Whirlpool: il Consiglio compatto per la reindustrializzazione del sito

Approvata all’unanimità la Risoluzione proposta dal presidente Dorigatti

Il Consiglio provinciale ha concluso la giornata di discussione dedicata alla chiusura della sede trentina della Whirlpool, approvando all’unanimità (30 i presenti) il testo della Risoluzione proposta dal presidente Dorigatti e concordata questa mattina con i capigruppo.
In precedenza il dibattito iniziato in aula questa mattina si era concluso ed erano seguite le dichiarazioni di voto.
Merita leggerle, così ci facciamo un’idea dei politici che abbiamo eletto.
 
 Dichiarazioni di voto
Marco Sembenotti della Civica ha evidenziato «il bisogno di sostegno psicologico dei lavoratori dell’industria per fronteggiare il fortissimo disagio causato dalla notizia, per loro del tutto inaspettata, di un futuro destinato a chiudersi inesorabilmente davanti alle loro famiglie».
E ha aggiunto «Mi farò carico di trasferire alla Giunta questa esigenza».
Per Sembenotti «non è invece tollerabile che anche la Provincia proprietaria da 6 anni dello stabilimento sia stata colta di sorpresa dalla notizia della chiusura».
Il «taglio» di 100 posti di lavoro arrivato nel 2011, «non ha evidentemente insegnato nulla».
E «non essendo mai state prospettato delle soluzioni, ora non si sa più cosa fare».
 
Giorgio Lunelli dell’Upt, dopo avere espresso grande vicinanza ai dipendenti della Whirlpool e alle loro famiglie, ha annunciato il sostegno del suo gruppo alla proposta di risoluzione e all’assessore Olivi.
E ha osservato: «Questa è una crisi di metamorfosi, che segna la fine del capitalismo molecolare».
«Oggi abbiamo bisogno di un’economia radicata nel territorio, che garantisca l’intreccio tra agricoltura, servizi, piccole e medie imprese, ma anche industria e manifatturiero. In Italia negli ultimi 5 mesi sono fallite in media 35 imprese al giorno.
«Anche in Trentino dobbiamo iniziare un serio dibattito sul lavoro che si crea. Di fronte alla deindustrializzazione del Paese occorre cambiare passo e cultura: non si può pensare che il lavoro si crei senza le imprese. Bisogna essere chiari sul fatto che solo quando l’impresa è competitiva assicura il posto di lavoro. La creazione di ricchezza deve diventare il mantra di tutto il nostro agire.»
 
 L’intervento dell’assessore Alessandro Olivi
Olivi: Un piano per insediare nuove attività manifatturiere.
Nella sua replica l’assessore Olivi ha preso atto dell’elevato grado di consapevolezza e responsabilità nei confronti di questa crisi emersa dagli interventi dei consiglieri.
Nel ricordare poi come la multinazionale abbia deciso di chiudere la sede trentina in ragione di processi di globalizzazione che prescindono dai legami dell’azienda con il territorio, ha rivendicato il ruolo sempre svolto della Provincia per rendere il Trentino un ambiente favorevole anche ad imprese di rango internazionale.
E ha aggiunto: «Questa vicenda ci dice che dovremo investire ancor più nell’industria, aumentando il peso del manifatturiero rispetto al Pil per creare un’occupazione qualificata e maggiore coesione sociale.
«Certo – ha aggiunto – l’industria oggi sta cambiando, per cui occorre investire su modelli diversi. Per questo metteremo in campo politiche di rafforzamento del tessuto produttivo.»
La Provincia è stata assente, non ha capito, verificato, monitorato?
«Il punto – ha risposto Olivi – è che la politica non governa e non controlla tutto: in un mercato di questo tipo è fisiologico che vi sono processi non controllabili. Vi sono stati contatti costanti con il management di Whirlpool, ma i nostri tentativi hanno retto fino a un certo punto.»
E ha aggiunto: «Se la chiusura dell’azienda fosse colpa della politica provinciale, sarebbe stato un problema risolvibile, ma non è così.»
 
Per l’assessore «compito della politica provinciale è creare le condizioni perché aumenti il radicamento del manifatturiero sul territorio, creando condizioni di contesto più forti e migliori.»
Quanto all’operazione del 2007, Olivi ha evidenziato che in quel modo si rispose a un’emergenza perché la fabbrica stava chiudendo.
«Si trattava di decidere se lasciar licenziare tutti quei lavoratori o accompagnare l’azienda in un processo che è durato anni. Quel momento era comunque diverso: oggi siamo di fronte a una rivoluzione che non l’avrebbero resa possibile.»
 
Olivi ha concluso sottolineando l’obiettivo di impegnare l’azienda già nell’incontro di domani pomeriggio a partecipare concretamente al «piano sociale, mettendo a disposizione strumenti che accompagnino i lavoratori non solo per il tratto finale della loro carriera, ma anche costruendo un ponte favorevole alla loro occupazione».
Per l’assessore «occorre che in quel sito torni a vivere un’attività manifatturiera. La Giunta sta già predisponendo una serie di misure orientate sia a rafforzare non solo le politiche di sostegno passive, ma anche quelle attive per la ricollocazione dei lavoratori».
In tal senso la Giunta «chiederà a Whirlpool sforzi finanziari per gestire il piano di reindustrializzazione».
«Vorremmo infatti mettere a disposizione risorse che permettano di promuovere attività sostitutive e integrative di quelle esistenti.»
 
