Una persona con cui intrecciava un rapporto di grande fiducia, al punto da assistere ai suoi parti e occuparsi della sua prole.
«Oggi è una figura professionale che si è affermata in Inghilterra e in altri Paesi del Nord Europa, Stati Uniti, Australia, Sud Africa.
«In Italia è presente da pochissimo. Si occupa principalmente del benessere della neo mamma, mettendosi in contatto con lei in modo affettivo e comprendendo ciò di cui ha bisogno, dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino.
«Non fa parte del personale sanitario: il suo compito è quello di proteggere e di creare le condizioni perché mamma e bambino possano vivere senza pensieri la loro storia d’amore. In un certo senso recupera quello che nelle società arcaiche era il ruolo delle madri, delle nonne, delle zie e delle sorelle maggiori nei momenti di passaggio della vita.
«In una realtà come la nostra, dove le persone si trovano sempre più spesso in una condizione di solitudine, la doula può rappresentare una risorsa preziosa.»
 
Quale motivazione l’ha spinta a intraprendere il mestiere di doula?
«Undici anni fa la nascita di mia figlia ha rappresentato per me un grande momento di trasformazione. Lo è stato anche nella voce: cantavo già da molti anni e per me era stato naturale emettere dei suoni durante il travaglio: suoni diversi da qualsiasi suono avessi mai prodotto prima.
«Ho cominciato ad interessarmi al modo del tutto peculiare in cui la voce e i diaframmi funzionano nel parto incontrando le esperienze di Leboyer, Odent, Aucher, Benassi.
«Poi, a partire da questo, ho sentito il bisogno di saperne di più, in generale, su gravidanza, parto e maternità e mi sono iscritta alla scuola delle doule di Milano.»
 
La doula si pone solo accanto alla madre o in qualche modo interagisce anche con il futuro padre?
«Per molti uomini non è facile confrontarsi con i cambiamenti che la nascita di un bambino porta nella loro vita.
«Non è facile diventare, come spesso capita, l’unico riferimento per la mamma in questioni di cui sino a poco prima si era del tutto all’oscuro, né comprendere gli stati emotivi della propria compagna, che a sua volta attraversa un delicato momento di trasformazione.
«Nella mia esperienza, i papà sono molto rassicurati dalla presenza della doula e ciò è confermato dagli studi effettuati su larga scala in paesi dove questa figura è presente da tempo.»
 
Come si muove una doula sul nostro territorio e con quali competenze primarie?
«Il primo compito di una doula è ascoltare la donna, con dolcezza e rispetto, per comprendere quali siano le sue aspettative e i suoi bisogni.
«Oggi le donne sono disorientate di fronte alla mole di informazioni, spesso discordanti, da cui sono bombardate.
«L’obiettivo è quello di rendere la nuova mamma protagonista delle proprie scelte, più consapevole di quello che desidera e di come ottenerlo.
«La doula infatti ha una buona conoscenza delle risorse che il territorio offre e sostiene la madre nella creazione di una sua rete di supporto (le amiche, i professionisti del settore, i servizi esistenti).
«Con la doula è possibile iniziare un percorso durante la gravidanza per favorire la conoscenza reciproca e un progressivo e fiducioso abbandono alla saggezza del corpo. Se la donna lo desidera e lo richiede, la doula può essere presente durante il travaglio, a casa o in ospedale.
«Ma il terreno d’elezione della doula è sicuramente il periodo del dopo parto: in questo momento così faticoso per la donna e oggi purtroppo spesso così solitario, la doula offre un aiuto concreto a casa, anche nelle faccende pratiche.»
 
