Le «lezioni» di Beppe Severgnini – Di Nadia Clementi
Grande successo al Teatro Sociale di Trento lo scorso 2 ottobre per lo spettacolo «Diario sentimentale di un giornalista»
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Applausi a scena aperta lo scorso 2 ottobre presso il Teatro Sociale per la messinscena musicale del nuovo spettacolo di Beppe Servergnini dal titolo «Diario sentimentale di un giornalista», ispirato al suo ultimo libro, Italiani si rimane (Solferino Editore).
Un viaggio autoironico che narra la vita del famoso giornalista in ogni suo aspetto: sentimentale, familiare, lavorativo e interiore.
Il sipario si è aperto con il racconto di ciò che ha portato l’autore a narrare della sua vita professionale, non per vanità, ma per il desiderio di raccontarsi, perché Severgnini crede nell’importanza di trasmettere quelle esperienze che gli hanno dato delle lezioni di vita e che ritiene possano essere utili a chi lo legge o lo ascolta.
Un racconto circolare, che inizia a Crema per farvi ritorno quarant’anni dopo. Tanto è lunga la carriera giornalistica di Beppe Severgnini, che ha distillato la sua storia di raffinata e pungente penna giramondo.
Inizia parlando del suo primo folle viaggio lavorativo per conto del Giornale di Indro Montanelli, trasformatosi in una odissea che lo portò dall’Australia a Londra.
Qui ricorda come la sua prima presentazione da inviato, svoltasi alla fine degli anni novanta, sia stata un insuccesso, ma dalla quale fu in grado di ribaltarne le aspettative.
Alla presentazione si erano recate soltanto poche persone e allora decise di provare ad avvicinare i passanti utilizzando il microfono e invitandoli alla conferenza con la scusa che il suo libro parlava di ogni argomento che a loro potesse interessare, tessendo così un buffo inganno del quale poco a poco tutti si resero conto, suscitandone l’attenzione e il divertimento degli spettatori.
Da questa esperienza, spiega Beppe Severgnini: «Una volta bastava essere bravi, determinati e seri. Ora bisogna essere bravissimi, determinatissimi, serissimi, avere grande fantasia e saper usare una grande vastità di strumenti con il rischio che potrebbe non bastare poiché un mestiere richiede grandi sacrifici.»
Lo spettacolo di Beppe si articola in lezioni, c’è la lezione dell’incoscienza coscienziosa e quella dell’adattamento felice o della fatica.
Vale a dire l’impegno di chi lavora con tanta devozione per raggiungere importanti gratificazioni professionali ma alle spalle non ha un progetto per il futuro.
Severgnini odia l’espressione «fare la gavetta», perché solitamente è un modo per usare gratuitamente il lavoro dei ragazzi.
Partendo quindi da questi capitoli, lezioni appunto, Beppe Severgnini racconta le sue tappe professionali e il suo viaggio dentro al cambiamento di un mestiere, del suo mestiere, e del Paese in questi ultimi 40 anni.
Narra dei suoi momenti felici, del suo piacere di trasmettere, insegnare, della gioia di veder crescere nuovi talenti. Passa dalla gioventù all’età adulta parlando del rapporto che ha con il figlio e di quello che ha con le nuove tecnologie, della vita con la moglie, della sua carriera e dei talenti che sta formando o che ha formato e che lavorano con lui o grazie a lui.
Spiega un po’ della sua filosofia di vita, dove è importante essere seri, capaci, affidabili e coerenti, ma evitando il più possibile pregiudizi, avendo gli occhi e la mente aperti sul mondo. Tutto questo però con leggerezza, con ironia, sapendo trovare sempre un motivo per sorridere.
Racconta, per mezzo di aneddoti costantemente ornati da una forte nota ilare, il viaggio personale, professionale, nazionale e musicale: dalla scuola di Montanelli a via Solferino, dal primo articolo per La Provincia di Cremona al New York Times, dai libri alla radio, dalla televisione alla direzione di 7-Corriere della Sera.
La narrazione, ironica, delicata e istruttiva, non spiega solo le trasformazioni nei media a cavallo tra due secoli: parla del tempo che passa, del legame con la terra e la famiglia, del piacere di insegnare e veder crescere nuovi talenti.
