Tavola rotonda sul Trentodoc con Daverio, Sabellico e Granello
«Carattere, eleganza ed esclusività del metodo classico trentino»
Si è svolta ieri pomeriggio nella
sede della Camera di Commercio di Trento la tavola rotonda dal
titolo «TRENTODOC: bollicine d'autore. Carattere, eleganza ed
esclusività del metodo classico trentino», con la partecipazione di
Philippe Daverio, storico dell'arte e conduttore televisivo
(Passepartout Rai3), Licia Granello, food editor de La Repubblica,
Marco Sabellico, curatore della Guida Vini d'Italia del Gambero
Rosso, e Fausto Peratoner, presidente dell'Istituto TRENTO DOC.
Moderatore del dibattito: Enrico Franco, direttore del Corriere del
Trentino.
Ha aperto la discussione Philippe Daverio che con un intervento
brillante ed incisivo si è soffermato sull'importanza del «design
del vino», un'invenzione squisitamente italiana.
In questo settore negli ultimi cinquant'anni si è registrato un
forte aumento della redditività a fronte di una drastica riduzione
dei consumi: da 120 litri pro capite l'anno a 30-35.
Il vino si è trasformato: da prodotto povero è diventato un bene di
lusso. Secondo Daverio questo processo è il frutto di alcune
brillanti intelligenze, sparse un po' in tutta Italia, ma
concentrate in Trentino e Sicilia.
«La grande intuizione degli italiani - ha sottolineato lo storico
dell'arte - è stata quella di utilizzare il proprio immenso
patrimonio storico, culturale e tradizionale come mediazione
efficace nella costruzione del brand.»
Al risultato ha contribuito anche quella voglia di riscatto propria
dei territori poveri alla ricerca di una modernità salvifica.
«Ma in Trentino, a differenza che altrove, ha aggiunto Daverio, -
il vino e le bollicine hanno saputo essere moderne senza ammalarsi
di contemporaneità.»
Nella competizione con la Francia non mancano le differenze:
cambiano il territorio, le condizioni climatiche, il terreno.
«Lo champagne e lo spumante metodo classico sono due prodotti
diversi, anche se nascono dallo stesso concetto - ha precisato
Daverio. - In questa operazione il Trentino ha saputo servirsi
delle bollicine per cambiare la propria immagine. Non si può dire
lo stesso della Sicilia, che però ha qualche problema di immagine
in più da risolvere.»
Non è mancato nemmeno un passaggio sull'autonomia locale.
«Un processo simile non sarebbe mai stato possibile senza
l'autonomia. Ma non per forza una regione ricca opera bene, e
questo vuol dire che il Trentino è ben amministrato.»
Daverio ha poi concluso spostando l'attenzione sulla mutazione
estetica del paesaggio.
«Negli ultimi cinquant'anni il progresso ha fatto in modo che il
nostro Paese da povero diventasse ricco, e da bello diventasse
brutto, quasi per un rapporto obbligato. Non però ovunque: alcuni
territori hanno capito che l'eredità del passato poteva servire per
costruire il futuro. La "gente del vino" trentina è tra
questi.»
«Le bollicine del TRENTODOC sono come i trentini: rigorose, serie,
perbene.»
Questo in sintesi il pensiero di Licia Granello. Una formula capace
di riassumere in modo efficace il legame che esiste tra TRENTODOC e
territorio. La Granello ha anche messo in rilievo il grande
successo di questo prodotto nel consumo a tutto pasto.
«La nuova ristorazione d'autore ha introdotto modalità di fruizione
del cibo che bene si adattano alle bollicine: dall'aperitivo al
pasto completo. E questo è il risultato dell'eccellente livello
qualitativo oggi raggiunto dallo spumante metodo classico.»
Ma per valorizzare al massimo questi risultati è indispensabile
impegnarsi nella formazione.
«Solo così è possibile creare un consumatore evoluto capace di
saper distinguere e di saper scegliere.»
Le quote di mercato si difendono innanzitutto con la
formazione.
Marco Sabellico, curatore della Guida vini d'Italia di Gambero
Rosso, ha affrontato il tema delle TRENTODOC da un punto di vista
tecnico, spiegando le ragioni del successo che il Gambero Rosso gli
ha riconosciuto premiando nell'ultima edizione della guida Vini
d'Italia ben sei prodotti con il massimo punteggio.
«Le bollicine del TRENTODOC sono opere della maturità; frutto della
consapevolezza della vocazione del territorio e del patrimonio
della tradizione. Quello che altrove richiede complesse pratiche
enologiche, in Trentino avviene naturalmente senza bisogno di
essere pilotato a distanza.»