 Le dichiarazioni di voto in merito alla Risoluzione
Savoi (Lega) ha espresso un giudizio positivo sulla proposta Risoluzione, osservando però che d’ora in poi le politiche dalla Provincia dovranno favorire maggiormente il radicamento delle imprese nel nostro territorio.
«Così eviteremo lo spostamento delle attività produttive fuori del Trentino dopo aver sfruttato i vantaggi offerti dall’ente pubblico.»
E ha concluso: «L’assessore dovrà costringere la Whirlpool a mettere a diposizione le risorse necessarie perché i lavoratori non rimangano senza prospettive di occupazione.»
 
Eccher (Civica) ha messo in luce che quella della Whirlpool era «una crisi annunciata».
Ma la Provincia non è esente da responsabilità.
«Noi ad esempio – ha aggiunto – paghiamo l’energia il 46% in più dell’Austria, per cui è difficile che un’industria venga ad investire in Trentino. In questo senso non abbiamo dato esempio di buon governo.
«Per la Whirlpool non bastava un piano A: è mancato un piano B. Le industrie devono dare precise garanzie e i casi della Subaru e della Whirlpool devono indurci a una mappatura delle industrie trentine per individuare preventivamente le difficoltà. 
 
Borga (PdL) ha invitato a ragionare sulle politiche finora adottate dalla Provincia per non ripetere in futuro gli errori commessi.
«A me non pare – ha aggiunto – che in questo senso la proposta di Risoluzione non aiuti granché. Certo, non c’è nulla di non condivisibile – ha precisato assicurando il proprio voto comunque favorevole, – ma aspettarsi che la Whirlpool cacci qualche decina di milioni di euro a sostegno delle famiglie dei lavoratori, è forse un po’ utopistico».
Secondo Borga «a fronte delle enormi quantità di denaro pubblico spese a favore della ricerca e dell’innovazione, occorrerebbe andare a vedere che ricadute questi interventi hanno avuto.»
«E quando la Provincia spese 45 milioni di euro più Iva per acquistare lo stabilimento da un privato e non dalla Whirlpool, avrebbe dovuto chiedere e ottenere dall’azienda impegni molto più forti, – ha concluso Borga. – Se tutti quei soldi fossero stati investiti a favore dell’occupazione e delle imprese reali, forse qualche risultato migliore sarebbe stato raggiunto.»
 
Chiocchetti (Ual), tra i sottoscrittori della Risoluzione, ha condiviso la necessità indicata dal testo di intervenire immediatamente per rispondere alle esigenze più urgenti dei lavoratori della Whirlpool, con un piano sociale adeguato, pur sapendo che ciò non basterà per risolvere del tutto il problema di natura occupazionale.
Si tratterà per questo di mettere in campo gli strumenti che la nostra autonomia ci consente di adottare anche creativamente, affrontando con essi le difficoltà emergenti e causati dalla globalizzazione.
 
Penasa (Misto) ha osservato che la Giunta «ha visto alcune grandi industrie andarsene dal Trentino non in Cina ma nel Veneto e in Lombardia».
Ecco perché «le risorse investite a palate dalla Provincia per la comunicazione e la gestione degli immobili interrogano la gestione dell’autonomia speciale». «Si evitino altri sprechi di risorse.»
«Piantatela con le politiche dell’esternalizzazione che spolpano il Trentino del lavoro.»
E ha concluso: «riprendiamo in mano le redini del lavoro e stiamo attenti ai segnali che indicano come sussistano gravi rischi per le attività produttive oggi esistenti. Bisogna cambiare rotta, perché chi oggi si crede sicuro sotto l’albero del pubblico, con il venir meno delle entrate non potrà più sentirsi tranquillo.»
 
Casna (Misto). «Quali condizioni ha posto la Provincia nell’acquisto dello stabilimento della Whirlpool? Valeva la pena dare quei 45 milioni agli operai. Al Trentino dell’industria e del turismo servono infrastrutture moderne per rendere competitive le attività imprenditoriali. Occorrono servizi di eccellenza per essere competitivi con altre regioni.
 
Firmani (Idv) ha sollecitato a favorire la libera iniziativa economica.
«Meno pubblico e più privato. Si favorisca chi vuole creare impresa, creando una struttura produttiva capace di compensare perdite come quelle subite a causa del trasferimento di industrie multinazionali. Per quarant’anni siamo stati abituati a essere imboccati dallo Stato. Oggi questo giochino è finito e occorre cambiare registro.»
 
Civettini (Lega) ha ringraziato Dorigatti per aver fatto sintesi con la Risoluzione proposta, annunciando il ritiro della mozione che chiedeva di discutere attraverso la convocazione straordinaria del Consiglio.
 
Dopo il voto il presidente Dorigatti ha ringraziato del segnale lanciato ai lavoratori, non solo della Whirlpool, con questa Risoluzione, anche se certo non si tratta della soluzione di tutti i problemi.
I lavori del Consiglio sono poi proseguiti con la discussione e l’approvazione del Rendiconto generale del Consiglio provinciale per l’esercizio finanziario 2012.