Ortofrutta trentina a rischio, i consorzi irrigui licenziano gli operai

La denuncia di Flai del Trentino: «La Federazione ha risposto picche alla proposta di un accordo contrattuale che introduce elementi di flessibilità»

Ventuno operai dei Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario della PAT, praticamente tutto il personale a tempo indeterminato, rischia a breve di trovarsi con in mano la lettera di licenziamento.
Così ha deciso la Federazione dei consorzi, sostenendo che l'Inps ha stretto le maglie e reso quasi impossibile la concessione di questo ammortizzatore, se non ha fronte di una mole consistente di documentazione e adempimenti.
«E' una giustificazione che non sta in piedi – denuncia la segretaria della Flai provinciale Manuela Faggioni – questi lavoratori, lo prevede il loro contratto, hanno diritto alla cassa integrazione invernale erogata dall'Inps, che la concede a fronte di domande presentate nelle giuste modalità e tempistiche. Nulla è cambiato.»
Per il sindacato, che è intervenuto a sostegno dei lavoratori, la questione è diversa.
«Questa incomprensione con l'Inps viene utilizzata come scusa per snellire le file dei dipendenti dei consorzi cercando di fare cassa, come sempre, sulle spalle degli ultimi – incalza la sindacalista -. E non ci si rende conto che in questo modo oltre a fare un danno ai lavoratori, si creano i presupposti per mettere a rischio anche l'ortofrutta trentina.»
 
La ragione è semplice: i 21 operai acquaioli sono tutti lavoratori impiegati da moltissimi anni nei consorzi, hanno alle spalle professionalità e conoscenza del territorio.
Se da un momento all'altro questo personale diventasse tutto a tempo determinato ne farebbe le spese anche l'agricoltura: cambi continui di manodopera creerebbero non pochi disservizi.
Molti di questi lavoratori sono anche coinvolti dei piani antincendio territoriali.
«Crediamo, invece, che queste competenze dovrebbero essere valorizzate, potenziate e sviluppate in un contesto lavorativo che garantisce l'attività di questi acquaioli per tutto l'arco dell'anno incentivando in questa maniera la loro formazione, fornendo ulteriori servizi a tutta la nostra comunità», insiste la Flai.
Da mesi Flai lavora a fianco dei lavoratori per trovare una soluzione alternativa ai licenziamenti.
 
«Abbiamo proposto una revisione del contratto integrativo, rinnovato l'ultima volta nel 1993 – spiega Faggioni - elaborando una piattaforma contrattuale che prevedesse la banca ore e altri istituiti contrattuali per colmare quei periodi di tempo non lavorato nei luoghi in cui non sia veramente possibile accedere alla cassa integrazione agricola e per garantire una maggiore flessibilità durante l'arco dell'anno.»
Proposta, però, che la Federazione e i presidenti, riunitosi in assemblea, hanno rifiutato, preferendo evidentemente percorrere la strada dei licenziamenti. Il problema sarebbe stato facilmente risolvibile formando una persona alle procedure chieste dall'Inps, ma la Federazione ritiene troppo gravosa questa strada.
«Meglio dunque tagliare 21 risorse umane, invece che formarne una nuova.»
Nei fatti la Federazione ha lasciato ad ogni singolo consorzio la decisione di licenziare o no il proprio dipendente, abdicando al proprio ruolo.
«Ci chiediamo a questo punto se la Federazione rappresenti ancora qualcuno. In questo modo si sposa solo una politica che impedirà ai nostri giovani la possibilità di ottenere un posto di lavoro fisso, la possibilità di accedere ad un mutuo per costruirsi un futuro e che per contro garantirà un precariato continuo con tutte le difficoltà che ne deriveranno. Nel 2016 in Trentino questi comportamenti non sono tollerabili. La Provincia Autonoma di Trento, che finanzia lautamente i consorzi, da sempre incentiva politiche del lavoro volte a creare occupazione stabile ed è quindi inaccettabile che una realtà trentina come quella dei consorzi remi nel senso opposto infrangendo la sicurezza lavorativa che da anni i nostri “acquaioli” si sono guadagnati con lealtà, disponibilità e competenza nei confronti delle comunità agricole in cui operano. Una situazione assurda, ingiusta e contraddittoria, di fronte alla quale auspichiamo che anche la giunta provinciale prenda posizione», conclude Faggioni.