Nei vigneti trentini ritornano le «stelle» di San Lorenzo

Dopo Casetta, Lagarino, Verdealbara e i «rinati» Maor e Paolina, recuperato ora anche l'antico vitigno Saint Laurent

Continua l'azione di recupero e valorizzazione delle antiche varietà di vite coltivate in Trentino, messa a punto dai ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige.
Dopo Casetta, Lagarino, Verdealbara e gli ultimi «rinati» Maor e Paolina, ora anche il «Saint Laurent» localmente noto come «San Lorenzo», presente un tempo in Valsugana e nella valle di Cembra, potrà essere nuovamente coltivato.

E questo grazie alla recente iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite idonee alla produzione di vino con D.M. 22 aprile 2011 e conseguente pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n° 170 e al provvedimento della Giunta provinciale che ha ammesso alla coltivazione recentemente anche gli altri vitigni recuperati da San Michele.

Soddisfatti i ricercatori della Piattaforma Miglioramento genetico della vite del Centro ricerca e innovazione che hanno collaborato attivamente alla raccolta dei dati necessari all'iscrizione e che complessivamente ad oggi hanno contribuito al recupero di 19 varietà.

Citato anche da Goethe nella sua Ampelografhie del 1887, questa varietà dall'aroma fruttato di amarena è arrivata in Trentino dalla vicina Austria nella seconda metà dell'Ottocento.
«Qui però -spiegano Marco Stefanini e Tiziano Tomasi- ha avuto una limitata diffusione. Alla fine dell'800 la produzione in Trentino era di circa 7000 ettolitri di vino. Il nome deriva dalla ricorrenza di San Lorenzo, il 10 Agosto, che segna comunemente l'inizio dell'invaiatura. Introdotto sperimentalmente nelle zone più elevate della Valsugana e della Valle d'Isarco dall' Istituto Agrario di S.Michele fin dal 1871 con ottimi risultati. Le aree dove fino a poco tempo fa era diffuso erano la valle di Cembra e la Valsugana.»

Attualmente è coltivato in alcuni vigneti della Valsugana.Vitigno di buona vigoria con germogliamento precoce, acino grosso arrotondato con buccia di medio spessore e di color blu-nero, sopporta bene i freddi invernali e mostra una buona resistenza alla peronospora ed all'oidio.

Un vitigno particolarmente indicato per la produzione di vini rossi freschi, con una aroma fruttato da amarena, caratteristiche organolettiche intense e fini a nota fruttata; dà vini di medio corpo e di media alcolicità, con buona consistenza, mediamente acidi e si presta molto bene sia per produrre vini rossi fermi da bere giovani o di medio invecchiamento.

Nel 1990 è stato effettuato un apposito vigneto sperimentale a San Michele, nell'azienda sperimentale della Fondazione Mach in località Giaroni, dove sono stati effettuati rilievi sul comportamento vegetativo e produttivo e sulla suscettibilità ai parassiti con particolare riferimento a peronospora, oidio e botrite.

E' stata controllata anche la produzione, la quantità totale, la fertilità delle gemme ed il numero dei grappoli, il grado zuccherino, l'acidità totale ed i polifenoli.
E si è provveduto, sin d'allora, alla microvinificazione delle produzioni ottenendo dei vini che sono stati sottoposti in diverse occasioni ad assaggi professionali con produttori ed enologi.