Quale percorso formativo è necessario per diventare una doula?
«La doula in Italia non è attualmente una figura riconosciuta: ne consegue che in questo momento sono in attività persone con formazioni diverse o anche con nessuna formazione.
«Io mi sono diplomata a Milano presso la scuola di Mondo Doula ed ho ottenuto la certificazione internazionale Paramanadoula rilasciata da Michel Odent.
«Al di là di questo, credo sia fondamentale continuare ad aggiornarsi, ma soprattutto non smettere di lavorare su di sé per poter essere presenti in momenti così particolari per le donne, momenti in cui sono estremamente aperte e sensibili ed è facile disturbarle con atteggiamenti, informazioni, parole, toni di voce inadeguati o semplicemente fuori tempo
 
Poniamo la figura della doula a confronto con quella dell’ostetrica: sono alleate o antagoniste? In cosa si differenziano?
«Va subito sottolineato che mentre l’ostetrica è una professionista, una laureata in ambito sanitario, la doula non interviene in alcun modo in questo campo.
«Il sostegno offerto dalla doula è da una parte di natura estremamente pratica: nel dopo parto fa la spesa, porta a spasso il cane, cucina, insomma si può occupare di tutte le faccende domestiche perché la donna possa stare col suo piccolo e riposare il più possibile.
«Dall’altra è di natura affettiva ed emotiva.
«In Trentino abbiamo servizi ottimi per quanto riguarda ad esempio l’allattamento, ma nei primi giorni dopo la nascita, quando gli ormoni, tra picchi ed abissi, gettano la donna in uno stato di confusione in cui stenta a riconoscere se stessa, quando la stanchezza può essere estrema, un semplice parere professionale non basta a colmare un vuoto che un giorno dopo l’altro la nuova mamma può sentire in modo opprimente: sapere di poter contare su una persona con cui si è nel tempo instaurata una relazione, può fare tutta la differenza del mondo.
«Come ho già detto, un tempo c’erano altre figure femminili accano alla nuova mamma, che non era mai lasciata sola come oggi purtroppo sempre più spesso accade. E per la nascita non è dissimile: la donna si sente più sicura nell’affrontarla se può avere vicino a sé una persona che conosce e di cui si fida, soprattutto se il papà non può o non se la sente di essere presente.
«In questa danza degli ormoni, che sono sensibili alle emozioni provate, l’andamento e la rapidità del processo dipendono moltissimo dall’ambiente e dalle persone presenti. Sostenere le emozioni positive attraverso una relazione empatica ed affettiva, mai invadente, è uno dei compiti fondamentali della doula per favorire travagli più rapidi e rendere le sensazioni dolorose più accettabili.
«Tornando alla domanda iniziale: ostetrica e doula sono certamente alleate, perché entrambe confidano nella fisiologia e nella capacità della donna di uscire rafforzata dall’esperienza della nascita e della maternità.
«Nella mia esperienza, quando le ostetriche conoscono da vicino il lavoro della doula, ne diventano le prime sostenitrici e viceversa!»
 
Esiste una scuola preparatoria anche a Trento?
«In Trentino al momento non c’è una formazione attiva. Ci sono però diverse doula che hanno terminato la scuola e stanno cominciando la propria attività sul nostro territorio.»
 
Per chi fosse interessato a chi deve rivolgersi? 
«Con alcune colleghe sto lavorando alla nascita di un’associazione di doula nel nostro territorio.
«Al momento, sia per quanto riguarda il ricevere notizie sulla formazione che per ingaggiare una doula, consiglio di consultare i siti nazionali www.mondo-doula.it oppure www.13doule.it, dove sono presenti schede e contatti per ogni regione.»
 
