Storie di donne, letteratura di genere/ 65 – Di Luciana Grillo
Il gran ritorno di Paola Capriolo: «Mi ricordo» – In questo bel romanzo l’ho ritrovata matura e consapevole, autrice di razza, capace di tessere una duplice storia
Titolo: Mi ricordo
Autrice: Paola Capriolo
Editore: Giunti Editore 2015 (collana Italiana)
Pagine: 272, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
Note: Disponibile eBook
Ho letto Paola Capriolo alcuni anni fa, quando leggevo avidamente racconti e romanzi di scrittrici per un saggio che stavo preparando. Ebbi l’impressione di trovarmi davanti ad una raccontatrice autentica, forse allora un po’ acerba.
L’ho ritrovata in questo bel romanzo, matura e consapevole, autrice di razza, capace di tessere una duplice storia, mettendo a confronto, sia pure in tempi diversi, una figlia e una madre, Sonja e Adela, di cui, pagina dopo pagina, conosciamo la vita.
Entrambe sono donne complesse.
Sonja, intristita e come mortificata da una vita difficile, ha perduto la mamma da bambina e il papà, annichilito dal dolore, confuso dall’abuso di alcool, quando era appena adolescente.
Era stata poi portata in orfanotrofio, sola e senza affetti.
Adela, bella e amata, era profondamente distante, poco materna, assorbita da pensieri sconosciuti e dolorosi.
Quando… «sedeva sullo sgabello sembrava che si avvolgesse in un cerchio di intangibile solitudine. Era lì, ma non c’era; per nulla al mondo si poteva parlarle…»
La necessità di lavorare spinge Sonja a ritornare in quella che era stata la casa della sua infanzia («certo…occorreva un enorme coraggio…»): lì ritrova la sua cameretta di bambina, con «la tappezzeria rosa, che bastava a restituirle l’antico senso di familiarità e protezione», i tanti ricordi che le riportano alla mente fatti che pensava di aver sepolto per sempre e oggetti preziosi, soprattutto lettere che le spiegano lo svolgersi degli eventi e le cause di quel dolore muto e lancinante che aveva sempre tormentato sua madre.
Come un fil rouge, c’è una frase che ritorna, ed è quella che Dostoevskij fa pronunciare al principe Miskin: «La Bellezza salverà il mondo?»
Per Adela, che su questa domanda si arrovella e ne scrive a un Poeta, sembrerebbe di no.
E invece la Capriolo ci spinge a concludere che sì, la bellezza (b minuscola) può salvare il mondo se è fatta di condivisione, di pietas, di amore.
Sonja sembra intuire tutto ciò, sembra finalmente disposta ad accettare il passato, a guardare con una certa serenità verso il domani.
E noi lettori? Noi comprendiamo che sulla storia di queste due donne incombe la Storia, fatta di guerre, di soprusi, di violenza, di olocausto.
Adela era un’ebreuccia…
E tra Storia e Bellezza non c’è solo un problema di maiuscole!
Luciana Grillo
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