Storie di donne, letteratura di genere/ 242 – Di Luciana Grillo
«Lettere alla madre» a cura di Anna di Cagno – Venti racconti: vanno letti tutti, con attenzione, perché venti mamme meritano di essere conosciute
Titolo: Lettere alla madre
Curatrice: A. Di Cagno
Editore: Morellini 2018
Genere: Narrativa italiana - Antologia
Pagine: 154, Brossura
Prezzo di copertina: € 13,90
Questo è un libro davvero speciale, sia perché è un lavoro collettivo, sia perché tutti, nella nostra vita, sicuramente almeno una volta abbiamo scritto una lettera a nostra madre. O abbiamo pensato di scriverla.
E le lettere di dieci scrittori e dieci scrittrici, in qualche modo, ci coinvolgono, ci invitano a riflettere, ci costringono a fare i conti col nostro vissuto e col rapporto che abbiamo avuto con nostra madre.
Alcuni autori sono già noti, come Gabriella Kuruvilla – autrice non solo di racconti ma anche di splendide copertine, – Erica Arosio, i cui racconti in genere sono «corti come un caffè»; Massimo Laganà, che racconta alla sua maniera città come Milano, Roma, Genova; Marco Montemarano, autore di un romanzo «funambolico» (Incerti posti)… e così via.
Non è un compito facile recensire Lettere alla mamma: se anche non fossero autobiografiche, mi sembrerebbe di essere invadente sottolineando frasi, atteggiamenti, affetti.
Perciò procedo a balzi, leggo «Un brindisi alla vita» di Isa Grassano e rivedo Matera, i Sassi, «un grande merletto di pietra. C’è tanta luce. Quella che esalta le costruzioni arcaiche come un foulard di chiffon… quella luce che illumina il suo viso. Mi colpisce la sua bellezza».
Grassano vede sua madre davanti alla lettera, «Leggi e sorridi. Sorridi e leggi. E io ti vedo sempre più bella. Con quel luccichio negli occhi che li rende più brillanti e più accesi».
Ma è tutto un sogno, la mamma è morta, la figlia dice a se stessa: «Cin cin, mamma cara, ovunque tu sia».
Emozionante «Il mio regalo», il regalo di addio scritto da Andrea Di Fabio: «Madre, il tempo stringe. Percorri come una ragazzina l’estate dei miei sogni. Percorri con i capelli sciolti e i piedi nudi, la spiaggia che ho creato per te».
Altra penna, altra mamma quella evocata da Anna di Cagno, una mamma controcorrente, che di «Tolstoj, Dostoevskij, Proust, Thomas Mann… parlavi come fossero dei parenti (a dire la verità, ne parlavi molto meglio dei parenti)… Mi distoglievi dal mio dovere… mi portavi ovunque. Alle cene dei tuoi amici, spesso infrasettimanali, e al cinema, al pomeriggio, al posto di fare i compiti… il tuo modo di fare le cose: imperfetto, caotico, generoso, spesso strafottente. Unico».
Una mamma sopra le righe, trasgressiva, «i piedi sul divano li mettevi tu, e io sono sempre stata più pettinata e più brava di te a parcheggiare l’auto…», mentre la figlia adulta si domanda: «Siamo stati infelici a modo nostro? Sì, ma in modo molto cinematografico: scenografie di Antonioni, sceneggiatura un po’ Woody Allen un po’ Mel Brooks, almodovariani ante-litteram, tarantiniani per contesto attorno, bergmaniani mai. Per fortuna… Ogni tanto ho desiderato una famiglia normale…».
Fernando Coratelli ricorda momenti della sua infanzia e ammette candidamente: «Sai, mamma, mi rendo conto di sapere poco di te prima della mia età della ragione… se non attraverso i tanti racconti di nonna o di zia. Io e te, invece, abbiamo sempre vissuto il presente…Quante volte, mamma, ho pensato alle parole che non ti ho detto, ai gesti che non ho fatto?».
La verità di Gabriella Kuruvilla indaga un mondo difficile, quello di una mamma alcolista e di un figlio: «mi sono detto che, se ce la facevi tu, dovevo farcela anch’io… Certo, iniziare col whisky è stato un incipit – come dire – selvaggio», mentre Marco Montemarano, giocando con finta leggerezza con le parole («famiglia normale… sarà perché in italiano dentro alla parola normale c’è rinchiusa la parola male»), finalmente riesce a scrivere la parola mamma, quando «vorrei tanto che ci fosse n modo per non farti morire. È tutto quello che ho desiderato, per tutta la mia vita. È ciò intorno a cui ho costruito la mia esistenza… Non far morire la mia mamma».
Questi sono solo cenni brevi, i racconti vanno letti tutti, con attenzione. E venti mamme meritano di essere conosciute.
Luciana Grillo – [email protected]
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