Cristina Pietrantonio ci spieghi quanto è importante la voce in gravidanza e per affrontare il travaglio.
«La voce è un fenomeno di grande potenza a livello fisico, emotivo ed energetico: l’apparato fonatorio è collocato tra la testa e il corpo e costituisce una sorta di cerniera, in grado di operare un profondo lavoro integrativo tra il mondo fisico e quello della mente.
«Rispetto ad un lavoro musicoterapico con strumenti, che richiede la mediazione di un operatore, lavorare su voce e respiro significa offrire alla donna la possibilità di agire direttamene da sé, dal proprio interno, i cambiamenti di cui ha bisogno.
«I risultati di un training vocale in gravidanza sono significativi sia sul piano fisico (sulla postura, la respirazione, la giusta tonicità dei diaframmi del corpo e del perineo), che su un piano emozionale, poiché il canto mette in contatto la mamma con il proprio sentire, che si trasmette al bambino attraverso molteplici vie.
«Le corde vocali inoltre mettono in vibrazione tutto l’organismo materno, stimolando in consonanza anche il piccolo e favorendone, come con un dolce massaggio, il benessere e lo sviluppo.
«Durante il parto, la voce, correttamente utilizzata, può diventare una sorta di interruttore naturale, sia per controllare il dolore, che per assecondare il processo del travaglio: la potenza dell'energia del parto attraverso un uso consapevole di voce e respiro viene assecondata e non contrastata e la donna va incontro all’onda della doglia senza opporvisi e senza esserne travolta.
«Dopo la nascita, con il canto la mamma può prendersi cura del bambino aumentando la capacità di comunicare con lui, calmandone il pianto, creando la condizione ideale per potersi abbandonare al sonno ed iniziando un dialogo musicale che favorisce una crescita armonica.»
 
Lei è la promotrice del corso «Voce di mamma. Ci vuole spiegare di cosa si tratta?
«Durante il percorso invito le donne a sperimentare con il corpo e con la voce, liberamente, con piacere e senza giudizio. Il mio primo obiettivo è la costruzione di un ambiente protetto, che permetta di lasciarsi andare all’ascolto del proprio suono e del proprio corpo.
«Si lavora sul rilassamento, sulla postura, sull’approfondimento naturale del respiro, sulle sensazioni percettive delle vibrazioni. Un'altra parte dell’incontro riguarda le immagini mentali, i gesti sonori, le visualizzazioni, sempre nella direzione di liberare il proprio potenziale vocale.
«Propongo vocalizzi, mantra, canti per accrescere il contatto con il bambino prima e dopo la nascita. Il percorso per il parto lavora invece sulla gestione del dolore e sul funzionamento specifico dei diaframmi nel travaglio.»
 
A chi è rivolto il corso pre-parto?
«Gli incontri di canto prenatale sono aperti alle donne sin dall’inizio della gravidanza, mentre quelli di preparazione al parto si svolgono nel terzo trimestre.»
 
È necessaria l’attitudine al canto?
«Non bisogna essere cantanti o musicisti per lavorare con questa tecnica: basta aver voglia di sperimentarsi con il corpo e con la voce.»
 
Possono partecipare al corso anche i futuri padri?
«C’è la possibilità di fare un percorso di coppia per il canto prenatale. Gli incontri di training psicofonetico per il parto prevedono sempre almeno un appuntamento per i papà.»
 
Quale abbigliamento consiglia di indossare?
«Consiglio abiti comodi per avere una buona libertà di movimento.»
 
È prevista una lezione di prova?
«Sì, propongo sempre un primo incontro gratuito per conoscersi e per entrare in contatto con la proposta.»
 
Dove si svolgono le lezioni?
«Nel mio studio, a Cadine, presso la sede dell’associazione culturale Fatefaville. Orario e giornate vengono di volta in volta concordate con le mamme nel caso si scelga la modalità degli incontri individuali o di coppia.
«Gli incontri di gruppo si tengono invece il martedì mattina e il giovedì pomeriggio.»
 
Le persone partecipanti verranno seguite anche durante il parto?
«Su richiesta è possibile.»
 
Quanto costano le lezioni?
«Propongo un percorso di cinque incontri della durata di un’ora e mezza per il canto prenatale e di sette incontri di training psicofonetico per il parto della durata di un’ora, al costo di 60 euro per ciascun ciclo (più tessera associativa annuale di 10 euro).
«I due cicli possono essere effettuati anche separatamente, scegliendone l’uno o l’altro. Gli incontri individuali o di coppia hanno invece un costo di 25 euro a incontro (per la durata di un’ora).»
 
Chi fosse interessato a partecipare al corso «Voce di mamma» a chi deve rivolgersi?
«All’associazione Fatefaville laboratorio voce: www.fatefaville.it, [email protected], 338 7636182.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Cristina Pietrantonio - [email protected]