Progetto di teatro itinerante «Venere del gaban»

L'archeologia diventerà strumento di valorizzazione del matrifocale, la cultura che riconosce un ruolo centrale della donna nella vita della comunità

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L'abbandono della riflessione sui temi privati della donna ha portato, nella contemporaneità, alla confusione e alla violenza: ogni due giorni una donna viene uccisa in Italia.
L'uso improprio del linguaggio diviene violenza verbale, spesso psicologica, nell'incuria e la disattenzione dalla violenza verbale si passa alla violenza fisica, comprese le percosse e gli stupri.
Queste sono forme espressive di un impianto culturale predatorio, basato sullo sfruttamento e sulla negazione dei diritti dell’altro e basato su una gerarchia di rapporti di potere.
La cultura matrifocale è una storia rimossa. Il processo di riscoperta di oggetti disseppelliti, di ritrovamenti archeologici significativi riguardo ad una passata cultura femminile e, probabilmente, paritaria sollecita la riflessione su storie rimosse del contemporaneo, la sola che possa avviare una valorizzazione delle relazioni umane.
 
L'associazione Falenablu da 7 anni si dedica al tema della discriminazione di genere in tutte le sue declinazioni: è attiva sul territorio trentino con un laboratorio di ceramica per donne vittime di violenza, svolto presso il MART di Rovereto e Trento, proponendo la diffusione della bellezza e dell'arte a loro favore.
L'associazione si dedica al contrasto del potere di genere nell'accezione più ampia del termine, con seminari e conferenze rivolti ad esperti del settore e a studenti delle scuole superiori.
 
Per il 2019 Falenablu, assieme ad un interprete del teatro contemporaneo d'eccezione, il regista Gianluigi Gherzi, intende proporre un evento interdisciplinare sul tema della Dea Madre, declinato specificatamente sui ritrovamenti del sito «Riparo Gaban» e in particolare sulla Venere del Gaban. Si uniscono in rete gli enti coinvolti nell'organizzazione: l'Università di Trento - Dipartimento di Lettere e Filosofia, la Sovraintendenza per i Beni Culturali della PAT e il Muse.
Il progetto è stato presentato nel corso di una conferenza stampa da Valentina Musmeci, presidente Associazione Falenablu, Irene Manzone, docente comunicazione web e Cristina Pietrantonio, regista e direttrice artistica di eventi.
 
L'iniziativa vuole sollecitare uno sguardo consapevole all'azione del disseppellimento del passato, del vissuto ancestrale, pubblico o privato, per stimolare una similitudine con il seppellimento delle discriminazioni contro la donna che la contemporaneità ci porta a vivere in modo inconsapevole, talvolta senza la capacità di interpretarle nella giusta dimensione.
Interagendo con il paesaggio, a partire dal sito del Riparo Gaban, dove fu dissotterrata la Venere del Gaban nel 1971, si svilupperà un percorso di teatro itinerante.
 
Durante il progetto, l'archeologia diventerà strumento di valorizzazione del matrifocale, la cultura che riconosce un ruolo centrale della donna nella vita della comunità.
Il Progetto sarà composto da un evento-spettacolo, preceduto da una serie di seminari e conferenze volti a formare i partecipanti sui temi della Dea Madre.
L'evento intende mettere in atto dei processi trasformativi, con produzione di tracce totemiche, materiali e immateriali, che, partendo dal paesaggio, possano suscitare emozioni e trasformazioni interiori nei partecipanti.
Lo stesso potrà svilupparsi in una serie di momenti o visioni che accompagneranno lo spettatore nella riflessione sui temi della parità tra donne e uomini, con uno sguardo all'arcaico e uno al futuro.
Gli incontri in forma di seminari e conferenze potrebbero essere tre, al fine di rendere consapevoli i partecipanti sui temi da esprimere durante lo spettacolo finale con repliche.
 
Contestualmente è maturata l'intenzione di accompagnare la performance con una esposizione temporanea di riproduzioni fedeli di Veneri e Dee Madri, realizzate in scala reale o aumentata. Le riproduzioni saranno realizzate in un laboratorio di ceramica proposto da Falenablu. 
La produzione di nuovi manufatti in ceramica diverrà parte del patrimonio di storie da integrare con il patrimonio di storie esistente raccolto negli anni passati. 
Sarà offerta la possibilità alle donne partecipanti al laboratorio di unirsi al progetto e alla performance teatrale.
È inoltre previsto il coinvolgimento del Centro Servizi Culturali Santa Chiara per la diffusione della proposta e della call ad attrici e attori della regione Trentino-Alto Adige.