Una narrazione intima e una sorprendente messa in scena musicale guidata da Serena Del Fiore, giovane artista radiofonica («conduttrice di sogni in Fm»). Il racconto e le letture dell’autore sono accompagnati da una colonna sonora di brani noti come i Talking Heads e Bruce Springsteen, The National e Franco Battiato che hanno accompagnato le varie tappe della vita lavorativa del giornalista e hanno riempito la vita di molti.
Scorre così un ora mezza con serenità, con allegria, ma non con vacuità o frivolezze.
In chiusura, oltre a rilasciare autografi e fare selfie con il pubblico presente, dà un ultimo suggerimento ai giovani che si affacciano a qualsiasi professione:
«Ai ragazzi consiglio di imparare a fare tante cose diverse, di non fissarsi solo su uno strumento. Saper fare cose diverse è una risorsa, e una di quelle cose potrebbe rivelarsi la salvezza.
«La mia regola è abbastanza semplice: se il tuo lavoro può essere sostituito da una macchina o da una intelligenza artificiale, prima o poi verrà sostituito.
«Se volete puntare in alto, se volete fare grandi cose, cercate di trovare un lavoro umano che, a mio avviso, è un lavoro interessante. Ricordate che fra 50 anni ci sarete voi, non io. Voi dovrete inventare e gestire il mondo nuovo, che è anche fatto di queste cose.
«Non lasciatevi scoraggiare da chi dice che il giornalismo è morto, che non si può lavorare nel cinema, in televisione, in pubblicità o in teatro. Non è vero. Certamente per questi ambiti è un periodo molto difficile, però è anche un periodo in cui le grandi idee possono pagare molto bene, e non significa solo inventare una nuova App, a volte le idee più innovative sono quelle meno nuove.
«Per esempio il teatro è stato dato per morto innumerevoli volte, ma invece si sta rivelando una vitalità insospettabile. Nonostante non si possa reinventare, si possono sempre creare nuove strategie per farlo rivivere.»
Lo spettacolo è stato offerto alla cittadinanza dalla Fondazione Cassa Rurale di Trento.
Ma chi è Beppe Severgnini?
Beppe Severgnini nato il 26 dicembre 1956 a Crema (Cremona), è figlio della buona borghesia lombarda (padre notaio e madre casalinga), in grado di offrirgli molti stimoli, non ultimi l'eccellente conoscenza delle lingue straniere (in particolare l'inglese), che acquisita anche grazie ai suoi numerosi soggiorni all'estero.
Dopo aver conseguito la maturità classica ed essersi successivamente laureato in Diritto internazionale a Pavia, svolge un tirocinio presso le Comunità Europee a Bruxelles.
Grazie alla sua bravura innata e alla penna sottile che maneggia con rara maestria, Severgnini è stato poi corrispondente a Londra per il Giornale di Indro Montanelli, ha intensificato il suo bagaglio di esperienze viaggiando in Europa dell'Est, Russia e Cina e lavorando a Washington per la Voce (sempre un giornale di Montanelli).
Autore di numerosi best-seller: fra i titoli più noti ricordiamo Inglesi, L'inglese. Lezioni Semiserie, Italiani con valigia, Un italiano in America, Italiani si diventa, Manuale dell'imperfetto viaggiatore e Manuale dell'uomo domestico. Le traduzioni di Inglesi e Un italiano in America sono arrivate ai primi posti anche nelle classifiche inglesi e statunitensi.
Editorialista del Corriere della sera da ormai lungo tempo, è stato per sette anni il corrispondente in Italia del prestigioso e storico The Economist (incarico che ha mantenuto dal 1996 fino al 2003). Su Internet è molto seguito il suo forum Italians, ospitato da Corriere.it (sito del Corriere della sera).
Fra i pregi maggiori di Beppe Severgnini ci sono l'umorismo irresistibile, la vivacità delle osservazioni e il coraggio di non prendersi troppo sul serio che lo rendono uno dei giornalisti più amati d'Italia.
Un affetto che si è conquistato sul campo non solo per la capacità di trattare i temi più disparati ma anche per la rara oggettività di raccontarsi di cui si è dimostrato capace.
Nadia Clementi - [email protected]