Gli spettacoli di ieri sera hanno saputo coinvolgere e stupire
MusicaRivaFestival: stregati da Nicola Piovani e dai percussionisti della Scala

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Picchiare di tamburi contro la tempesta che saliva dal lago: così i Percussionisti del Teatro alla Scala di Milano hanno fatto vibrare la serata di ieri, nel Cortile della Rocca.
Quattro chiacchiere con un amico sorseggiando un calice di musica di ottima annata, così il maestro Nicola Piovani ha stregato il pubblico del palazzo dei Congressi, sotto una pioggia battente che non è riuscita a piegare il programma e l’organizzazione del MusicaRivaFestival.
Oggi tocca al gala Docenti, 21.30, Cortile della Rocca, con i maestri Paolo Taballione per il flauto e Fedor Rdin per il violino presentare al pubblico i talenti affinati nel corso delle masterclass di perfezionamento in corso durante l’intero festival: una 37esima edizione dalla perfetta organizzazione, come affermato dagli artisti che si sono esibiti finora al musicaRivafestival.
La cronaca della serata di ieri inizia con un raggio di sole dopo un pomeriggio di pioggia, che ha poi lasciato spazio alla corsa delle nuvole sulla Rocca di Riva del Garda.
Protagonisti i Percussionisti del Teatro alla Scala di Milano: Gianni Massimo Arfracchia, Gerardo Capaldo, Elio Marchesini, Francesco Muraca che hanno offerto al pubblico lo studio di una vita.
Sul palco oltre quaranta strumenti, dalla marimba al vibrafono, dalla batteria classica alle campane tubolari, fino ad arrivare allo Jembè, strumento africano di grande effetto.
Musica del 900 per percussioni omaggiando Piazzolla, fino ad arrivare al gran finale.
Dal lago la tempesta che, di lì a poco, si sarebbe trasformata in pioggia scrosciante battuta da un forte vento. Carousel, di David Friedman, ha fatto tremare la Rocca: vibrafono e marimba con l’aggiunta di un ritmo con batteria classica e timpano a fare la parte del contrabbasso.
Pochi metri più in là, il pubblico è stato accolto da Nicola Piovani, a palazzo dei Congressi.
Buio in sala, la sensazione che molti hanno avuto, per tutta la durata dello spettacolo, è stata quella di trovarsi nel salotto di un vecchio amico.
Una vita al pianoforte, tra aneddoti personali e foto d’un’epoca, che ha segnato la storia del cinema italiano e non solo.
Racconto intimo, di un’eleganza raffinata, di ciò che è quella musica pericolosa che ha dato il titolo allo spettacolo.
Per avere gli occhi lucidi bastano quattro note, ha spiegato il maestro. Questo è il grande potere della musica.
Un potere che ha saputo sedurre un amico, Fellini. Il grande regista, orecchiando un motivetto, ne veniva rapito e lo voleva infine tutto per sé.
Sullo schermo foto e locandine, il traditore di Bellocchio, il Marchese del Grillo di Monicelli.
«La musica è pericolosa è una frase che mi appartiene – ha detto Piovani – è un incontro con la bellezza, quella che ti cambia.»
Gioia mista a batticuore. Ad alcuni succede con la musica, ad altri con altre arti.
I ricordi di un bambino, nelle vacanze di paese. Il suono delle campane, tre note appena, mi fa sol.
Variazioni infinite, quando le corde di quelle campane le tiravano le monache, variazioni che sarebbero diventate melodia, per un giovane pianista.
L’arrivo della banda, quelle note portate dal vento, lontane; gioia pura l’attesa, preludio alla festa del patrono. Quel ricordo sarebbe diventato il ritmo del passo che precedeva l’arrivo di un amico in scena Roberto Benigni.
Ricordi e musiche che si intrecciano per Storia di un impiegato di De Andrè, con le dita di un giovane che «metteva i dischi in radio» e sentiva i tagli di una censura che si abbattevano sul vinile come una fresa.
Piovani, che non contempla il pensiero di chi sostiene che solo quello che passa in televisione esiste, si è detto orgoglioso di non esistere, stanti così le cose, in una serata come quella di ieri sera a Riva del Garda.
«Sono felice di queste due ore di inesistenza perché la musica suonata dal vivo è tutta un’altra cosa», – ha detto il maestro.
E commuove, Piovani, chiudendo lo spettacolo con un messaggio potente. Musica ed abbracci nelle foto su maxischermo: dolore, incertezza, speranza, dietro una tenda di plastica.
Ecco il sostegno alla campagna vaccinale contro il Covid-19, un male che lui ha conosciuto molto bene e di cui i suoi occhi serbano memoria, mentre si inchina al pubblico dicendo quel “Grazie” che viene dal profondo, mettendosi una mano sul cuore.