Europei di nuoto: la legittima soddisfazione di Barelli

Il presidente della Federnuoto Paolo Barelli è giustamente sorridente nel corso dell'incontro avvenuto con la stampa a Casa Arena a Berlino

Il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli, è sorridente nel corso dell'incontro avvenuto con la stampa a Casa Arena, a Berlino, dove i 32esimi campionati europei volgono alla chiusura.
Si dichiara «soddisfatto ma prudente» ed esorta «a tenere i piedi per terra in vista del prossimo biennio» durante il quale i risultati saranno tradotti «in termini mondiali a Kazan nel 2015 e olimpici a Rio de Janeiro 2016».
Ringrazia le società «a cui bisogna ascrivere i risultati degli azzurri» e che «continuano a lavorare con passione e professionalità malgrado molteplici difficoltà derivanti dallo stato economico generale del Paese», con particolare riferimento «ai costi di impianti dove si praticano le discipline acquatiche».
 
Sottolinea l'importanza fondamentale «delle società che vanno sostenute e che «rappresentano l'imprescindibile canale di promozione dello sport di base non sostenuto da scuola e università».
Parla di Federica Pellegrini quale «campionessa con una personalità fuori dal comune, che sarà difficile da battere per chiunque anche in futuro, seppur c'è qualche giovane atleta che le gratta i piedi». E del progetto con Philippe Lucas «che la Federnuoto continuerà a sostenere in accordo con la società CC Aniene».
Su Paltrinieri racconta di essere «molto contento che svolgerà una periodo di allenamento all'estero perché è molto importante che gli atleti di vertice scambino esperienze, allarghino le proprie vedute e valutino le possibilità scolastiche offerte oltre i confini italiani per garantirgli un futuro anche fuori dalla piscina».
 
Su Andrea Mitchell D'Arrigo ribadisce l’intenzione della Federazione «di continuare a sostenere il ragazzo; grande talento cresciuto in Italia prima di andare negli Stati Uniti, dove vive la madre, per coniugare studio e sport» affinché resti italiano e non scelga l'America.
Ricorda quando da matricola gli fecero lo scalpo.
«Fu Momoni, della Lazio Nuoto, – racconta. – La famiglia aveva una macelleria a Roma e i modi non furono delicati. Mi arrabbiai moltissimo perché tutte le sensibilità vanno tutelate così come le scelte devono essere rispettate, come ad esempio quella del pallanotista ligure Cupido che è diventato americano: alla Federnuoto dispiace, ma sono scelte personali e familiari, che a volte prescindono dagli aspetti prettamente sportivi.»
 
Definisce i centri federali «un patrimonio dello sport italiano nonché centro del progetto federale; aperti a tutte le società e agli atleti meritevoli che ne facciano richiesta».
Diventa ironico quando dice che «per pagare premi e record servirà una doppia fatturazione», alludendo alla vicenda in corso con il CONI e segnala i numeri del successo berlinese in tutte e quattro le discipline.
Rimarca la necessità di «non enfatizzare troppo i risultati, ma di guardare con fiducia al futuro» e chiede di porre sempre in rilievo «i sacrifici delle società che sono i veri artefici dei successi a Berlino».
 
Grandi i risultati della sua presidenza.
Fino a una decina di anni fa sembrava impossibile che gli italiani potessero mai salire sul podio.
Novella Calligaris, Marcello Guarducci, Klaus Dibiasi e Giorgio Cagnotto sembravano casi sporadici difficili da seguire.
Oggi invece l’Italia sta scrivendo pagine di sport che tutta l’Europa legge con invidia.
Chapeau! Paolo Barelli. Grazie per averci fatto sognare e per aver poi realizzato il sogno.